La sostenibilità non come moda, ma come base minima per essere competitivi. Troppo a lungo le aziende – dalle più piccole alle più grandi – hanno interpretato il green come volano di marketing, col risultato che una cultura collettiva su ambiente e impatto non è diventata terreno comune su cui ragionare. «Il focus che tanti Paesi stanno adottando non è darsi obiettivi al buio, ma mappare le aziende e da lì prendere decisioni guidate dai dati. Di recente siamo stati in Qatar, dove stanno rilasciando un obbligo di rendicontazione».
Alessandro Nora, CEO di Metrikflow, è il protagonista della nuova puntata della rubrica Italiani dell’altro mondo. Opera da Berlino, capitale di uno Stato di nuovo al centro delle attenzioni europee. Una guida politica non più salda, l’economia che non galoppa più e i timori rispetto all’evoluzione del conflitto in Ucraina.
La fissa della sostenibilità
Originario di Genova, Nora vive a Berlino da sei anni. «Fin dalle medie mi interessavano questi programmi di scambio con l’estero. In quarta liceo sono stato in Wisconsin, un freddo cane, in un paesino di 10mila persone». Ha ottenuto il diploma americano e non ha più smesso di girare per studiare e fare esperienza. «Mi sono iscritto all’ESCP di Parigi quando era appena nato questo programma di cui mi sono innamorato. Ogni anno in una città diversa: sono stato a Londra, Torino e poi Berlino. L’università mi ha aperto tantissimo la mente».
Con una formazione da business school si era indirizzato su un lavoro da dipendente in una corporate. «Ma all’ESCP sono entrato in contatto con molti imprenditori e startup». Corsi e progetti verticali sul settore lo hanno spinto a virare su un’iniziativa personale. «Ho lanciato la mia prima startup. Staiy era come Zalando per i brand e designer ecosostenibili». L’ha descritta come imprenditoria alle prime armi, terreno ideale per capire come si sbaglia alla svelta e come si raccolgono fondi. «Prima della exit ad IVALO abbiamo raccolto 750mila euro di finanziamenti e offerto più di 300 marchi sul nostro marketplace. Abbiamo vissuto gli alti e i bassi dell’e-commerce nel post-Covid».
Nubi in arrivo sul green?
Ha voluto rimanere concentrato sulla sostenibilità con Metrikflow, la piattaforma ESG per il settore industriale. Ad oggi ha sviluppato una suite software end-to-end per semplificare la rendicontazione carbonica, i report ESG, le valutazioni del ciclo di vita dei prodotti e la valutazione dei fornitori. «Una nostra azienda cliente lavorava con consulenti e per creare report di carbon footprint erano necessarie ore e ore di Excel. Noi garantiamo una riduzione dei tempi del 75% e i costi di compliance calano del 30%».
Come noto, l’Italia non raggiungerà gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Su alcuni punti siamo messi fin peggio rispetto ad alcuni anni fa. Quei Goal erano forse troppo ambiziosi? E che dire delle politiche green dell’UE, che secondo alcune industrie avrebbero forzato le tappe? La neutralità carbonica entro il 2030 è fattibile? «Prima c’era hype attorno alla sostenibilità, mentre ora è normalità e compliance. È un momento difficile a livello europeo: stanno cercando di ridurre costi e difficoltà legati alla compliance su tutti i fronti, cercando di rendere la zona europea più competitiva, sperando lo facciano nel modo giusto per incentivare».
Se prima della pandemia la sostenibilità era in cima all’agenda dei governi (non tutti), ora siamo in uno scenario completamente diverso. La guerra in Ucraina ha fatto impennare i prezzi delle bollette, i rincari erodono il potere d’acquisto delle famiglie, l’incertezza è pane quotidiano per le aziende, che devono capire che succederà con i dazi. Come è possibile ragionare in maniera lucida di sostenibilità?
Riarmo e difesa. Che Germania sarà?
«Le aziende vanno avanti, semplicemente ne parlano meno. Le normative aumentano e le imprese fanno fatica a rendicontare l’impatto carbonico lungo tutta la filiera. Pur avendo dati nei gestionali, è difficile tradurli in report che siano compliant con le richieste. Ci si affida alle big four con costi elevati». Fondata nel 2022, Metrikflow ha finora supportato oltre 50 aziende nel percorso di ESG compliance. «Abbiamo investito molto sul prodotto. Oggi tra i nostri clienti abbiamo Comau e Syngenta».
A Berlino, una delle città di riferimento per il panorama startup in Europa, che aria tira di questi tempi? «Negli ultimi due anni sono emersi diversi fondi di venture capital con focus sulla difesa, e c’è stato un grosso dibattito politico sulla riallocazione di risorse in origine destinate al clima e spostate sulla difesa. Ho amici che hanno deciso di fare pivot per immettersi in questo filone». È il riarmo europeo che detta l’agenda degli ultimi mesi.
Per il resto è la Berlino dei distretti diffusi, come ce la racconta Nora. «In 30 minuti di mezzi pubblici vedi il lato underground e la parte più elegante. Ci sono fondi e densità di talento». C’è, come a Parigi, un hub del calibro di Station F? «Direi che è più decentralizzato. Il governo finanzia molto chi porta uffici e know-how». Metrikflow opera in un verticale che non gode più dell’attenzione stampa di un tempo, ma resta focalizzata sugli scenari di mercato.
«Nel settore bancario ci sono i climate risk: se ci sono asset in zone esposte ad alluvioni è un rischio da valutare. Molte banche stanno iniziando a mettere un climate “risk stress scenario” e per i fondi d’investimento sempre più richieste dai propri investitori su reportistica ESG ». E chi non saprà fornire dati adeguati potrebbe rimanere fuori da molte partite.
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