Bisogna svegliare la ’Bella addormentata’ nel bosco digitale. L’economia ravennate tiene ma dà segni di stanchezza e serve un nuovo dinamismo perché l’effetto del Pnrr, che sta tenendo a galla i conti della crescita zero virgola, a breve finirà. Senza contare il fardello dei dazi imposti da Trump. Non c’è grande ottimismo nel Rapporto TrendRa presentato ieri da Cna provinciale di Ravenna che fotografa l’andamento del 2024 ed estende lo sguardo sino al primo trimestre 2025. Un rapporto, come ha evidenziato Fabio Sbaraglia, assessore allo Sviluppo Economico, Commercio, Artigianato, Industria, che può aiutare l’amministrazione comunale “a indirizzare nella giusta via le politiche pubbliche di sviluppo e, se serve, a correggere il tiro”.
Dal rapporto, come ha sottolineato il responsabile dell’Ufficio studi Cna di Ravenna Nevio Salimbeni, emerge il ruolo dell’artigianato come “equilibratore dell’economia locale” che però non può restare ferma pensando di potersi salvare “contando solo sulla propria tradizione e senza considerare le variabili negative legate a demografia, ambiente e fattori geopolitici”. E, infatti, il quadro per le micro e piccole imprese appare complesso. Il primo trimestre 2025 mostra per le imprese ravennati una situazione di forte pressione: i ricavi calano del 3% mentre i costi aumentano del 10,3%, erodendo la marginalità delle imprese. Il settore manifatturiero vive la situazione più difficile, con ricavi in calo del 2,4% e costi che schizzano del 19,4%. Il primo trimestre 2025 registra 32.619 imprese attive (-0,1% rispetto al 2024) e quelle formate da stranieri rappresentano il 13,6% del totale e sono l’unico segmento in crescita (+4,2% le aziende, +4% gli addetti). Le imprese giovanili, pur crescendo in numero (+1,2%), registrano un calo degli addetti del -5,1%. Intanto, le imprese si ristrutturano: Ravenna registra la perdita più alta in Emilia-Romagna (-1,7%), ma contemporaneamente gli addetti crescono del 2%. Il comune di Ravenna conferma il suo ruolo di motore economico con 16.473 unità locali (38,8% del totale) e 62.652 addetti (40,3%), mentre Faenza mantiene la seconda posizione e Cervia la terza. “Ravenna si configura come una realtà economica solida ma chiamata a rinnovarsi – ha detto il presidente di Cna Ravenna Matteo Leoni – Possiamo parlare di un territorio al bivio tra innovazione e marginalizzazione”. E su tutto si abbatte il ciclone dazi di Trump che, come ha rivelato Guido Caselli, responsabile dell’Ufficio studi Unioncamere regionale, “colpirà per almeno 70 milioni le 316 imprese esportatrici ravennati, di cui 40 artigiane”.
Giorgio Costa
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