Nella proposta di bilancio pluriennale dell’Unione Europea per il periodo 2028–2034, presentata il 16 luglio dalla Commissione europea, spicca (pur in presenza di importanti problemi strutturali del programma) un significativo aumento dei fondi destinati a Erasmus+, il celebre programma di mobilità studentesca: si parla di 41 miliardi di euro, con un incremento del 50% rispetto al settennato 2021–2027.
In un comunicato ufficiale, la Commissione sottolinea che “promuovere l’istruzione e i valori democratici” resta una priorità assoluta. L’aumento degli investimenti in competenze – si legge nella nota – rappresenta uno strumento chiave per mettere studenti e lavoratori europei nelle condizioni di affrontare con successo le sfide del mercato del lavoro. “Investire nelle persone – continua la Commissione – significa anche sostenere uno spazio civico vitale e proteggere la libertà artistica e culturale”. Peccato, però, che il programma finanzi sempre meno il pensiero critico e le iniziative con un impatto sostanziale, limitandosi (complice anche un sistema di valutazione al limite dell’opacità, come richiamato anche da recenti interrogazioni parlamentari e inchieste giornalistiche), a sostenere “quello che è in linea con la narrazione europea”.
Un Erasmus+, dunque, che esce rafforzato nella nuova proposta di Ursula e soci. Un bilancio, però, che dovrà essere rivisto dai co-legislatori europei (lo spiegassero anche dalle parti dell’ufficio comunicazione dell’Agenzia Italiana per la Gioventù non sarebbe un peccato), per arrivare alla stesura finale prevista per il prossimo 2027.
Come ogni bilancio che si rispetti dalle parti dell’Ue, che ama introdurre nuovi programmi autoreferenziali e “poste milionarie”, nella nuova proposta di Ursula e soci, è previsto anche il programma AgoraEU, pensato per promuovere, come ricordano i promotori, “i valori condivisi come democrazia, uguaglianza e Stato di diritto, sostenendo al contempo la diversità culturale, i settori audiovisivi e creativi, la libertà dei media e il coinvolgimento della società civile“. Se si andasse, però, a vedere cosa e chi finanzia l’Ue nel mondo, con molta probabilità qualcuno dalle parti della comunicazione istituzionale di Via Sabotino (a Roma), forse impallirebbe.
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