I dazi USA hanno ricadute anche sui liberi professionisti. Natali: “Servono certezze per imprese e professionisti”


Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea non si limitano a impattare il settore manufatturiero e i lavoratori delle imprese esportatrici: anche il lavoro autonomo intellettuale rischia di subire importanti ricadute economiche. È quanto emerge dal nuovo studio “Le libere professioni alla prova dei dazi” realizzato dall’Osservatorio delle libere professioni in collaborazione con Confprofessioni, Gestione Professionisti e Beprof.

Un nuovo indice per misurare la vulnerabilità

Attraverso un apposito Indice di vulnerabilità dei dazi USA, lo studio ha misurato l’esposizione indiretta delle libere professioni italiane a un possibile shock commerciale, sulla base della quota di fatturato generata da imprese operanti nei settori più esposti all’export verso gli Stati Uniti.

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Chi rischia di più

I risultati mostrano una forte eterogeneità settoriale, territoriale e di genere:

  • Tra le categorie più a rischio si segnalano professioni economico-finanziarie (indice 201,5), Consulenti del lavoro (197,5), ingegneri (193,8) e professioni tecnico-specialistiche (162,1) figure strettamente collegate alle filiere produttive orientate all’export.
  • Il Nord Est si conferma l’area geografica con la maggiore esposizione (indice 138,4) seguita dal Nord Ovest(114,6). Mentre il Centro e il Mezzogiorno presentano livelli più contenuti (58,3 e 73,0).
  • A livello anagrafico, i professionisti tra i 55 e i 64 anni risultano i più esposti (indice 119,4), mentre gli under 44 si attestano su un valore di 56,0.
  • Gli uomini risultano mediamente più vulnerabili rispetto alle donne. Un dato che riflette la concentrazione maschile nelle professioni tecnico-scientifiche, che operano prevalentemente con imprese manifatturiere esposte all’export verso gli Stati Uniti.

Il commento del presidente di Confprofessioni

«Alla luce dei dati, noi professionisti siamo pronti a fare la nostra parte. Abbiamo colleghi strutturati, con competenze internazionali, anche negli Stati Uniti, che possono supportare le Mpmi – che rappresentano il 95% del nostro tessuto produttivo – ad affrontare questa nuova sfida» ha commentato il presidente di Confprofessioni Marco Natali. «Ma servono strumenti di sostegno, aiuti per limitare i danni e – soprattutto – una strategia condivisa».

Confprofessioni chiede con forza che il Governo italiano e le istituzioni europee si facciano carico di accompagnare imprese e professionisti in questa fase di incertezza.

«La priorità ora è garantire certezze, visione strategica e sostegno operativo e sistemico. Solo così potremo trasformare una sfida complessa in una nuova leva di crescita per il Paese» conclude Natali.

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