Uno studio commissionato da Rockwool a Nomisma ha analizzato lo stato degli edifici residenziali italiani, le opportunità generate dagli interventi di efficientamento energetico e le soluzioni finanziarie più efficaci per raggiungere gli obiettivi europei
L’efficienza energetica degli edifici italiani è un fattore positivo sia per le imprese che per le famiglie, e rappresenta un’opportunità per il nostro Paese. È quanto emerge dallo studio “Efficienza energetica del patrimonio abitativo – Scenari e strumenti alla luce della Direttiva Ue”, commissionato da Rockwool a Nomisma, che ha analizzato lo stato degli edifici residenziali italiani, le opportunità generate dagli interventi di efficientamento energetico e le soluzioni finanziarie più efficaci per raggiungere gli obiettivi europei.
IL PATRIMONIO EDILIZIO ITALIANO
Il patrimonio residenziale italiano ha già compiuto un passo significativo verso la transizione energetica, conseguendo un risparmio del 7,4% sui consumi, pari a 31.530 GWh annui rispetto ai consumi del 2020, che per la Direttiva EPBD (più comunemente nota come “Case Green”) rappresenta una base di partenza.
Questo risultato, ottenuto anche grazie agli interventi di riqualificazione sostenuti dagli incentivi fiscali degli ultimi anni – su tutti il Superbonus –, dimostra che l’Italia è già a metà strada verso il target europeo del 16% di riduzione dei consumi entro il 2030.
Secondo lo studio, per colmare il rimanente divario dell’8,6% bisogna intervenire sugli edifici più obsoleti, con un investimento stimato in 115,3 miliardi di euro tra il 2027 e il 2030. Ciò permetterebbe infatti di raggiungere l’abbattimento delle emissioni in quattro anni, intervenendo su quasi il 14% del patrimonio residenziale italiano.
DARE PIÙ VALORE AGLI EDIFICI
Lo studio, effettuando una simulazione su 12,5 milioni di edifici residenziali, definisce uno scenario che privilegia il miglior rapporto costo-beneficio per la riduzione dei consumi. Bisognerebbe intervenire su 1,7 milioni di edifici, equivalenti ad oltre 4,7 milioni di unità abitative, concentrandosi sulle classi energetiche più basse e considerando le specificità territoriali, soprattutto nelle zone climatiche più fredde.
Suddividendo gli interventi in due categorie, quelli “hard” – quelli cioè più invasivi, che prevedono la sostituzione di impianti e involucro degli edifici – genererebbero un aumento medio del 14,8% del valore, mentre gli interventi “soft” – che prevedono la sola sostituzione degli impianti più obsoleti – porterebbero ad incrementi medi di valore immobiliare attorno al 4,8%.
INVESTIMENTO MEDIO DI 24.000 PER ABITAZIONE
L’investimento medio per abitazione è stimato in 24.000 euro, destinato principalmente agli interventi hard, che garantiscono i maggiori benefici in termini di risparmio energetico e crescita del valore dell’immobile. Lo studio mostra che, grazie ad un effetto moltiplicatore di 1,23, per ogni euro investito nella riqualificazione di un’unità abitativa si otterrebbe un ritorno economico di oltre il 23%.
Nel complesso, gli interventi di riqualificazione energetica stimati dallo studio potrebbero generare un incremento di valore immobiliare per il patrimonio residenziale italiano pari a 68,9 miliardi di euro.
GLI EFFETTI POSITIVI PER IL PAESE
La realizzazione del piano di riqualificazione previsto per raggiungere gli obiettivi della Direttiva comporta un investimento complessivo di 115,3 miliardi di euro nel quadriennio 2027-2030, pari a circa 28,8 miliardi l’anno. Queste risorse, per poter essere attivate, richiederebbero una qualche forma di sostegno finanziario annuo pari a circa 17,3 miliardi annui, mentre si stima che i capitali privati, anche senza sostegno, potrebbero coprire la quota restante, pari a circa 11,5 miliardi.
Questa stima è in linea con quanto registrato negli anni precedenti all’introduzione del Superbonus 110%. Tra il 2014 e il 2020, infatti, gli investimenti medi annui per interventi di manutenzione straordinaria di edifici residenziali veicolati attraverso gli incentivi fiscali statali si attestava in media a 28,4 miliardi di euro, con una quota coperta da incentivi pubblici pari a 14,4 miliardi di euro e corrispondente a un’aliquota media del 50,8%.
POSTI DI LAVORO E RISPARMI PER LE FAMIGLIE
Gli interventi di riqualificazione energetica attiverebbero complessivamente, ogni anno dal 2027 al 2030, circa 370.000 unità di lavoro, pari all’1,5% del totale nazionale. Di queste, il 47% sarebbero impiegate nel settore delle costruzioni (circa 175.000 unità, equivalenti al 10% della forza lavoro del comparto).
In aggiunta ai benefici economici e occupazionali, l’efficientamento energetico porterebbe importanti vantaggi diretti per le famiglie, traducendosi in un risparmio medio annuo sulle bollette del 36% – pari a circa 645 euro per famiglia, con punte che sfiorano i 1.300 euro nelle zone climatiche più fredde. Senza contare il fatto che consentirebbe una decarbonizzazione stimata in 4,6 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, corrispondenti al 10% delle emissioni del comparto residenziale.
LA FINANZIABILITÀ DEGLI INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE DEGLI EDIFICI
Sul fronte della finanziabilità degli interventi di riqualificazione energetica, lo studio propone tre scenari, che si basano tutti sull’analisi di un caso studio rappresentativo — un condominio di medie dimensioni, realizzato prima del 1970 e composto da 28 unità abitative — e prevedono un intervento strutturale (hard) in grado di garantire un salto di 6 classi energetiche (dalla G alla A1) e un risparmio di circa il 60%.
Nei diversi modelli, il coinvolgimento di Stato, famiglie, imprese e operatori finanziari può essere modulato e combinato secondo le esigenze sociali, le dinamiche di mercato e le politiche che si deciderà di adottare. Gli strumenti ipotizzati vanno dai crediti d’imposta differenziati agli incentivi diretti per le famiglie a basso reddito, dai prestiti agevolati con garanzia pubblica a meccanismi pay-as-you-save, come anche il ruolo attivo delle Esco e l’utilizzo di fondi europei specifici.
UNA QUOTA DI SOSTEGNO PUBBLICO TRA IL 50% E IL 65%
La quota di sostegno pubblico ipotizzata, in funzione dei diversi scenari, varia dal 50% al 65% dell’investimento complessivo. L’impegno effettivo per lo Stato si attesta tra 4,9 e 8,6 miliardi di euro all’anno, dal 2027 al 2030. Per essere efficace, qualsiasi soluzione dovrà essere accompagnata da una programmazione pluriennale, trasparenza delle regole, controlli rigorosi e una governance collaborativa tra Stato, attori finanziari, imprese e cittadini.
Il percorso verso il target europeo richiede uno sforzo condiviso, volto a massimizzare le risorse disponibili, supportare le famiglie che più hanno necessità e promuovere un’edilizia sicura, moderna e sostenibile. Solo tramite una collaborazione attiva e l’adozione di modelli flessibili e inclusivi si potrà completare con successo la transizione energetica del patrimonio abitativo nazionale.
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