Crolla il credito alle imprese artigiane: -56% in 12 anni. La stretta sul credito colpisce duro le imprese artigiane padovane. Una contrazione che relega la provincia in ultima posizione tra tutte quelle del Veneto. A certificarlo è l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto, che ha fotografato l’ennesimo campanello d’allarme per il tessuto produttivo locale.
A marzo 2025 i prestiti alle piccole realtà del territorio – snc, sas, ditte individuali con meno di 20 addetti – sono scesi del -7,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, peggiorando la media veneta (-7,2%) e quella nazionale (-6,7%). Ma è guardando più indietro che la situazione si fa critica: dal 2013 il credito alle piccole imprese padovane si è più che dimezzato, segnando il record negativo regionale e superando anche la media nazionale (-43,4%).
Peggiorano, se possibile, i dati relativi alle micro imprese artigiane strutturate (società o ditte individuali con almeno sei addetti): in un solo anno, crollo del -10,2%, mentre la flessione su base dodicennale tocca quota -64,6%, contro una media veneta del -63,5% e nazionale del -58,3%. Un’emorragia silenziosa, ma letale per il cuore pulsante dell’economia padovana.
A denunciare apertamente la situazione è Gianluca Dall’Aglio, presidente di Confartigianato Imprese Padova:
«Un territorio che afferma di voler sostenere l’innovazione non può permettere che le sue imprese restino senza ossigeno finanziario. In un contesto in cui transizione digitale, sostenibilità ambientale e competitività richiedono investimenti continui, questi dati fotografano una situazione allarmante che rischia di frenare ogni slancio verso il futuro».
L’analisi del presidente punta il dito contro un sistema bancario che appare sempre più distante dalle esigenze delle imprese. «Le imprese artigiane, di fronte a condizioni di finanziamento sempre più gravose – con tassi ancora elevati nonostante i primi segnali distensivi della BCE – hanno preferito non indebitarsi. Gli imprenditori manifestano un certo scoraggiamento provocato dalla complessità delle pratiche e delle procedure imposte dagli istituti di credito».
Il clima di incertezza – alimentato da guerre, innovazioni digitali non governate e regole sempre in cambiamento – paralizza le scelte. E a farne le spese è tutta la provincia, in termini di competitività e attrattività. «Le nostre imprese non chiedono assistenza – aggiunge Dall’Aglio – ma strumenti per lavorare, innovare, crescere. E se accedere al credito diventa troppo complesso, si spengono le energie che alimentano la trasformazione, si rinuncia all’acquisto di nuove tecnologie, alla formazione, all’assunzione di giovani. In questo modo si compromette la capacità delle nostre aziende di affrontare le sfide del cambiamento».
A preoccupare maggiormente è il dato sulle micro imprese più strutturate, quelle che, almeno in teoria, avrebbero le carte in regola per crescere. «Particolarmente grave – prosegue Dall’Aglio – è il dato che riguarda le micro imprese artigiane più strutturate, spesso vere protagoniste dello sviluppo locale, che si vedono progressivamente tagliate fuori dai circuiti del credito. A pagarne le conseguenze è tutto il territorio».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link