A COLLOQUIO CON NAPOLEONE CERA «La Capitanata non aspetta più. La Capitanata merita e io non smetterò mai di lottare per questo».


Napoleone Cera nativo San Giovanni Rotondo, residente a San Marco in Lamis (FG). È laureato in giurisprudenza e dipendente di ENEL Spa dove si occupa di affari istituzionali. È stato eletto consigliere regionale nella circoscrizione di Foggia per la lista i Popolari di cui è capogruppo. È segretario della Commissione consiliare al bilancio e componente della Commissione alle riforme istituzionali.
Nel 2006 e nel 2011 è stato eletto consigliere comunale di San Marco in Lamis. Dal 1999 è socio volontario della Protezione civile, dal 2000 è vocalist dell’emittente radiofonica Radio Centro Record. Nel 2005 ha fondato l’Associazione sportiva di pallavolo denominata Virtus Sammarco Volley. Nel 2007 ha costituito una web radio denominata Radio Capitanata. Nel gennaio 2008 è stato nominato direttore artistico dell’emittente radiofonica Radio Centrale con una zona di copertura che comprende le regioni Puglia, Molise, Basilicata e Abruzzo. Componente Commissione regionale di studio e d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia. Lo abbiamo incontrato ed ecco cosa ha risposto alle nostre domande:

Consigliere Cera, nel prossimo autunno ci recheremo alle urne per eleggere il nuovo Governatore della Puglia e il nuovo Consiglio Regionale. Che bilancio di luci e ombre traccia dei cinque anni del Presidente Michele Emiliano?

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Guardi, se dobbiamo fare un bilancio serio, io non posso che partire dalle cose che toccano ogni giorno la vita della nostra gente: sanità, lavoro, agricoltura e imprese.

Partiamo dalla sanità. Oggi in Puglia per fare una visita specialistica si aspettano anche otto, dieci mesi. Nei nostri ospedali della Capitanata mancano più di trecento infermieri e decine di medici. Questo significa che chi ha bisogno di cure spesso si ritrova a girare tra reparti pieni o a fare chilometri per un esame. Non è normale, non è accettabile, e dopo cinque anni di governo regionale questo è il risultato che abbiamo sotto gli occhi.

Poi c’è il lavoro. La disoccupazione giovanile in Puglia è ancora sopra il 30%. Vuol dire che un ragazzo su tre, dopo aver studiato, dopo aver investito tempo e sacrifici, non trova un futuro qui e parte. E ogni volta che un giovane parte, perdiamo un pezzo del nostro domani.

L’agricoltura, che è la nostra ricchezza, è stata lasciata troppo spesso sola. In Capitanata negli ultimi tre anni hanno chiuso più di 1.200 aziende agricole. Quante volte abbiamo visto i nostri agricoltori scendere in piazza per chiedere aiuto e quante volte abbiamo visto risposte concrete? Poche, troppo poche.

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E le imprese? Le piccole e medie imprese, che sono il vero motore dell’economia, hanno bisogno di infrastrutture moderne, di incentivi veri, di meno burocrazia. Invece troppo spesso vediamo bandi che restano sulla carta e fondi europei che rischiamo di perdere perché non vengono spesi nei tempi giusti.

Ecco, io questo lo chiamo un bilancio fatto di tante promesse e di poche risposte. Non basta essere bravi nei talk show, non basta fare passerelle: servono scelte coraggiose, servono fatti. E io lo dico con chiarezza: la Puglia è stanca di chi parla e non agisce. Oggi servono persone che hanno dimostrato di saper difendere la loro terra, mettendo al centro la sanità, il lavoro, l’agricoltura e le imprese. Perché senza questi quattro pilastri, la nostra Puglia non potrà mai avere il futuro che merita.

 

Di quali infrastrutture ha bisogno il territorio della Capitanata? Come creare uno sviluppo concreto per la nostra realtà e come deve operare il nuovo Consiglio Regionale che uscirà dal voto. La Puglia deve essere il volàno del Mezzogiorno d’Italia. È d’accordo?

In questi anni la Capitanata ha avuto bisogno di tutto quello che altrove viene considerato normale: strade sicure, ferrovie veloci, collegamenti reali con il resto del Paese. E mentre noi qui aspettavamo, la Regione Puglia spesso guardava altrove, lasciando questo territorio ai margini.

Se oggi iniziamo a vedere cantieri veri, il merito non è della Regione Puglia, che su queste partite è rimasta assente, ma del Governo nazionale e del Ministro Salvini, che hanno messo la nostra terra al centro delle decisioni.

Basta guardare cosa sta accadendo: sull’Alta Velocità finalmente i lavori sono partiti e sono già visibili a Lesina, con il raddoppio ferroviario che porterà collegamenti più rapidi e competitivi. Sulla SS16 Adriatica, tra Foggia e San Severo, sono stati stanziati oltre 180 milioni di euro per rendere la strada più sicura e moderna. Complessivamente parliamo di centinaia di milioni di euro già assegnati alla provincia di Foggia, soldi che finalmente si stanno trasformando in cantieri.

E c’è un altro tema decisivo, troppo spesso ignorato in Regione: l’acqua per la nostra agricoltura. Proprio in questi mesi, sul tavolo del Ministro Salvini, si sta decidendo del collegamento dalla diga del Liscione per portare acqua alla Capitanata. Un’opera strategica che darebbe respiro a migliaia di aziende agricole e garantirebbe un futuro al nostro comparto primario, oggi in ginocchio tra siccità e rincari.

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Questo dimostra che quando c’è una regia nazionale che ascolta i territori, i risultati arrivano. Ma serve una Regione che non guardi altrove, che non si ricordi della Capitanata solo sotto elezioni. Il nuovo Consiglio Regionale deve essere fatto di persone che battono i pugni, che seguono ogni progetto, che pretendono rispetto per una terra che ha tutto per diventare il vero volàno del Mezzogiorno.

Io credo in una Puglia che non sia più cenerentola, ma locomotiva. E per farlo servono meno chiacchiere e più cantieri. Io mi impegno per questo.

 

Qualche giorno fa Lei si è recato all’Ospedale “Teresa Masselli-Mascia” di San Severo per verificare la situazione del nosocomio locale. Cosa ha riscontrato? Quali sono i punti di forza e di debolezza dell’Ospedale di San Severo e di quelli degli altri nosocomi della Provincia di Foggia.

Entrare oggi al Masselli-Mascia significa fare un pugno nello stomaco a chiunque abbia un minimo di rispetto per la propria terra. È uno scandalo! Da una parte trovi uomini e donne che lavorano come leoni, medici e infermieri che dovrebbero essere premiati ogni giorno per quello che fanno. Ma dall’altra parte trovi una Regione Puglia assente, indifferente, che ha abbandonato la Capitanata al proprio destino.

Liste d’attesa infinite, macchinari fermi, reparti che cadono a pezzi. C’è chi aspetta otto mesi per un esame salvavita. C’è chi rinuncia a curarsi perché non può permettersi di andare a Bari o a Roma. C’è chi muore in silenzio mentre a Bari fanno conferenze stampa e si fanno i selfie parlando di sanità d’eccellenza. Ma dove vivono questi signori? Non certo qui tra la nostra gente!

E non è solo San Severo. Andate a Manfredonia, a Cerignola, a Lucera: lo stesso identico disastro. Reparti sotto organico, promesse su promesse e poi il nulla. Ci riempiono di parole, ma quando servono fatti concreti spariscono tutti.

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E allora basta! Basta con questa politica che usa la Capitanata solo per fare campagna elettorale e poi la dimentica. Noi non siamo cittadini di serie B. Noi non siamo terra di conquista. O arrivano subito investimenti veri, assunzioni, macchinari nuovi e reparti potenziati… oppure troveranno la gente di Capitanata pronta a ribellarsi, pronta a urlare la propria rabbia in ogni piazza!

Perché la salute non è un favore che qualcuno ci concede. La salute è un diritto e noi siamo stanchi di essere presi in giro. Abbiamo dato troppo e ricevuto briciole. Ora basta.

La misura è colma. La Capitanata merita rispetto, merita fatti, non chiacchiere. E io non mollo di un centimetro finché questo rispetto non arriverà!

 

Lei è stato promotore in Consiglio Regionale di importanti progetti di valorizzazione del territorio: il Sanmarkè FEST di San Marco in Lamis, la Rievocazione della Battaglia di Civitate di San Paolo di Civitate e la proposta di Legge Regionale per la tutela e valorizzazione delle “Batterie alla Sanseverese”, considerate un patrimonio immateriale unico nel suo genere. Ci spiega brevemente le finalità di questi progetti.

Quando parliamo di questi progetti non parliamo solo di feste o di rievocazioni storiche. Parliamo di orgoglio, identità e sviluppo vero. Io ho sempre detto che una terra che non valorizza la propria storia e le proprie tradizioni è una terra destinata a morire.

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Con il Sanmarkè FEST abbiamo portato migliaia di persone a San Marco in Lamis, trasformando un’idea in un evento capace di generare turismo, lavoro per i nostri commercianti, visibilità per le nostre eccellenze. Non è folklore, è economia che entra nelle tasche della nostra gente.

La Rievocazione della Battaglia di Civitate a San Paolo di Civitate è un’altra grande operazione culturale che mette la Capitanata al centro della storia d’Italia. Significa attrarre studiosi, appassionati, famiglie, far girare alberghi, ristoranti, servizi. Significa dire a voce alta: “anche qui ci sono radici profonde che meritano rispetto”.

E poi c’è la mia proposta di legge sulle “Batterie alla Sanseverese”: non sono solo fuochi d’artificio, sono un patrimonio immateriale riconosciuto, unico al mondo. Vanno tutelate, sostenute e trasformate in un volano turistico. Perché quando la gente viene a San Severo per assistere a questo spettacolo unico, non porta solo applausi, porta economia, porta lavoro.

Io credo che valorizzare le nostre tradizioni non sia una cosa secondaria, ma una strategia concreta per creare sviluppo. Mentre altri parlano di identità solo sotto elezioni, io l’ho messa nero su bianco con leggi e progetti reali. Perché questa terra merita di essere raccontata e mostrata con orgoglio, e merita che le nostre radici diventino la forza per costruire il futuro.

Cultura, turismo, lavoro: questa è la mia idea di sviluppo. E nessuno ci convincerà mai che la Capitanata non può farcela.

 

Secondo Lei come rendere sempre più attrattiva la Capitanata? E soprattutto come farla “contare” di più in Regione? Molti giovani abbandonano il nostro territorio per cercare fortuna altrove ed è per questo che dobbiamo arrestare questa “fuga”. Lei cosa ne pensa? Che ricetta ha?

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La Capitanata non ha nulla da invidiare a nessuno. Ha agricoltura, turismo, industria, università. Eppure siamo tra le aree più trascurate della Puglia. Se vogliamo invertire la rotta servono fatti, investimenti veri e progetti concreti, e soprattutto serve una Regione che la smetta di ricordarsi di noi solo quando c’è da prendere voti.

Parliamo di numeri, perché i numeri non mentono:

La disoccupazione giovanile in provincia di Foggia sfiora il 40%, contro una media nazionale del 22%. Quattro ragazzi su dieci, dopo aver studiato, fanno la valigia e vanno via.

Negli ultimi dieci anni la Capitanata ha perso circa 15.000 residenti, molti giovani qualificati che cercano futuro altrove.

Solo il 12% dei fondi europei destinati all’agricoltura pugliese è stato investito in Capitanata, nonostante questa provincia produca quasi il 40% del grano duro italiano e il 50% del pomodoro da industria del Paese.

Allora, cosa fare?

Sulle infrastrutture c’è bisogno di portare a termine i lavori già avviati sull’Alta Velocità e sulla SS16, trasformare Foggia in un vero snodo ferroviario e logistico. Con l’alta capacità, potremmo collegare i nostri prodotti al Nord in meno tempo e a costi minori.

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Sull’agricoltura: completare il collegamento dalla diga del Liscione, così da dare acqua e ossigeno alle nostre campagne. Non è un capriccio, è una necessità vitale per un territorio che vive di agricoltura e che senza acqua muore.

Sul turismo: valorizzare davvero il Gargano e i Monti Dauni, potenziare i collegamenti con San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo e le Isole Tremiti, dove ogni anno arrivano milioni di pellegrini e visitatori. Più servizi significa più presenze, più lavoro, più reddito.

Sulle imprese: creare zone economiche speciali e poli innovativi nelle aree ASI, così che le aziende abbiano vantaggi concreti per insediarsi qui, portando occupazione.

E poi serve una Regione che batta i pugni. Non possiamo più accettare che Bari si prenda la fetta più grande della torta e a noi lascino le briciole. Contare di più in Regione significa pretendere, non chiedere per favore. Significa alzare la voce e dire: “la Capitanata ha dato tanto alla Puglia, adesso è il momento che la Puglia restituisca.”

Io non mi limiterò mai a denunciare: continuerò a portare in Consiglio proposte, numeri, progetti. Perché un ragazzo di San Severo, di Cerignola o di Manfredonia non deve più scappare. Deve poter dire: “qui ho il mio futuro, qui voglio restare.”

La Capitanata non aspetta più. La Capitanata merita e io non smetterò mai di lottare per questo.

 

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I cittadini si sentono sempre meno sicuri, c’è molta incertezza sul futuro, gli anziani hanno paura delle truffe. In tema di sicurezza urbana come tutelare i nostri abitanti?

La Capitanata non ha nulla da invidiare a nessuno. Ha agricoltura, turismo, industria, università. Eppure siamo tra le aree più trascurate della Puglia. Se vogliamo invertire la rotta servono fatti, investimenti veri e progetti concreti, e soprattutto serve una Regione che la smetta di ricordarsi di noi solo quando c’è da prendere voti.

Parliamo di numeri, perché i numeri non mentono:

La disoccupazione giovanile in provincia di Foggia sfiora il 40%, contro una media nazionale del 22%. Quattro ragazzi su dieci, dopo aver studiato, fanno la valigia e vanno via.

Negli ultimi dieci anni la Capitanata ha perso circa 15.000 residenti, molti giovani qualificati che cercano futuro altrove.

Solo il 12% dei fondi europei destinati all’agricoltura pugliese è stato investito in Capitanata, nonostante questa provincia produca quasi il 40% del grano duro italiano e il 50% del pomodoro da industria del Paese.

Allora, cosa fare?

Sulle infrastrutture c’è bisogno di portare a termine i lavori già avviati sull’Alta Velocità e sulla SS16, trasformare Foggia in un vero snodo ferroviario e logistico. Con l’alta capacità, potremmo collegare i nostri prodotti al Nord in meno tempo e a costi minori.

Sull’agricoltura: completare il collegamento dalla diga del Liscione, così da dare acqua e ossigeno alle nostre campagne. Non è un capriccio, è una necessità vitale per un territorio che vive di agricoltura e che senza acqua muore.

Sul turismo: valorizzare davvero il Gargano e i Monti Dauni, potenziare i collegamenti con San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo e le Isole Tremiti, dove ogni anno arrivano milioni di pellegrini e visitatori. Più servizi significa più presenze, più lavoro, più reddito.

Sulle imprese: creare zone economiche speciali e poli innovativi nelle aree ASI, così che le aziende abbiano vantaggi concreti per insediarsi qui, portando occupazione.

E poi serve una Regione che batta i pugni. Non possiamo più accettare che Bari si prenda la fetta più grande della torta e a noi lascino le briciole. Contare di più in Regione significa pretendere, non chiedere per favore. Significa alzare la voce e dire: “la Capitanata ha dato tanto alla Puglia, adesso è il momento che la Puglia restituisca.”

Io non mi limiterò mai a denunciare: continuerò a portare in Consiglio proposte, numeri, progetti. Perché un ragazzo di San Severo, di Cerignola o di Manfredonia non deve più scappare. Deve poter dire: “qui ho il mio futuro, qui voglio restare.”

La Capitanata non aspetta più. La Capitanata merita e io non smetterò mai di lottare per questo.



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