Patto per i salari, c’è l’intesa: obiettivo far correre il Trentino – Economia


TRENTO – Il documento è di quelli poderosi e, dopo aspri confronti, è stato licenziato giovedì 24 luglio: la firma, viene ribadito, è una mera formalità e il tutto sarà siglato entro una settimana. Si tratta dunque del Patto per la crescita delle imprese e politiche salariali, uno strumento voluto da Provincia, datori di lavoro, sindacati Cgil, Cisl e Uil, e poi Confindustria, Confesercenti, Confagricoltura, Artigiani e piccole imprese, Confcommercio, Cooperazione, Ance, Albergatori e Turismo, Associazione contadini e Coldiretti, Cia, Acli Terra, insomma la parte più viva e produttiva del territorio.

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Rispetto a Usa e Cina, l’Europa è in crisi: negli ultimi vent’anni la perdita di produttività è marcata ed ora con la minaccia dei dazi le cose vanno peggio.

Nel documento si sottolinea la volontà di salvaguardare «il modello socio-economico europeo, in cui sono coniugati i valori di equità e inclusione sociale, con un sistema economico prospero, in un ambiente sostenibile».

Trentino, land of opportunities vs stagnazione

La nostra provincia, con un’economia «diversificata e solida» funziona meglio di altre, grazie all’Autonomia, alla competenza conseguente agli ottimi sistemi educativi e universitari e ad «alti livelli di produttività legata a investimenti, sviluppo di infrastrutture, capacità di ricerca e sviluppo». Innovazione e produttività vanno dunque di pari passo. Infine, agricoltura e turismo hanno potuto beneficiare sia delle bellezze naturali che di sostegno pubblico e imprenditoria locale. Purtroppo però questo non è bastato a salvare il Trentino dalla stagnazione: le altre Regioni europee prese come “benchmark” di riferimento (esempio Alto Adige e Tirolo) sono mediamente più produttive di un 30%. L’analisi del documento è spietata: «L’andamento della produttività in Trentino, se pur partendo da livelli pro-capite più alti, sta rispecchiando nell’ultimo ventennio l’andamento italiano e non quello delle economie europee trainanti (Germania e Francia)».

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Gli attori sociali

Serve dunque un coinvolgimento di più parti per superare l’impasse. Questa la ricetta proposta dal Patto: il Governo Provinciale deve focalizzare le risorse; le autonomie locali devono ragionare in ottica di crescita; le imprese devono investire in innovazione relazioni industriali e contratti; i lavoratori devono essere sempre più formati e qualificati; l’università e i centri di ricerca devono produrre e trasferire conoscenza.

Pil e inflazione

Sebbene il Pil mondiale si in crescita (+3,1% nel 2025 e 3,0% nel 2026) in Italia si stima una crescita del Pil reale nel 2025 tra lo 0,6% e 0,7%. Quanto all’inflazione, Banca d’Italia prevede che l’inflazione al consumo si manterrà intorno all’1,5% sia nel 2025 che nel 2026, per poi salire al 2,0% nel 2027.

Fatturato

 In Trentino il fatturato nel primo trimestre del 2025 è aumentato dell’1,0% rispetto all’anno scorso, poco, per la verità. Bene l’edilizia (+9,5%), i servizi alle imprese (+7,2%), i trasporti (+3,9%) e il commercio all’ingrosso (+3,3%). Vanno invece male il commercio al dettaglio (-0,6%) e il manifatturiero (-2,8%) manifestano invece delle contrazioni dei ricavi delle vendite su base tendenziale.

Occupazione

Il documento sottolinea come vi sia carenza di manodopera. Inoltre, per cause demografiche, ci si aspetta 30.000 lavoratori in meno da qui al 2040. Da qui l’esigenza di posti di lavoro competitivi ed attrattivi, anche perché «la struttura dell’occupazione in Trentino oggi ha caratteristiche mediamente associate a retribuzioni più basse rispetto ad altri territori», a fronte di un alto costo della vita.

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Gli obiettivi del Patto

Ecco dunque la necessità di sostenere lo sviluppo economico per rendere più competitive le imprese; stimolare le aziende a promuovere più solide relazioni sindacali e strumenti avanzati di partecipazione dei lavoratori; promuovere la contrattazione di secondo livello

Investimenti

 Nel prossimo triennio la Provincia si impegna ad erogare almeno 290 milioni di euro per incentivi a fondo perduto agli investimenti aziendali a sostegno di produttività nei diversi settori economici, cui vanno aggiunti almeno 348 milioni di investimenti immobiliari e in impianti che saranno effettuati direttamente dalla inhouse Trentino Sviluppo Spa.

I punti di forza

La selettività degli incentivi pubblici, non più a pioggia ma legati a requisiti specifici delle imprese private che comprendano investimenti nell’innovazione e il miglioramento delle offerte lavorative, per esempio superando i tirocini. Viene anche chiesta attenzione alla conciliazione famiglia – lavoro e, per quanto riguarda gli appalti e le aziende in convenzione specifica (soprattutto nei settori di pulimento, ristorazione collettiva e assistenza), si dovrà puntare verso una contrattazione obbligatoria. Infine, nei settori più produttivi, come turismo, edilizia e manifatturiero, andrà rivalutata una contrattazione di secondo livello.

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Sono i due cardini più e più volte ribaditi nel corso del documento e che vedono il coinvolgimento delle diverse realtà locali, da Trentino Sviluppo all’Università di Trento, agli enti di ricerca e ai tanti altri attori presenti e attivi sul territorio, per spingere verso transizione energetica, tecnologie della sostenibilità, digitale, robotica, biotecnologie, ICT (sicurezza, AI, potenza di calcolo).

I commenti

Soddisfatto il vicepresidente della Giunta provinciale Achille Spinelli, secondo cui, al termine della contrattazione si è tornati «al 99 % di quanto già discusso 10 giorni fa». Anche per le parti sindacali questo è un ottimo strumento, una «scommessa tra Pat e imprese che solo i fatti potranno dimostrare quanto sia valida».





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