ANCONA – Dopo il dissesto della Moncaro, che ha visto la nomina di un commissario governativo per gestire la crisi della più importante cooperativa del settore vitivinicolo marchigiano, molte imprese del settore si sono trovate in forte difficoltà, anche per i crediti vantati verso la cooperativa oggi commissariata. A oggi vi è una complessità di dove vendere il prodotto uva per la vendemmia 2025. Una crisi del settore vitivinicolo marchigiano che non riguarda solo le imprese coinvolte nella questione Moncaro, ma anche altre aziende, imputabile a una serie di fattori, quali la contrazione dei consumi di alcool, gli aumenti di costi di gestione ed la riduzione dei ricavi fenomeno che in generale colpisce l’intero sistema agricolo.
Da qui l’idea di 15 aziende marchigiane di far nascere una rete di imprese, che si occupi nell’immediato di gestire il rapporto con il commissario della Moncaro e, nell’immediato futuro, delle loro aziende. Così hanno scelto di unirsi con uno strumento giuridico moderno quale quello della rete di imprese. Nasce Rete Marche. Sostenitore del progetto e legale del gruppo di imprenditori è l’avvocato Corrado Canafoglia. “Pur mantenendo la loro autonomia le aziende agricole approcciano il mercato insieme condividendo strategie e facendo economie di scala – spiega Canafoglia – le imprese possono affrontare meglio le sfide del mercato e competere a livello globale approcciando nuovi mercati, finanziamenti ed opportunità di crescita. Nel caso specifico si è scelta la forma della Rete – contratto, ovverosia le imprese mantengono la loro autonomia e indipendenza, senza creare un nuovo soggetto giuridico, che si distingue dalla forma della rete – soggetto, ove la rete acquisisce una propria soggettività giuridica, diventando un nuovo soggetto autonomo con una propria partita IVA. L’idea è quella di unirsi in una forma generica snella e poco costosa, senza ripetere l’esperienza negativa della cooperativa Moncaro e ricercare una risposta alla crisi delle settore agricolo e di quello vitivinicolo in particolare”.
Il primo passo è stato quello di unirsi e prendere accordi con il commissario governativo Giampaolo Cocconi per consegnare le uve che verranno prodotte nella vendemmia 2025 da oltre 100 ettari di vigneto ubicato sul territorio marchigiano. Subito dopo inizierà una seconda fase con l’intento di dialogare con tutte le realtà che operano nel settore agricolo e vitivinicolo anche con il fine di inserirsi nel mercato del turismo enogastronomico, coniugando le imprese turistiche con quelle agricole. L’idea è quella di vendere il “prodotto Marche“ e quindi ammortizzare le problematiche che arrivano dai dazi di Trump, dagli effetti nefasti in termini economici causati dalle guerre sui vari scenari del mondo, dagli aumenti dei costi di produzione e dalla riduzione dei ricavi.
L’obiettivo è quello di favorire l’economia circolare tra imprese di vari settori, i consumatori locali ed i turisti che arrivano nel territorio marchigiano. Il progetto è molto ambizioso, ma già alle prime 15 aziende costituenti la rete di impresa chiedono di unirsi molte altre aziende agricole e non solo del settore vitivinicolo, proprio perché si è compresa la necessità di unire le forze per affrontare un mercato che non può essere approcciato da piccole aziende di ridottissime dimensioni quali quella che sono le aziende agricole marchigiano. Molti i contatti con altre aziende, tutte accomunate dalla stessa esigenza di affrontare il momento critico del settore agricolo – vitivinicolo, ma soprattutto consapevoli che la crisi Moncaro ha causato danni di immagine all’intero e comunque sussiste il rischio reale che debbano esser espiantati decine di ettari di vigneto di produzione marchigiana.
“Le Marche – aggiunge Canafoglia – non possono permettersi ciò, dopo le crisi cagionate dal crac Banca Marche, dalla crisi dell’elettrodomestico del fabrianese e di altri dissesto industriali se perdessimo anche questo patrimonio economico e paesaggistico sarebbe molto difficile assorbirne gli effetti negativi. Questo gruppo si è battuto nei tribunali affinchè fosse mantenuta la figura del commissario governativo per dare una speranza al settore ed evitare che forze imprenditoriali esterne alle Marche potessero entrare nel mercato regionale con finalità fortemente speculative mettendo ulteriormente in difficoltà le nostre aziende”. La gestione del progetto in questa prima fase è affidata agli imprenditori agricoli Davide Sgariglia, Luca di Buò, Massimiliano Latini, Patrizio Pinti, all’agronomo Michele Maiolini, a Marco Gambini Rossano presidente del Comitato “Amici della Moncaro”. Sulla questione interviene anche l’euro parlamentare di Fdi Carlo Ciccioli.
“La fase più critica della crisi nel settore del vino e del fallimento della Moncaro è stata superata con la nomina del commissario liquidatore – ricorda – e il rilancio della produzione e dell’azienda, ma ora fondamentale è costruire una rete di imprese che possa essere competitiva dal punto di vista commerciale e possa collocare il prodotto a prezzi remunerativi adeguati. In questo momento il settore è in crisi per motivazioni diverse una delle quali è la comunicazione in cui c’è una specie di criminalizzazione del vino e una concorrenza spietata che proviene da altri territori o addirittura altri paesi; dobbiamo essere all’altezza di fare un marchio marchigiano che possa essere il veicolo della commercializzazione e quindi della promozione delle nostre aziende sul mercato sia italiano che estero. La qualità del nostro vino marchigiano è sicuramente tra le migliori sul mercato, non è un caso che il verdicchio, ma non solo il verdicchio, hanno preso premi internazionali ma se tutto questo non viene comunicato e commercializzato, restiamo produttori di nicchia; dobbiamo uscire da questo isolamento e proiettarci su orizzonti più vasti, migliorando ovviamente la qualità e le filiere commerciali difendendo un prezzo di vendita remunerativo”
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