PORDENONE – Il Comune di Pordenone ha messo sul tavolo 200 mila euro per incentivare l’apertura di nuove attività commerciali nei locali sfitti o dismessi e per sostenere quelle già esistenti, con l’obiettivo di contrastare la desertificazione commerciale. Alla scadenza, però, sono arrivate appena quattro domande. L’iniziativa era stata lanciata in via sperimentale, come parte di un pacchetto di azioni per sostenere e valorizzare il centro cittadino. Il bando, approvato a inizio anno, prevedeva contributi a fondo perduto e un patto di corresponsabilità tra beneficiario e amministrazione, con impegno a mantenere il decoro degli spazi. Il patto di corresponsabilità prevedeva anche un elemento simbolico: un impegno intergenerazionale per prendersi cura dei luoghi, trasmettendo attenzione e senso civico a chi ne avrebbe raccolto il testimone.
FATTORI TECNICI
La procedura, articolata in due fasi verifica di ammissibilità e valutazione di una commissione avrebbe dovuto portare alla pubblicazione della graduatoria entro ottobre. Un dato che fotografa la distanza tra le intenzioni del bando e la realtà del mercato. Oggi aprire o mantenere un’attività in città è un’operazione che richiede una solidità economica non sempre alla portata delle piccole imprese. A Pordenone il mercato immobiliare commerciale è attivo, con una discreta disponibilità di spazi in affitto, ma le cifre restano selettive: in centro storico, soprattutto lungo corso Garibaldi e corso Vittorio Emanuele II, i prezzi di vendita toccano anche i 5.000 euro al metro quadrato, mentre per l’affitto si va da 18,24 a 26,33 euro al metro quadrato mensile. Cifre che si aggiungono ai costi di ristrutturazione, utenze, personale e imposte. Le zone periferiche o industriali, pur più economiche, non offrono lo stesso passaggio e la stessa visibilità, fattori decisivi per il commercio al dettaglio. Il divario tra valore immobiliare e capacità di spesa reale restringe il campo. Secondo i dati di settore, per un ufficio si paga in media 1.495 euro al metro quadrato in caso di acquisto, con canoni mensili di 6,76 euro al metro quadrato, mentre per i negozi la vendita oscilla da 3.024 a 4.355 euro al metro quadrato, con una media di 3.689. Sul fronte affitti, le forbici restano ampie e penalizzano le posizioni più centrali, che finiscono per essere appannaggio quasi esclusivo di grandi catene o operatori strutturati. Per le piccole attività, la prospettiva di investire in un locale in centro diventa spesso insostenibile, anche alla luce di consumi più prudenti e margini più stretti.
IL RAFFRONTO
Il confronto con Udine mostra dinamiche simili: a giugno 2024 il prezzo medio degli affitti è salito del 9,25% su base annua, arrivando a 9,45 euro al metro quadrato, con picchi oltre i 10 nel centro storico. Sul versante delle compravendite, invece, il primo semestre del 2025 ha segnato un calo del 3% nei prezzi medi dei locali commerciali, con un valore medio di vendita di circa 895 euro al metro quadrato. Una tendenza che indica una certa cautela negli investimenti, ma non allenta la pressione sul fronte dei canoni, soprattutto nelle zone di maggior visibilità. Il bando comunale di Pordenone, pensato per rigenerare spazi e favorire nuove aperture, si è quindi scontrato con un contesto in cui l’incentivo economico, pur significativo sulla carta, copre solo una parte delle spese necessarie per avviare o mantenere un’attività. Alla complessità del procedimento si sommano i rischi di mercato, la rigidità di un’offerta immobiliare ancora orientata verso valori alti e la difficoltà di rendere sostenibile un investimento in aree strategiche. Risultato: quattro domande in tutto, ora al vaglio degli uffici per l’ammissione alla fase successiva.
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