Evasione fiscale e bancarotta: tre anni a Tagliente dopo il crac della «Euro Fashion» di Martina


È stato condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione l’imprenditore 54enne di Martina Franca, Gaetano Tagliente, finito nelle indagini della Guardia di finanza della Valle d’Itria per bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale. È stato il giudice Gianna Martino, al termine del processo con rito abbreviato, ad accogliere la ricostruzione del pubblico ministero Francesco Ciardo che ha coordinato le indagini delle fiamme gialle e a emettere il verdetto che dispone anche la confisca di beni per 757mila euro.

Per il pm Ciardo il 54enne come amministratore unico della società «Euro Fashion» fallita nel 2021, avrebbe presentato bilanci e documentazione contabile in cui aveva effettuato le capitalizzazioni indebite e le iscrizioni di crediti inesistenti per mascherare il dissesto e lo stato d’insolvenza in cui versava la società e falsificando i conti avrebbe ottenuto da un istituto bancario un mutuo da 375mila euro dal «Mediocredito Centrale», una società a totale partecipazione pubblica che gestiva l’ammissione al «Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese».

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All’uomo, inoltre, è contestato come detto anche il reato di truffa per aver riportato falsamente tra i ricavi del 2019 anche quelli «fittizi per crediti inesistenti pari ad 623mila euro e nello stornare – scrive il pm Ciardo – crediti fittizi per 285mila euro relativi al 2018» in modo da far risultare un incremento netto dei ricavi di ben 338mila euro. Queste operazioni insieme ad altre avrebbero consentito di simulare «una consistente riduzione del fatturato» in modo che l’Agenzia delle Entrate elargisse, secondo l’accusa, il contributo a fondo perduto di 55mila euro.

A settembre 2023 il gip Giovanni Caroli aveva disposto nei suoi confronti la misura del divieto di esercitare l’attività imprenditoriale perchè in quel periodo «attraverso i familiari/prestanome», Tagliente svolgeva in fatto la direzione delle imprese «Fashion Group e Fedra s.r.l.» ed «elude le conseguenze indirette del fallimento della società Euro Fashion sulla sua persona»: in sostanza per il magistrato, all’epoca della misura cautelare, l’uomo avrebbe potuto nuovamente commettere le stesse ipotesi di reato che lo avevano portato sotto indagine.

«L’eventuale ulteriore ingerenza del Tagliente nella gestione delle società – aveva chiarito il il gip Caroli – varrebbe quindi ad integrare la trasgressione della misura». Sotto chiave all’epoca finirono beni per 757mila euro, cifra calcolata sommando i diversi contributi ottenuto indebitamente nel corso degli anni: una cifra per la quale, come detto, ora è stata disposta la confisca.



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