Il quadro tracciato per il secondo trimestre dalle imprese italiane parla di una cauta ripresa, grazie alla tenuta della domanda interna, alla crescita dell’occupazione e al fatto che le aziende sono tornate a investire. Tuttavia, secondo l’indagine di Banca d’Italia, la fragilità del contesto internazionale, gli effetti dei dazi Usa e la crescente competizione globale sono rischi concreti per la sostenibilità del miglioramento in atto. La ricerca ha fotografato dunque uno scenario ancora fragile, ma con timidi segnali di miglioramento. I giudizi sull’andamento generale restano negativi, comunque in calo rispetto al primo trimestre. Il saldo tra chi vede un miglioramento e chi un peggioramento dell’economia è passato da -30 a -20 punti percentuali, segnale di un recupero di fiducia, seppur in un contesto incerto. Uno dei segnali più incoraggianti arriva dalle vendite: le imprese segnalano un aumento della domanda, con un saldo positivo di 8 punti, il miglior risultato dal 2023.
Industria e PMI le più ottimiste
Il miglioramento della domanda è stato particolarmente marcato nei servizi (saldo da -2 a +11) e tra le imprese orientate al mercato interno (da -2 a +10). Si registra ulteriore miglioramento anche nel settore delle costruzioni. La domanda estera cresce in modo più contenuto: il saldo è salito a +6 punti da +3. Le imprese industriali e di dimensioni minori trainano il risultato, mentre le più grandi segnalano un peggioramento, anche a causa dell’incertezza sulle tariffe Usa. Le attese per il prossimo trimestre restano generalmente positive: solo il 13% delle imprese prevede un calo del fatturato, il dato più basso dalla fine del 2021. Il saldo si attesta a +25 punti, in linea col trimestre precedente. Emergono però timori tra le imprese fortemente esportatrici (oltre due terzi del fatturato all’estero), dove il saldo cala da +26 a +18. L’export complessivo è stabile, ma le grandi imprese segnalano una flessione.
Domanda d’oltreoceano in raffreddamento
Le condizioni operative a breve termine sono leggermente migliorate, con un saldo passato da -7 a -3 punti, soprattutto tra le PMI e nelle aree del Mezzogiorno e del Nord-Est. Ma l’incertezza resta alta. I dazi Usa colpiscono ancora: il 32% delle imprese manifatturiere e il 12% di quelle dei servizi riportano effetti negativi. Nell’industria l’impatto riguarda soprattutto gli ordini diretti, nei servizi è per lo più indiretto.
Occupazione in crescita, soprattutto nelle costruzioni
Il mercato del lavoro dà segnali positivi: per il terzo trimestre si stima una crescita dell’occupazione, con un saldo di +15 punti, stabile rispetto a marzo. Le costruzioni restano il comparto più ottimista (+25), seguite dai servizi (+17) e dall’industria (+10). Migliora anche il clima sugli investimenti: il saldo dei giudizi passa da -17 a -12, tornando ai livelli di fine 2024. Si prevede una crescita della spesa per investimenti fissi nel 2025, con un saldo in aumento da +13 a +17 punti, in tutti i settori.
Inflazione sotto controllo, ma attenzione alla concorrenza cinese
Nel secondo trimestre, la crescita dei prezzi di vendita è rimasta stabile (+1,6% nell’industria, +1,9% nei servizi). Le imprese prevedono una dinamica simile anche nei prossimi 12 mesi. Preoccupano però la concorrenza globale e l’aumento dell’offerta cinese, atteso dal 34% delle imprese manifatturiere e dal 24% di quelle dei servizi, spinto dalle politiche Usa. Quattro aziende su cinque attive solo sul mercato interno, tuttavia, non prevedono impatti rilevanti. L’inflazione attesa è in leggero aumento, ma resta sotto controllo: intorno al 2% su tutti gli orizzonti temporali e al 2,1% a quattro anni.
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