Meloni: ‘Bene l’intesa, ma ora battersi sulle esenzioni’ – Notizie


“La base di dazi al 15%, ha ribadito la premier, “se ricomprende i dazi precedenti che di media erano intorno al 5%, 4,8%, differentemente da quello che prevedeva un possibile accordo al 10% che sommava i dazi precedenti, secondo me è una base sostenibile”. Poi bisognerà vedere voce per voce, assicurarsi che alcuni settori “particolarmente sensibili” come farmaceutica o auto siano “al15%”, verificare “quali sono le esenzioni” (l’Italia punta soprattutto sull’agroalimentare, dal vino ai formaggi).

Una volta completata questa ricognizione a livello nazionale ma anche “europeo”, ha sottolineato Meloni, bisognerà trovare il modo di “aiutare quei settori che dovessero essere particolarmente coinvolti da questa decisione”.

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Non solo, ora Bruxelles, nella visione meloniana, non ha più “scuse” e non può più “perdere tempo” per semplificare e abbattere quei “dazi interni”, a partire dalla burocrazia, che per il centrodestra hanno finora rallentato la crescita delle imprese del vecchio continente, rendendole meno competitive.

 

Nel frattempo a Roma qualche perplessità inizia ad emergere nelle file della Lega, con Alberto Bagnai che osserva come “anche San Marino” abbia fatto meglio di von der Leyen nei confronti dell’amministrazione Usa, e torna a insistere sulla necessità di una “sospensione” del Patto di stabilità Ue. Mentre da Fdi si sottolinea il ruolo della premier nel favorire la trattativa e si punta il dito sulle contraddizioni in casa dem, visto che il Pd, come osserva il capodelegazione a Bruxelles Carlo Fidanza, si dice “indignato” con la presidente della Commissione ma sta con i socialisti in maggioranza e “la sostiene”.

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Tutto il Pd scende in campo in batteria, in effetti, per contestare i termini dell’accordo oltre a chiedere, per voce della segretaria Elly Schlein, di “chiarire subito” le misure per “attutire i danni” delle nuove tariffe commerciali. Anche il Movimento 5 Stelle chiede a Meloni di venire in Aula a spiegare la “resa a Trump”, con il leader Giuseppe Conte che parla di una premier che da “ponte è diventata testa di ponte” per il presidente Usa.

Per Avs si festeggia “un disastro” mentre Carlo Calenda se la prende di nuovo con von der Leyen che non è “la forza” per guidare l’Europa. Matteo Renzi si chiede invece dove siano finiti i “25 miliardi che Meloni aveva promesso” alle imprese con dazi al 10% e la butta sull’ironia: “Ora i dazi sono al 15% eppure Palazzo Chigi studia la partecipazione di Meloni a Sanremo e addirittura un film a Hollywood” dice citando indiscrezioni di stampa. Peraltro seccamente smentite dal partito della premier.

 

Per approfondire Agenzia ANSA Dazi, esclusa la manovra correttiva. Si punta sul Pnrr – Notizie – Ansa.it Ipotesi del governo per recuperare 14 miliardi e rimodulare patto Ue (ANSA)



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