Proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori in azienda


Il 10 giugno 2025 la legge sulla partecipazione dei lavoratori è diventata realtà, si tratta di una scelta facoltativa da parte dell’azienda

Legge 76 2025: cos’è la proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori

La Legge n. 76 del 15 maggio 2025, entrata in vigore il 10 giugno 2025, rappresenta una svolta storica perché disciplina le forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, al capitale e agli utili. Si tratta della prima vera legge sulla partecipazione dei lavoratori che attua, a distanza di 80 anni, l’articolo 46 della Costituzione, il quale riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende. 

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La proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori, promossa dalla CISL, è stata accolta con grande soddisfazione dal sindacato, che l’ha definita “un traguardo che resterà nella storia del mondo del lavoro italiano e l’inizio di una nuova fase per le relazioni industriali”. Con questa norma si apre una nuova stagione per la partecipazione dei lavoratori all’impresa, fondata sul coinvolgimento reale nei processi decisionali aziendali.

Perché la partecipazione dei lavoratori è importante

La partecipazione dei lavoratori all’interno dell’azienda è fondamentale per diversi motivi. Ti permette di sentirti parte attiva delle decisioni e degli obiettivi aziendali. Questo coinvolgimento rafforza il rapporto tra lavoratori e datori di lavoro, migliora il clima aziendale e può portare a una maggiore produttività e occupazione

Alcune grandi aziende italiane, come Ferrari o EssilorLuxottica, dimostrano con i fatti che condividere i risultati accresce la motivazione, la competitività e la reputazione dell’impresa.

Le quattro forme di partecipazione dei lavoratori

Prima di vedere le quattro modalità di partecipazione è opportuno sottolineare un aspetto: la legge non impone alcun obbligo a carico delle società di adottare delle forme di partecipazione dei lavoratori nella gestione o organizzazione dell’azienda. Si tratta di una scelta discrezionale dell’azienda, una semplice opportunità, che ora trova una loro specifica fonte normativa, incoraggiata e stimolata da sgravi contributivi e agevolazioni fiscali.

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Queste sono le quattro forme di partecipazione dei lavoratori:

  1. partecipazione gestionale: i lavoratori entrano nei consigli di amministrazione, quali veri e propri consiglieri;
  2. partecipazione organizzativa: prevede l’istituzione di apposite commissioni composte da lavoratori e preposti dell’azienda, da coinvolgere su determinate materie (coinvolgimento su innovazione, qualità, benessere);
  3. partecipazione consultiva: l’azienda coinvolge i lavoratori per pareri nelle decisioni aziendali rilevanti
  4. partecipazione economica e finanziaria: l’azienda può distribuire utili e dividendi ai propri lavoratori, che possono anche diventare azionisti della società datrice di lavoro.

Partecipazione gestionale ed economica dei lavoratori: i vantaggi fiscali

La partecipazione dei lavoratori nella gestione dell’azienda non è un obbligo per le aziende, ma una libera scelta. La legge prevede così un sistema fiscale e contributivo incentivante per chi decide di coinvolgere i lavoratori nella gestione aziendale.

I vantaggi più importanti sono previsti per l’adozione di sistemi di partecipazione economica e finanziaria, ossia:

  • in caso di distribuzione ai lavoratori dipendenti di una quota degli utili di impresa non inferiore al 10% degli utili complessivi, il limite dell’importo complessivo da considerare per l’imposta sostitutiva aumenta da 3.500 a 5.000 € lordi.
  • per l’anno 2025 i dividendi corrisposti ai lavoratori e derivanti dalle azioni date in sostituzione di premi di risultato per un importo non superiore a 1.500 € annui, sono esenti dalle imposte sui redditi per il 50% del loro ammontare.

Un’altra agevolazione è prevista nel caso in cui l’azienda adotti delle forme di partecipazione consultiva: sgravio contributivo del 20% sui contributi da pagare sulle somme a titolo di premio di risultato, con un massimo di 800 € a lavoratore.

Partecipazione organizzativa e consultiva: il ruolo delle commissioni paritetiche

Nell’ambito della partecipazione organizzativa, le imprese possono istituire commissioni paritetiche, composte in egual numero da rappresentanti dell’azienda e dei lavoratori. Questi organismi hanno il compito di elaborare piani di miglioramento e innovazione riguardanti prodotti, processi produttivi, servizi e l’organizzazione del lavoro. 

La legge sulla partecipazione dei lavoratori introduce inoltre una forma di partecipazione consultiva, accessibile a tutte le aziende, indipendentemente dal numero di dipendenti. Anche in questo caso si tratta di una scelta volontaria: non esiste alcun obbligo di attivare la procedura. La consultazione prevede la convocazione della commissione o dei rappresentanti dei lavoratori, che possono esprimere un parere scritto sulla proposta sottoposta all’esame. 

L’intero procedimento consultivo deve concludersi entro 10 giorni dall’avvio e l’azienda, una volta chiuso il confronto, ha 30 giorni di tempo per comunicare le proprie decisioni.

È prevista la partecipazione dei lavoratori alla gestione della sicurezza?

Sebbene la legge non si concentri direttamente sulla sicurezza sul lavoro, la partecipazione organizzativa e il tuo coinvolgimento nelle commissioni paritetiche possono aprire la strada anche a questo ambito. 

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Attraverso il confronto su aspetti come la qualità dei luoghi di lavoro e il benessere delle persone, diventa possibile estendere il dialogo anche ai temi della salute e sicurezza, rafforzando così la tutela collettiva sul posto di lavoro.

Partecipazione dei lavoratori all’impresa: la commissione nazionale e la formazione preventiva dei lavoratori

La legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’azienda prevede un percorso di formazione obbligatoria per i rappresentanti dei lavoratori coinvolti nelle commissioni o negli organi societari. 

Se anche tu rientri tra questi, dovrai frequentare almeno 10 ore di formazione all’anno, per acquisire competenze tecniche e trasversali utili a svolgere il tuo ruolo in modo consapevole. La formazione può essere finanziata tramite il Fondo Nuove Competenze, enti bilaterali o fondi interprofessionali. Inoltre, la legge istituisce una Commissione Nazionale Permanente presso il CNEL, incaricata di promuovere la cultura partecipativa, raccogliere le buone prassi, esprimere pareri tecnici e redigere un report ogni due anni sull’attuazione della legge.

 

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