Zes, cos’è e come funziona una zona economica speciale


Che cos’è una Zes e perché si parla tanto di funzionamento e vantaggi di una zona economica speciale? L’argomento è tornato di tendenza quando il governo ha annunciato che Marche e Umbria diventeranno zone economiche speciali con l’approvazione di un disegno di legge che estende la Zes Unica alle due regioni del Centro. Fino a oggi la zona coinvolgeva soltanto il Sud con Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna inserite nella rete istituita nel 2023 e attiva dal 2024.

Il Ddl è composto da quattro articoli che prevedono l’estensione della Zes, l’approvazione da parte di Marche e Umbria di un preciso piano di sviluppo per implementare questo status e l’arrivo di misure per la “semplificazione amministrativa e di agevolazione per l’effettuazione degli investimenti” nelle due regioni. Il presidente Acquaroli ha parlato di “una grande opportunità per tutto il nostro territorio”, la presidente Proietti di “un’opportunità concreta per dare un forte impulso alla nostra economia e alla nostra crescita”.

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In questo articolo:

 

  • Cos’è la Zes, la zona economica speciale
  • Le condizioni e i vantaggi per le imprese
  • Le zone economiche speciali in Italia
  • Sez e free zones nel resto del mondo

 

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Cos’è la Zes, la zona economica speciale

Zes è l’acronimo di zona economica speciale, uno strumento ideato per favorire lo sviluppo economico, produttivo, infrastrutturale e sociale, rilanciare l’occupazione e sostenere la crescita di specifici territori delimitati e chiaramente identificati. In molti casi, si tratta di aree fragili, in transizione e in via di sviluppo. Nelle località Zes, alle imprese vengono concesse agevolazioni e incentivi fiscali in relazione a investimenti in beni immobiliari e strumentali, sgravi contributivi, tagli alla burocrazia e procedure amministrative semplificate. L’obiettivo è duplice: da un lato, stimolare e attrarre investimenti; dall’altro, agganciare le zone più virtuose dello Stato d’appartenenza.

Grazie alle Zes si genera un ambiente fertile e vantaggioso per le aziende, che possono investire riducendo i costi e snellendo le procedure e i tempi della burocrazia. In questo modo, i luoghi che vengono inclusi nelle zone economiche speciali hanno l’opportunità di migliorare la competitività e sfruttare il rilancio occupazionale, trattenendo soprattutto i giovani talenti locali e attirandone di nuovi. In aggiunta, vengono valorizzate le lavoratrici e i lavoratori del posto e le loro competenze, si accrescono ricerca, sviluppo e innovazione e produzioni ad alto contenuto di conoscenza, si migliorano la sicurezza degli ambienti di lavoro e i processi di reindustrializzazione.

 

Le condizioni e i vantaggi per le imprese

Possono investire nelle Zes le imprese già operanti nella zona oppure nuove aziende che vogliono insediarsi nell’area. Le condizioni da rispettare sono due: non devono essere in liquidazione o in fase di scioglimento e devono mantenere le attività produttive nella Zes per almeno cinque anni successivi al completamento dell’investimento oggetto delle agevolazioni. In caso di mancato rispetto di uno di questi due requisiti, i benefici concessi e goduti vengono revocati.

I vantaggi fiscali e normativi previsti per chi investe nelle zone economiche speciali sono diversi. Le imprese hanno accesso a crediti d’imposta per impiantare nuove imprese, cambiare la produzione, acquistare nuovi macchinari, impianti e attrezzature e ampliare gli stabilimenti esistenti; sgravi contributivi, riduzioni doganali e sostegni alle esportazioni; regolamenti più flessibili e semplificazioni degli adempimenti amministrativi e burocratici.

 

Le zone economiche speciali in Italia

Le Zes non sono una caratteristica tipicamente italiana, ma esistono in tutto il mondo. In Italia sono state istituite nel 2017 per favorire in particolare lo sviluppo delle aziende esistenti del Sud e attrarre nuove imprese nel Mezzogiorno. Diventata operativa nel 2023 con l’approvazione del cosiddetto decreto Sud, la Zes Unica comprende le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, alle quali si aggiungono adesso Marche e Umbria. La zona economica speciale per il Mezzogiorno è attiva da gennaio 2024: in queste aree sia le aziende già operative che le organizzazioni che si insediano beneficiano di condizioni speciali, in relazione alla natura dei loro investimenti e delle attività di sviluppo d’impresa.

Il presidente Francesco Acquaroli ha spiegato in merito all’inclusione delle Marche che “la Zes Unica è un sistema molto efficace per le imprese, perché prevede semplificazioni amministrative e incentivi fiscali per chi decide di investire”. La presidente dell’Umbria Stefania Proietti ha invece sottolineato che le agevolazioni fiscali, gli sgravi contributivi e le procedure amministrative semplificate garantite dall’essere regione Zes significheranno “un deciso rilancio dello sviluppo e della fiducia” e “una maggiore attrattività per nuovi investimenti, migliorando la competitività del nostro sistema regionale anche in una prospettiva interregionale, grazie al lavoro comune con la Regione Marche”. Nel resto d’Italia sono Zes anche il porto franco di Trieste, il porto franco di Venezia e la zona franca doganale di Portovesme in Sardegna.

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Sez e free zones nel resto del mondo

Nel resto del mondo le prime Zes risalgono agli anni Sessanta e Settanta, con una diffusione più ampia nel corso degli Ottanta e dei Novanta e una forte accelerazione dagli inizi dei Duemila. In totale si contano oltre 7.000 Sez (special economic zones) a livello globale, sparse in circa 140 nazioni. Ci sono Zes in Europa (il maggior numero è in Polonia, dove ne esistono 14), in Africa (in particolare in Nigeria), in America del Sud e negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Asia. La Cina ha il maggior numero di Sez con il 50% del totale mondiale, concentrate nell’Hainan e tra Kashgar, Shantou, Shenzhen, Xiamen e Zhuhai. Le Zes più sviluppate sono quelle di Dubai, note come free zones.

Le Zes comprendono diverse tipologie, dai parchi industriali e i porti franchi alle zone industriali urbane. Tra gli esempi più significativi insieme alla Sez cinese di Shenzhen e al Dubai Multi Commodities Centre (Dmcc) spiccano il Foxconn Industrial Park indiano nel Tamil Nadu, la Sez di Jurong (capace di attrarre più di 50 miliardi di dollari di Singapore in investimenti) e la Tanger Med Special Agency in Marocco, la piattaforma logistica integrata che gestisce i nodi portuale, aeroportuale, autostradale e ferroviario e la zona franca industriale di Tangeri. Le zone economiche speciali di nuova generazione sfruttano la transizione energetica e le tecnologie avanzate per promuovere i principi dell’economia circolare e implementare strategie net-zero e per attrarre investimenti esteri con l’intelligenza artificiale, i big data, la robotica e il metaverso.

Nel World Investment Report 2024 elaborato dall’Unctad, la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo cita il caso del Togo: lo Stato africano ha lanciato la Sez del porto di Lomé in un più ampio progetto di trasformazione digitale dei processi per snellire le richieste di autorizzazione e permessi, l’esenzione dei dipendenti dagli oneri sociali e l’immatricolazione dei veicoli. L’Unctad spiega che “l’espansione nella zona economica speciale sottolinea il coinvolgimento globale delle istituzioni nazionali nella facilitazione degli investimenti, che va oltre l’ambito tradizionale delle agenzie per la promozione”.





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