“È una storia che si ripete e, come più frequentante avviene con il ‘cambio delle rotte’ nel settore dell’Oil&Gas, anche nel commercio internazionale più in generale, sulla soglia di una guerra globale, ci si accorge delle necessità di mercati alternativi, fino a quel momento trascurati, solo quando quelli principali sono all’improvviso venuti meno anche per cause indipendenti dalla propria volontà”. È quanto afferma Nunzio Bevilacqua giurista d’impresa ed esperto di economia internazionale riguardo alle alternative e possibili contromisure ai pesanti dazi che, presumibilmente, saranno imposti dagli Stati Uniti da inizio Agosto di quest’anno.
Lo scenario
Unione europea e Stati Uniti si avviano al rush finale dell’estenuante trattativa sui dazi ferma, attualmente, alla tariffa unica al 15%. Ma tra i nodi dell’intesa figurano ancora le esenzioni settoriali, l’imprevedibilità dell’interlocutore americano e la crescente irritazione di alcune capitali europee. La volontà di Washington di mantenere i dazi su acciaio e alluminio al 50% è un punto dolente per Bruxelles. L’abbassamento della tariffa dal 27,5% al 15% alle auto europee non ha il via libera di Donald Trump. Le esenzioni settoriali, dagli alcolici ai prodotti agricoli, dall’aeronautica ai dispositivi medici, restano un altro punto delicato della trattativa che sta evolvendo seguendo il modello Giappone. Nel frattempo a Bruxelles, nel Comitato barriere commerciale, i rappresentanti dei 27 hanno dato a “larga maggioranza” il via libera alla lista unica di controdazi che l’Ue, in caso di ‘no deal’, farà scattare dal 7 agosto. Il pacchetto da 93 miliardi non entrerebbe in vigore nella sua interezza. La prima tranche da 21 miliardi, messa a punto contro acciaio e alluminio scatterebbe ad agosto (e chissà che non accada anche in caso di deal) mentre la seconda parte di controtariffe reciproche sarebbe operativa il 7 settembre e il 7 febbraio prossimi, nel rispetto delle norme del Wto.
Le strategia dell’Ue
“Una gestione prudente del commercio internazionale imporrebbe, in primis una maggiore diversificazione dei mercati già in ‘tempo di pace’ e di rifuggire dalle ‘sirene’ di quelli che, da soli, non solo assorbano gran parte della nostra produzione ma, anche peggio, la ‘orientino’ alle loro specifiche esigenze creando una sorta di ‘dipendenza indiretta’ per difficoltà oggettive di riconversione in tempi brevi”.
“Oggi che, per l’Unione Europea, il problema è già alla porte, – prosegue l’esperto – è necessario entrare nella logica che per ‘gestire’ al meglio questo risiko si dovrebbe agire, contemporaneamente, con una politica di breve termine da una parte e una road map di medio-lungo periodo dall’altra; apprestarsi, con tutte le conseguenze del caso – tra cui ipotesi di recessione e inflazione – alla concreta possibilità, a breve, dell’utilizzazione delle ‘misure di anticoercizione’ dell’UE e allo stesso tempo contrattare con gruppi o ‘area economiche’ che abbiano una massa critica, in gran parte compensativa degli USA, e una relativa rapidità negoziale già sul medio periodo”.
Le potenzialità del mercato ASEAN
“La prima, e meno critica ‘politicamente’, opzione su tavolo per l’UE – spiega Bevilacqua – è rappresentata dal ‘potenzialmente performante’ e ancora, relativamente, poco valorizzato mercato ASEAN – Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico – regione strategica capace di ‘fare business’ con un paniere estremamente ampio e scommessa economica più credibile di medio-lungo termine non solo da un punto di vista commerciale ma anche geopolitico. Augurandoci da una parte che le eventuali misure anticoercizione – da usarsi per un tempo strettamente limitato e induttive a un ritorno alla diplomazia come un ‘potente antibiotico’ – non finiscano con attaccare il ‘corpo del paziente’ dopo aver annientato il ‘virus’, i Paesi Asean per troppo tempo erroneamente ‘marginalizzati’ – anche a causa di divergenti interessi con Cina e Stati Uniti – e sottovalutati rispetto ai grandi e più noti players, potrebbero trovare, in questo preciso momento storico, una ‘complementarità di esigenze’ rispetto all’UE e, finalmente, forme di sviluppo sostenibile con creazione, inoltre, di manodopera qualificata per uno sviluppo anche sociale”.
Le variabili di una “tempesta perfetta”
“Nessun ingrediente avrebbe potuto trasformare la ‘lotta muscolare’, tra USA e Ue, in una ‘tempesta perfetta’ come una concomitante e perdurante svalutazione del dollaro, che – conclude Bevilacqua – dilata ancor più il ‘delta’ dello svantaggio competitivo europeo, e un non per noi percorribile esempio di accordo su modello nipponico”.
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