i dati della Cgil Venezia


L’accordo sull’introduzione di dazi generalizzati al 15% avrà delle ripercussioni significative sul tessuto produttivo veneto e della provincia di Venezia. Lo sostiene il sindacato Cgil, che ha messo insieme alcuni dati per tratteggiare le conseguenze delle politiche economiche del presidente Usa sul territorio lagunare.

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Per Daniele Giordano, segretario Cgil Venezia, c’è il rischio di un deterioramento del tessuto produttivo e della qualità del lavoro: «Pensiamo ad esempio al settore tessile e calzaturiero, che si compone in un grande numero di aziende medie e piccole, molte delle quali artigiane, che non hanno la capacità economica di fronteggiare le conseguenze delle tariffe imposte da Trump», nota Giordano. «Settori che abbiamo spesso considerato eccellenze, e che trovano la propria forza nell’export, rischiano di andare in fumo di fronte al nuovo accordo tra Usa e Unione Europea. Più del 50% dei dipendenti privati del settore manifatturiero lavora in una piccola impresa, che non ha le capacità economiche di fronteggiare un aumento dei costi».

Le conseguenze per le imprese

La manifattura nel nostro territorio impiega quasi 50mila lavoratrici e lavoratori, senza considerare l’indotto. È il settore che raccoglie la gran parte lavoratori delle piccole e delle medie imprese, e il rischio è che «i costi dei dazi vengano scaricati sui lavoratori attraverso il contenimento del costo del lavoro, magari aprendo a cassa integrazione e licenziamenti». Secondo Cgil, inoltre, il fenomeno potrebbe toccare anche le realtà produttive più grandi, che già hanno una parte di produzione negli Stati Uniti. «Pensiamo ad esempio alla Fincantieri, che ha già più di 2000 dipendenti oltreoceano – dice Giordano -. Di fronte all’applicazione dei dazi il rischio concreto è che decidano di evitare le conseguenze della tassa aumentando la produzione altrove».

L’analisi del sindacato si conclude con un appello: «Le istituzioni locali e il governo devono prendere una posizione forte verso misure che precarizzano e impoveriscono il nostro territorio, che portano ad accelerare la crisi industriale, spingendo verso licenziamenti e ricorso alla cassa integrazione. Da tempo chiediamo con forza di investire sul rilancio produttivo e industriale dell’area metropolitana di Venezia a Comune, Regione e Governo. Venezia non può permettersi che all’inazione politica si affianchino scelte di politica economica scellerate, spacciate come una vittoria».

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Zaia: capiremo

D’altra parte lo stesso presidente del Veneto, Luca Zaia, ha ammesso che «i dazi fanno sempre male». «Noi – ha detto – verso gli Stati Uniti esportiamo 7 miliardi di controvalore. Abbiamo una bilancia in attivo per 6 miliardi: vuol dire che dagli Usa importiamo solo un miliardo di euro. Adesso si tratterà di capire quale sarà la ricaduta e poi ci saranno le declinazioni di questi dazi rispetto ai diversi settori merceologici». Nel frattempo, «direi di essere prudenti e di attendere per capire cosa è accaduto. Spero che invece si rafforzi sempre di più il rapporto con gli Usa, perché per noi è strategico e cruciale non solo per l’aspetto commerciale, ma anche storico e per i valori che abbiamo sempre condiviso assieme. Che l’Europa veda gli Stati Uniti come avversario – ha concluso – decisamente no».



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