quali i prodotti fanno guadagnare


I dati diffusi dall’Istat il 28 luglio 2025 sull’andamento dell’economia agricola nell’ultimo anno confermano un quadro positivo: la produzione è in aumento, il valore aggiunto in crescita e l’occupazione registra un lieve ma significativo incremento. Un trend che rafforza la posizione dell’Italia in Europa e riaccende l’interesse per un settore che, oltre a garantire sicurezza alimentare, è oggi sempre più connesso a filiere sostenibili, valorizzazione del territorio e innovazione tecnologica.

Produzione agricola in crescita e primato Ue

Nel 2024, secondo l’Istat, la produzione del settore agricoltura, silvicoltura e pesca è aumentata dello 0,6% in volume, mentre il valore aggiunto ha registrato una crescita del 2%. In parallelo, l’occupazione è salita dello 0,7%, segnando una ripresa dell’interesse per i mestieri agricoli, anche da parte delle nuove generazioni.

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A livello europeo, l’Italia si è confermata leader per valore aggiunto nel comparto agricolo, superando tutti gli altri Paesi 27 membri dell’Unione europea. Inoltre, il nostro Paese occupa il terzo posto per valore della produzione, molto vicino alla Germania (seconda), consolidando così il suo ruolo strategico nell’agroalimentare europeo.

I prodotti più richiesti (e redditizi)

Ma quali sono i prodotti agricoli che trainano questa ripresa? Le performance migliori, in termini di produzione in volume, si registrano per la frutta, le patate e i legumi secchi. Questi tre comparti hanno mostrato aumenti a doppia cifra:

  • +10,8% per la frutta, che torna ad essere protagonista, spinta sia dalla domanda interna che dall’export. Il consumo cresce grazie all’interesse per alimenti freschi e salutari, mentre il mercato internazionale guarda con favore alla qualità e alla varietà delle produzioni italiane, dal Trentino alla Sicilia. In particolare, mele, pesche, kiwi e frutti di bosco stanno vivendo un vero boom, anche grazie all’agricoltura biologica e a filiere corte sempre più apprezzate.
  • +10% per le patate, spesso considerate un prodotto povero, rivelano invece un’inaspettata capacità di generare valore. A trainare la produzione sono state sia le varietà destinate al consumo fresco che quelle per uso industriale (come le chips o i surgelati), con una domanda stabile e margini di profitto migliorati rispetto agli anni precedenti.
  • +7,8% per i legumi secchi, che riflette una tendenza ormai consolidata, ovvero l’aumento del consumo di proteine vegetali. Lenticchie, ceci e fagioli vengono scelti sempre più spesso come alternative alla carne, sia per ragioni salutistiche sia per motivi ambientali. Anche in questo caso, la qualità e la tracciabilità del prodotto italiano premiano, e i margini per le imprese agricole sono interessanti.

Altri due pilastri del nostro made in Italy agricolo confermano la loro tenuta:

  • il vino, che cresce del 4% in volume, da sempre fiore all’occhiello dell’agricoltura italiana, dimostra una straordinaria capacità di resistenza e adattamento. Nonostante le sfide poste dal cambiamento climatico e dalla concorrenza estera, la produzione resta su livelli elevati e il valore aggiunto è tra i più alti del comparto. Le denominazioni di origine, l’enoturismo e l’export (soprattutto verso USA, Germania e Regno Unito) continuano a rappresentare un asset strategico.
  • gli ortaggi, in aumento del 2,4%, con una spinta che arriva soprattutto dalle colture protette (serre e tunnel), che consentono maggiore controllo e rese migliori. Pomodori, zucchine, insalate e peperoni sono tra i prodotti più coltivati e apprezzati sul mercato nazionale.

Le note dolenti: cereali, agrumi e olio d’oliva in crisi

Non mancano però elementi critici. Nel 2024, si è registrato un forte calo nella produzione di cereali (-6,9%), agrumi (-6,3%) e olio d’oliva (-4,7%). Si tratta di settori strategici che, tuttavia, continuano a subire l’instabilità climatica e la concorrenza internazionale.

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Il calo dei cereali è attribuibile a rese inferiori per frumento duro e tenero, a causa di eventi meteo estremi e di un minor impiego di input produttivi. Gli agrumi soffrono per la diffusione di patologie, come il “mal secco”, e per una riduzione delle superfici coltivate. Anche l’olio d’oliva paga la scarsa produttività di alcune regioni chiave, nonostante la qualità resti elevata.

Crescono i profitti per le imprese

Sul fronte economico, i segnali sono però incoraggianti. I prezzi di vendita dei prodotti agricoli sono aumentati dell’1,8%, proseguendo la tendenza già avviata nel 2023 (+3,6%), A fronte di i costi di beni e servizi impiegati nel settore diminuiti del 7,1%, grazie alla riduzione del prezzo dell’energia e dei fertilizzanti.

Questo scenario ha prodotto un effetto leva positivo per i margini per le imprese agricole, che sono aumentati, favorendo investimenti, assunzioni e innovazione.





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