Il settore dei semiconduttori è al centro di una nuova offensiva protezionista da parte degli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump ha annunciato l’intenzione di imporre un dazio del 100% su tutti i chip importati, con un’esenzione per le aziende che producono o si impegnano a produrre sul territorio americano. “Se costruite negli Stati Uniti, non pagate nulla”, ha dichiarato Trump, rilanciando la sua strategia di reshoring industriale.
L’annuncio, fatto alla stampa nella Sala Ovale, arriva in un momento cruciale per l’industria globale dei semiconduttori, già sotto pressione per le tensioni geopolitiche, la corsa all’intelligenza artificiale e la necessità di rafforzare le filiere produttive. La misura, pur non ancora formalizzata, ha già avuto ripercussioni sui mercati asiatici e ha innescato una serie di reazioni diplomatiche e industriali.
Apple, Tsmc e Samsung: chi investe negli Usa evita i dazi
Tra i principali beneficiari della proposta Trump ci sono Apple, che ha annunciato un investimento aggiuntivo di 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti, e Tsmc, il colosso taiwanese che ha già avviato la costruzione di tre impianti in Arizona per un valore complessivo di 165 miliardi di dollari. Anche Samsung Electronics è in posizione favorevole, grazie al suo stabilimento in Texas, da cui Apple ha deciso di approvvigionarsi per i chip destinati agli iPhone.
Le azioni di Tsmc sono salite del 4,4%, mentre Samsung ha guadagnato il 2,47%. Al contrario, i titoli giapponesi come Tokyo Electron, Renesas e Advantest hanno subito cali tra il 3% e il 5%, riflettendo l’incertezza sulle modalità di applicazione delle tariffe.
Asia divisa: tra esenzioni e timori di esclusione
La Corea del Sud ha confermato, tramite il suo inviato commerciale Yeo Han-koo, che Samsung e SK Hynix saranno esentate dai dazi, grazie a un accordo bilaterale con Washington. SK Hynix, inizialmente in calo, ha recuperato terreno dopo l’annuncio. La Filippine, invece, ha espresso forte preoccupazione: il presidente dell’associazione nazionale dei semiconduttori, Dan Lachica, ha definito il piano “devastante” per l’industria locale.
Il Giappone ha ottenuto rassicurazioni sul fatto che non sarà penalizzato rispetto ad altri partner commerciali, ma i mercati restano nervosi. Secondo Andrew Jackson, strategist di Ortus Advisors, l’impatto potrebbe essere mitigato dal ruolo centrale delle aziende giapponesi nella produzione di macchinari per chip, indispensabili per espandere la capacità produttiva negli Usa.
“Survival of the biggest”: le grandi aziende dominano il nuovo scenario
Il nuovo paradigma imposto da Trump favorisce le grandi aziende con capacità di investimento massicce. “Queste sono le vittorie che Trump vuole ottenere”, ha dichiarato Daniel Newman, ceo di The Futurum Group, citando Apple, Nvidia e Tsmc come esempi di attori capaci di adattarsi rapidamente. Le imprese più piccole, prive di risorse comparabili, dovranno negoziare condizioni specifiche o rischiare di essere escluse dal mercato americano.
La logica del “survival of the biggest” si traduce in una polarizzazione del settore, dove solo chi può costruire fabbriche negli Usa riesce a mantenere competitività. Questo trend potrebbe accentuare le disuguaglianze tra aziende e Paesi, spingendo verso una regionalizzazione delle filiere produttive.
Banda ultralarga e chip: infrastrutture digitali per la sovranità tecnologica
Il ritorno della produzione di semiconduttori negli Stati Uniti si inserisce in una strategia più ampia di rafforzamento delle infrastrutture digitali, dove la banda ultralarga gioca un ruolo fondamentale. Le reti ad alta capacità sono essenziali per supportare le applicazioni basate su chip avanzati, come l’intelligenza artificiale, il cloud distribuito e l’edge computing.
La sinergia tra produzione locale di chip e infrastrutture digitali rappresenta un elemento chiave per la competitività tecnologica. Gli Stati Uniti stanno cercando di costruire un ecosistema integrato, dove la manifattura, la connettività e la ricerca si rafforzano reciprocamente.
Prospettive e incognite: tra reshoring e frammentazione globale
Il piano Trump, pur ancora privo di dettagli operativi, ha già modificato le aspettative del settore. Le aziende stanno rivedendo le proprie strategie di investimento, mentre i governi cercano di negoziare condizioni favorevoli. Il rischio è quello di una frammentazione delle catene del valore, con impatti su costi, innovazione e accesso ai mercati.
La sfida per l’Europa sarà decidere se seguire l’esempio americano, puntando su autonomia strategica e incentivi pubblici, o se mantenere un approccio multilaterale. In entrambi i casi, il settore dei semiconduttori si conferma baricentro della geopolitica tecnologica, dove ogni decisione ha conseguenze globali.
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