ECONOMIA
Secondo il rapporto BFocus di Confindustria Brescia e OpTer (Università Cattolica), il 72% delle imprese coinvolte direttamente ha attuato o è in procinto di attuare una o più azioni per fare fronte agli imminenti incrementi tariffari
Dazi: le imprese bresciane corrono ai ripari
Il 68% delle imprese bresciane è coinvolto, direttamente o indirettamente, nei dazi imposti dagli Stati Uniti. È quanto emerge da una survey condotta su circa 200 aziende manifatturiere della provincia, con un fatturato complessivo superiore ai 12 miliardi di euro. Lo studio è stato pubblicato nel terzo numero di «BFocus», report del Centro Studi di Confindustria Brescia e OpTer dell’Università Cattolica, che analizza l’economia globale da una prospettiva locale.
Il 40% delle imprese esporta direttamente negli USA, mentre il 28% è coinvolto in modo indiretto, servendo clienti italiani o europei che, a loro volta, riforniscono il mercato americano.
Le strategie
Secondo l’indagine, il 72% delle aziende direttamente esposte ha già attuato, o sta per attuare, misure per contrastare gli aumenti tariffari. Le strategie sono diversificate: il 35% delle imprese cerca nuovi sbocchi di mercato, puntando su aree come Unione Europea, India, Canada, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Il 32% lavora sull’ottimizzazione dei costi doganali, percentuale che sale al 46% tra le aziende con sedi negli USA. Il 19% intende investire nella produzione in loco. Altre risposte includono l’anticipo di consegne (17%), modifiche al pricing (16%) e una riorganizzazione dell’offerta, con l’aumento di prodotti di fascia alta (11%). Solo il 3% valuta un disimpegno dal mercato statunitense, a conferma della sua centralità nelle strategie di internazionalizzazione bresciane.
Il vero problema? L’incertezza
«Negli ultimi anni – sottolinea Maria Chiara Franceschetti, vicepresidente di Confindustria Brescia – la nostra industria ha dovuto affrontare ostacoli come la crisi della Germania e ora la questione dei dazi USA, aggravata dal cambio sfavorevole. L’incertezza generata da continui annunci e proroghe è oggi il vero nodo. La flessibilità delle nostre imprese, tuttavia, rappresenta un segnale incoraggiante: molte hanno già avviato contromisure e stanno esplorando nuove opportunità internazionali».
Giovanni Marseguerra, direttore di OpTer, evidenzia: «I dazi non sono più strumenti di politica economica, ma leve geopolitiche. In un mondo in rapido mutamento, è fondamentale per le imprese riformulare le strategie di internazionalizzazione e ripensare le catene di approvvigionamento. Il nuovo numero di “BFocus” aiuta proprio a interpretare queste trasformazioni e a rafforzare la competitività del nostro tessuto produttivo».
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