Sono entrati in vigore oggi i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti all’Unione Europea. Le misure introdotte dall’amministrazione Trump prevedono il raddoppio dei dazi USA su acciaio e alluminio, che passano dal 25% al 50% e del 15% su una vasta gamma di beni industriali, inclusi elettrodomestici, macchinari e apparecchiature di precisione.
Una stretta commerciale annunciata da mesi, che ora diventa realtà e che colpisce duramente settori strategici come acciaio, alluminio e beni industriali. Una mossa che riporta l’economia globale a un clima di tensione commerciale che sembrava superato, e che risveglia vecchie paure tra le imprese europee.
Per l’Italia, l’impatto è tutt’altro che trascurabile. Infatti, il Made in Italy, da sempre apprezzato negli Stati Uniti non è fatto solo di moda, cibo e design. C’è anche un mondo, spesso meno visibile, fatto di macchinari di precisione, impianti industriali, componenti ad alta tecnologia. Un’Eccellenza riconosciuta oltreoceano, che ora si trova a fare i conti con un contesto più rigido, segnato da dazi che – in alcuni casi – raddoppiano.
Ma è davvero un colpo duro per l’Italia? Oppure, dietro l’apparente chiusura dei mercati, si nasconde uno spiraglio per chi sa leggere tra le righe?
Dazi USA: “Non è la fine. È un passaggio”
In questo momento di tensioni, preoccupazioni e timori per il futuro c’è chi invita i produttori italiani a non drammatizzare. Lucio Miranda, economista e fondatore di ExportUSA, è uno di questi. Da anni affianca le aziende italiane nei processi di internazionalizzazione, e oggi guarda al nuovo scenario con pragmatismo. Cosi, in una intervista al Corriere della Sera, getta acqua sul fuoco: “Questi dazi non sono un muro invalicabile – spiega- sono un ostacolo, certo, ma con le giuste strategie si può continuare a competere. E anche vincere”.
Il Made in Italy inimitabile
Il punto di forza, secondo Miranda, sta nella qualità e nella specializzazione. Molti dei prodotti italiani più colpiti dai dazi non hanno un vero sostituto sul mercato americano. Parliamo di impianti industriali, tecnologie di automazione, macchinari per la trasformazione alimentare o tessile. Prodotti unici, spesso personalizzati, con livelli di affidabilità e precisione difficili da replicare.
In questi casi, la domanda resta solida anche con prezzi più alti. E se il valore aggiunto è tangibile – in termini di efficienza, produttività, durata – il cliente americano è disposto a pagare quel 15% in più. In altre parole: se un’impresa americana ha bisogno di quel macchinario, lo comprerà comunque.
Gestire l’impatto: strategie intelligenti
Oltre al vantaggio competitivo legato al prodotto, ci sono anche strumenti operativi per ridurre l’impatto dei dazi USA. Uno su tutti: calcolare il dazio sul prezzo d’acquisto e non su quello di rivendita. Una differenza che, in certi casi, può valere migliaia di euro per singola spedizione.
Le imprese italiane, inoltre, possono contare su un sistema di supporto ben rodato. SIMEST, SACE e Cassa Depositi e Prestiti offrono finanziamenti agevolati, garanzie e strumenti assicurativi per tutelarsi dai rischi e sostenere la presenza sui mercati esteri.
I dazi come leva negoziale
Ma c’è di più. Secondo Miranda, i dazi USA non sono solo una misura economica: sono un messaggio politico. “Trump li utilizza come leva negoziale. È possibile che nei prossimi mesi vengano ridotti o ricalibrati nell’ambito di nuovi accordi bilaterali o multilaterali.”
Chi saprà resistere ora, potrà trovarsi in una posizione privilegiata domani. Perché in una fase di incertezza, preparazione e visione strategica fanno la differenza.
Un’occasione per ripensarsi
Secondo Miranda, quindi, il protezionismo americano può diventare anche uno stimolo. Un’occasione per rivedere le strategie di internazionalizzazione, per rafforzare la propria presenza locale negli Stati Uniti, per investire nella logistica, nella personalizzazione dell’offerta, nel servizio post-vendita.
“Non è il momento di arretrare – dichiara – ma di rilanciare con intelligenza. E il Made in Italy, con il suo patrimonio di innovazione, flessibilità e cultura industriale, ha tutte le carte in regola per farlo”.
Oltre i dazi: la forza delle idee
Il futuro dell’export italiano negli USA è ancora tutto da scrivere. Ma se c’è una lezione che la storia economica ci insegna, è che i periodi di maggiore difficoltà sono anche quelli in cui nascono le soluzioni più efficaci.
Il Made in Italy ha già superato crisi, recessioni, guerre commerciali. E lo farà anche stavolta. Perché quando si ha qualcosa di davvero unico da offrire, nessun dazio può fermare la forza delle idee.
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