L’Europa prova, nuovamente, ad allineare ambizione sostenibile e realtà economica. Finora, la costruzione dell’impianto normativo sulla rendicontazione di sostenibilità in Europa, incentrato sulla CSRD, è stato complesso e tortuoso, generando confusione e malumori. Forse si sta arrivando al dunque.
Con la pubblicazione, il 5 agosto scorso, delle bozze semplificate degli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), l’EFRAG – l’organismo che supporta la Commissione UE nell’elaborazione degli standard di rendicontazione – lancia una consultazione pubblica aperta fino al 29 settembre 2025. L’obiettivo è appunto quello di fornire strumenti di rendicontazione accessibili e proporzionati per le imprese europee già obbligate alla rendicontazione secondo CSRD o quelle che si preparano a farlo, affinché possano utilizzare il nuovo sistema europeo di reporting ESG senza esserne travolte.
Una mossa necessaria per completare l’architettura della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), ma anche un tentativo di correggere una rotta che negli ultimi due anni ha mostrato segni di affanno, tra norme troppo complesse, attuazioni in ritardo e proteste da parte del tessuto imprenditoriale.
Ricordamo che a partire dal 1° gennaio 2025, il primo gruppo di grandi imprese soggette alla direttiva CSRD, ossia le grandi aziende quotate con più di 500 dipendenti, hanno cominciato a rendicontare e continueranno a farlo. Invece, a seguito dell’approvazione della proposta “Omnibus – stop the clock” del 3 aprile 2025, l’obbligo di rendicontazione per le grandi imprese non quotate e per le PMI quotate è stato rinviato di due anni: queste imprese dovranno quindi pubblicare il bilancio di sostenibilità rispettivamente nel 2028 e nel 2029.
Un puzzle normativo in continua evoluzione
La CSRD, adottata nel 2022 per rafforzare la trasparenza e la responsabilità delle imprese europee su tematiche ambientali, sociali e di governance, rappresenta un salto di qualità nella regolamentazione ESG. Estendendo l’obbligo di rendicontazione a oltre 50.000 aziende (contro le circa 11.000 della precedente NFRD), ha introdotto criteri più strutturati e comparabili, demandando a EFRAG la definizione degli standard tecnici obbligatori, gli ESRS.
Tuttavia, l’implementazione si è rivelata più complessa del previsto. Le prime bozze degli ESRS sono state rielaborate più volte, subendo tagli, revisioni e critiche, soprattutto da parte delle PMI, che lamentano un eccesso di oneri e carenza di risorse per adeguarsi.
Nel marzo 2025, la Commissione Europea ha risposto con l’Omnibus package, un pacchetto legislativo volto a:
- semplificare alcuni obblighi informativi;
- posticipare l’adozione di alcuni standard settoriali;
- ridurre il numero di aziende obbligate
- alleggerire il carico normativo per le imprese più piccole.
È in questo scenario che si colloca la recente pubblicazione delle bozze ESRS semplificate per le PMI, pensate per rendere la rendicontazione più inclusiva, flessibile e accessibile, senza compromettere la qualità dell’informazione. Idealmente, si vedrà poi il risultato di questi alleggerimenti che secondo alcuni alleggerisce anche l’efficacia.
Le bozze riviste dell’ESRS dell’EFRAG riducono i punti dati obbligatori del 57% e le divulgazioni totali del 68%, riducendo notevolmente l’onere di rendicontazione, ma anche la specificità degli impatti. Gli aggiornamenti semplificano le valutazioni di doppia materialità, eliminano le divulgazioni volontarie e introducono esenzioni per la riduzione dei costi.
Inoltre, gli standard proposti introducono diversi strumenti pensati per facilitare l’adozione, tra cui:
- Linee guida per l’implementazione graduale, che permettono alle PMI di affrontare il percorso ESG per fasi;
- Schemi di reporting semplificati, con indicatori chiave e modelli precompilati;
- Un glossario accessibile, che aiuta a decifrare il linguaggio tecnico;
- Una guida pratica alla definizione della materialità, per individuare quali temi ESG sono rilevanti in base al settore e al contesto operativo.
L’impostazione modulare consente di partire dal minimo essenziale e, in base alle esigenze o alle richieste del mercato, aggiungere ulteriori livelli di rendicontazione.
Un’opportunità strategica per le PMI
Sebbene molte imprese, e in particolare le PMI, percepiscano le normative ESG come un onere complesso e impegnativo, diversi osservatori evidenziano come la rendicontazione di sostenibilità, se applicata in modo proporzionato, possa diventare un vero e proprio vantaggio competitivo. In un contesto economico sempre più orientato verso la sostenibilità, le imprese capaci di comunicare con trasparenza i propri impatti e impegni risultano più attrattive agli occhi di investitori e clienti.
Inoltre, il rispetto dei criteri ESG è sempre più spesso una condizione necessaria per accedere a fondi europei, ottenere finanziamenti bancari o partecipare a gare pubbliche. Le grandi aziende, soggette a obblighi di rendicontazione più stringenti, richiedono ai propri fornitori – spesso PMI – di dimostrare solide credenziali ambientali e sociali. In quest’ottica, secondo EFRAG, “gli ESRS semplificati non sono solo un adempimento, ma uno strumento strategico per le PMI che vogliono crescere in modo responsabile”.
Una consultazione per costruire standard condivisi
La consultazione pubblica è aperta fino al 29 settembre 2025 e invita imprese, associazioni di categoria, soggetti finanziari e società civile a esprimere le proprie osservazioni sulle bozze pubblicate. Il questionario è disponibile online sul sito ufficiale EFRAG.org, accompagnato da documenti di supporto e da un calendario di webinar informativi previsti per i prossimi mesi.
La partecipazione è fondamentale per raffinare gli standard e garantire che siano davvero applicabili nella realtà quotidiana delle imprese europee.
Con la pubblicazione delle bozze semplificate degli ESRS, l’Europa fa un passo importante verso una sostenibilità “su misura” anche per le PMI, che rappresentano la spina dorsale dell’economia del continente. È un tentativo di trovare un equilibrio tra ambizione regolatoria e pragmatismo operativo, che riconosce il ruolo chiave delle piccole imprese nella transizione verde e digitale.
Nonostante le incertezze normative e i cambiamenti in corso – dal pacchetto Omnibus alla possibile revisione dei tempi della CSRD – il messaggio è chiaro: nessuno dev’essere lasciato indietro.
Se questi strumenti saranno accolti e utilizzati in modo efficace, le PMI potranno non solo adeguarsi ai nuovi standard, ma diventare motore attivo di un’economia europea più giusta, trasparente e resiliente.
Il binario parallelo degli VSME
I Voluntary Sustainability Reporting Standard for SMEs sono standard per la rendicontazione di sostenibilità delle aziende non obbligate, e pertanto volontari, la cui ‘promozione’ da parte della UE viaggia parallela a quella della CSRD e degli ESRS.
Possiamo dire che siano uno standard a se stante: più semplice e flessibile, che prende ispirazione dagli ESRS ma non è la loro “versione light” bensì un framework apposito, snello e scalabile. Entrambi promuovono trasparenza e ESG nelle imprese europee, ma con modalità e grado di dettaglio molto diversi.
Per esempio, ha meno datapoint e una reportistica modulare (Basic e Comprehensive), compilazione autogestita e senza obbligo di revisione.
Si ispira alla struttura ESRS (stesse aree tematiche: ambiente, sociale, governance), ma le richieste sono semplificate, proporzionate e spesso qualitative.
Non richiede una formale “doppia materialità”, ma adotta il principio “solo se rilevante”: ogni azienda decide se e cosa rendicontare in base alla rilevanza delle tematiche per il proprio business.
Anche tale standard volontario ha avuto una gestazione complicata, e ha assunto sicuramente maggiore rilevanza dopo che il 26 febbraio 2025, la Commissione ha adottato il pacchetto di semplificazione Omnibus I, che ha proposto di limitare l’obbligo rendicontazione di sostenibilità (CSRD), alle aziende con più di 1.000 dipendenti. Per le imprese fino a 1.000 dipendenti, la Commissione ha proposto di adottare appunto il VSME, cioè lo standard di rendicontazione volontario sviluppato da Efrag.
Lo scorso 30 luglio, la Commissione europea ha dunque presentato lo standard volontario di rendicontazione di sostenibilità dello stesso da parte di micro, piccole e medie imprese non soggette a obbligo CSRD, raccomandandone la sua adozione. Il VSME è pensato per fornire un quadro volontario ma coerente e credibile per le PMI che devono fornire informazioni ESG a grandi clienti, banche e investitori—spesso per effetto di richieste “a cascata” lungo la filiera, ma senza obblighi regolamentari diretti.
La raccomandazione invita anche gli Stati membri a sensibilizzare le PMI sui benefici della rendicontazione volontaria delle informazioni sulla sostenibilità.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link