L’Abruzzo dei borghi perde ancora abitanti: 8% in meno in 6 anni


L’AQUILA. C’è un Abruzzo che si spopola e un Abruzzo della “restanza”. Fatto di giovani (pochi) che, tenacemente, restano ancorati alle radici. Scelgono di mettere su famiglia e lavorare in quei piccoli borghi dell’entroterra dove tutto ha un sapore più autentico, ma il progresso arriva a mozzichi e bocconi. Dove, spesso, mancano i servizi minimi, sanitari e scolastici. Ad oggi, c’è un migliaio di nuovi residenti nei piccoli centri di montagna: uno dei primi e più evidenti effetti della legge regionale 32 del 2021, che ha prodotto un aumento della popolazione residente grazie anche agli incentivi per le nuove attività imprenditoriali e la corresponsione di assegni di natalità e rimborso delle rette scolastiche.

La Regione Abruzzo è stata tra le prime a dotarsi di una normativa specifica per contrastare il declino demografico delle zone montane marginali e favorirne il ripopolamento con incentivi economici e misure di sostegno. Su questo tema il Comitato per la legislazione del consiglio regionale, presieduto dalla consigliera Carla Mannetti, della Lega, ha portato avanti un intenso lavoro volto a consentire l’attuazione della legge. All’Aquila sono stati presentati i risultati del report, alla presenza di Pierpaolo Pietrucci, Maria Assunta Rossi, Daniele D’Amario, Erika Alessandrini e Antonio Di Marco. Report curato dal Servizio analisi economica, statistica e monitoraggio del consiglio regionale, da cui emerge anche l’altra faccia della medaglia: il rischio di desertificazione demografica, con un calo demografico dell’8,4% nei piccoli comuni montani dal 2016 al 2021. Per ogni giovane ci sono due anziani.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

LOTTA ALLO SPOPOLAMENTO – «Quello dello spopolamento è un tema ampio e diffuso, che accomuna le aree interne, in particolare i piccoli comuni montani», ha dichiarato Mannetti, «una problematica che concerne tanto il presente quanto il futuro di importanti aree del territorio che si vedono chiamate ad affrontare una questione che vale il loro destino. La legge del 2021 ha prodotto effetti positivi, come un aumento della popolazione residente, l’erogazione di incentivi per le nuove attività imprenditoriali, incentivi alla natalità, ma emergono anche proposte avanzate dagli amministratori che vivono questi territori e che raccoglieremo per allargare il piano di interventi». Dall’analisi del saldo tra deceduti e nuovi nati, emerge un saldo negativo.

«È su questo che bisogna incidere», ha sottolineato Mannetti. «Va bene l’assegno di natalità, ma dovranno essere adottate altre misure a sostegno delle famiglie e delle persone che si trasferiscono e restano in questi territori». I comuni interessati dallo spopolamento costituiscono il 57,7% del totale dei 305 centri abruzzesi. Di questi, 77 si trovano in provincia dell’Aquila, 57 in quella di Chieti, 23 in provincia di Pescara e 19 nel Teramano. A essere interessati dagli interventi messi in campo dalla legge regionale sono i comuni montani con popolazione inferiore a 3.000 abitanti, nei quali il calo demografico è superiore alla media regionale negli ultimi cinque anni, ma anche i comuni montani con una popolazione che raggiunge i 200 abitanti, anche in assenza di calo demografico.

GLI INTERVENTI – Per incentivare la “restanza”, la Regione Abruzzo ha messo in campo misure economiche e di sostegno: l’erogazione di assegni di natalità, con contributi fino a 2.500 euro annui per tre anni, destinati a ogni nuovo nato, adottato o in affido; incentivi per i nuovi residenti con contributi annui per tre anni per chi trasferisce la residenza in un piccolo comune montano; incentivi per attività imprenditoriali, che consistono nel raddoppio del contributo fino a 5.000 euro annui per chi avvia un’attività nel comune di nuova residenza; il rimborso delle tasse scolastiche, fino a 2.000 euro l’anno, per alunni residenti che frequentano scuole paritarie o private nei comuni senza istituti statali. La legge prevede anche la promozione di intese tra Asl e comuni montani per l’apertura di ambulatori pediatrici per garantire servizi sanitari essenziali. Ma quali effetti ha prodotto finora le legge?

Dal report emerge che, per quanto riguarda il trasferimento di residenza, nel 2022, le richieste sono state 496 e hanno coinvolto 714 persone (1,44 persone per domanda), mentre nel 2023, le 602 richieste valide hanno riguardato 829 persone (1,38 persone per domanda), con il 60% dei trasferimenti che proviene da fuori regione. La provincia dell’Aquila è la principale destinazione. Nel 2022, su 152 comuni con nascite, 110 hanno registrato la liquidazione di almeno un assegno di natalità (72,8%), mentre nel 2023 il numero è salito a 127 comuni, segno anche di una maggiore diffusione delle informazioni sull’incentivo. Prendendo in considerazione il risultato degli interventi riservati alle attività commerciali si evince che nel 2022 sono state 11 le nuove attività avviate (2,2% dei nuovi residenti), mentre nel 2023 sono salite a 19. I principali settori interessati sono agricoltura, commercio e servizi.

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

«STRADA LUNGA» – «Dalle indagini svolte dal Comitato emerge una situazione strutturale di abbandono di queste aree alla quale è necessario rispondere con un intervento altrettanto strutturale, che ambisca non solo a rendere attrattive le aree montane, ma anche vivibili e con un alta qualità», ha evidenziato Mannetti, «tutto ciò si traduce nella disponibilità dei servizi primari, come scuole, presidi sanitari e un serio impianto di welfare. La strada intrapresa è quella giusta, ma è necessario percorrerla a fondo perché c’è ancora molto da fare. La legge regionale 32 del 2021 è un primo importante passo, ma per far fronte ad una problematica di tale portata è necessaria una sinergia istituzionale che coinvolga tutti la politica in tutti i suoi livelli».

«I piccoli comuni montani rappresentano il 56% dei comuni abruzzesi. Sono il cuore autentico della nostra regione, ma rischiano di diventare delle periferie dimenticate», ha dichiarato il consigliere regionale Antonio Di Marco (Pd), a margine del Comitato per la legislazione, «la legge 32 ha rappresentato una risposta concreta, ma al terzo anno di attuazione, a fronte della valutazione dell’impatto, i risultati non sono stati determinanti. Delle 1.768 domande per incentivi a nuovi residenti, ne sono state accettate e liquidate 1.098. Abbiamo fatto molto, ma non basta perché solo il 2% dei nuovi residenti ha avviato un’attività imprenditoriale, segno che il contributo da solo non è sufficiente. Permangono gravi criticità: burocrazia eccessiva, scarsa integrazione con i servizi essenziali. Il trasporto pubblico è una delle emergenze».

@RIPRODUZIONE RISERVATA



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.