Auto elettriche in Italia, anche con gli incentivi obiettivi Ue irraggiungibili


La Fondazione Eni Enrico Mattei avverte: anche con gli incentivi 2025, gli obiettivi del Piano Energetico Nazionale al 2030 sono irraggiungibili.

Da una parte è vero che il mercato delle auto elettriche in Italia sta finalmente mostrando segnali di accelerazione. Ma, come detto, non basta. Secondo i dati, nei primi sette mesi del 2025 le immatricolazioni hanno toccato quota 50.539 unità, segnando un aumento del +29% rispetto allo stesso periodo del 2024 e conquistando una quota di mercato del 5,2%.

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Obiettivo da 4,3 milioni di veicoli elettrici

Tuttavia, secondo la Fondazione Eni Enrico Mattei questa crescita non basta a colmare il divario con gli ambiziosi target fissati dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) e dall’Unione Europea.

Il Pniec aggiornato nel 2024 prevede che entro il 2030 sulle strade italiane circolino 4,3 milioni di vetture elettriche. Ma i numeri attuali raccontano un’altra storia: secondo le stime di Antonio Sileo, direttore del programma Sustainable Mobility di Feem, anche ipotizzando di superare le 90.000 immatricolazioni nel 2025, il parco circolante arriverebbe a meno di 370.000 auto elettriche: un traguardo lontanissimo da quello imposto dall’Ue.

Incentivi auto 2025, 597 milioni per 39.000 veicoli

Il governo ha messo sul tavolo 597 milioni di euro per nuovi incentivi auto, annunciati dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. L’impatto stimato: 39.000 veicoli elettrici aggiuntivi acquistati entro giugno 2026. Ma attenzione: non si parla esclusivamente di automobili, ma anche di altri mezzi. Una goccia nel mare rispetto alle centinaia di migliaia di unità necessarie per rispettare il Pniec.

Perché l’Italia è in ritardo sul piano auto

Il problema, sottolinea Feem, non è solo economico ma strutturale. L’Italia è il secondo mercato europeo per auto circolanti dopo la Germania, ma la penetrazione dei veicoli elettrici è frenata da una serie di fattori:

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  • costo elevato di acquisto anche dopo gli incentivi;
  • infrastrutture di ricarica ancora insufficienti e mal distribuite sul territorio;
  • percezione di scarsa autonomia e tempi di ricarica lunghi;
  • scarsa informazione sui reali vantaggi economici a lungo termine.

Questi aspetti sono stati analizzati nel working paper “What Hinders Electric Vehicle Diffusion? Insights from a Neural Network Approach”, dove i ricercatori Feem hanno utilizzato un modello di reti neurali per individuare i principali ostacoli alla diffusione. Le conclusioni: le sole politiche basate sui classici incentivi auto non bastano: servono strategie integrate che agiscano su più fronti, dalla produzione di energia rinnovabile al potenziamento delle infrastrutture.

Antonio Sileo avverte:

Nei prossimi anni il numero di vetture elettriche, anche in Italia, anche senza incentivi, crescerà significativamente, ma è inutile attendersi miracoli. Proprio per questo c’è da attendersi che la discussione sui regolamenti UE in capo ai costruttori automobilistici, che entrerà nel vivo nei prossimi mesi, sarà caratterizzata da maggior realismo

In altre parole, Bruxelles potrebbe rivedere i tempi o la rigidità degli obiettivi per adeguarli alla realtà dei mercati nazionali. Ormai da anni, d’altra parte, sia i costruttori che le forze politiche conservatrici, chiedono alla Commissione europea di allargare le maglie relativamente al piano Ue per le auto elettriche.

I costruttori sono schiacciati fra l’incudine e il martello: da una parte c’è la fortissima concorrenza cinese, dall’altra parte le stringenti richieste dell’Ue che chiede di comprimere la produzione di auto con motore a scoppio per spingere il motore elettrico.





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