“Banca di Imola in crescita. Famiglie e imprese resilienti”


Doppio lustro al vertice per Giovanni Tamburini, dal 2015 presidente della Banca di Imola, che traccia un bilancio positivo di questi dieci anni (“Per i numeri e perché abbiamo consolidato il nostro rapporto con il territorio”) e sugli scenari futuri avverte: “Occorrono molta attenzione, rispetto delle regole e fiducia nella nostra capacità di adattarsi, forti di un tessuto sociale solido e coeso, oltre che ricco di competenze”.

Presidente Tamburini, dieci anni intensi e stimolanti, ma anche difficili… “All’inizio in particolare. Le crisi del 2008 e del 2012 avevano lasciato un segno importante anche nell’Imolese, specialmente nel settore immobiliare ed edilizio, ma non solo. Ricordo che nel 2015 appostammo a bilancio quasi 20 milioni di euro di rettifiche su crediti deteriorati, a fine 2024 sono stati poco meno di due milioni. Proprio in risposta a quelle crisi, nel 2014 venne istituita l’Unione bancaria europea con il meccanismo di vigilanza unica e di risoluzione unica. Vennero introdotte regole molto stringenti, che portarono fra il 2015 e il 2017 alla liquidazione di ben sette banche in Italia, i cui costi in gran parte sono stati a carico delle altre banche. Banca di Imola fra il 2015 e il 2024 ha speso per questa voce oltre 15 milioni di euro, una cifra enorme”.

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L’ultimo lustro è stato caratterizzato dalla pandemia e poi dalle alluvioni. Come sono stati affrontati quei passaggi? “Hanno messo a dura prova i nostri territori, ma hanno anche mostrato una volta di più la grande capacità di reazione delle nostre comunità, con uno sforzo comune straordinario fra amministrazioni pubbliche e privati per dare adeguate risposte a due emergenze senza precedenti. Banca di Imola ha partecipato con convinzione a questi sforzi, con moratorie e finanziamenti agevolati straordinari, consapevole che i nostri destini sono legati a quelli delle comunità dove operiamo”.

Quale invece il momento più bello della sua presidenza? “Sicuramente quando nel 2022 festeggiammo i 120 anni della Banca e i 25 anni dall’ingresso nel Gruppo La Cassa di Ravenna. Fu bello non solo perché toccammo con mano l’attaccamento speciale a Banca di Imola, nonostante le difficoltà degli anni precedenti, da parte della città e del sistema economico; ma anche perché i dati di bilancio davano chiari segnali che i postumi della crisi del 2012 erano stati superati, aprendo una fase positiva che dura tutt’ora”.

In generale, qual è il bilancio che ritiene di poter tracciare di questi dieci anni? “Sicuramente positivo, sia per i numeri, che sono sempre molto importanti, sia perché abbiamo consolidato il nostro rapporto con il territorio di riferimento, per noi fondamentale. Operiamo con 37 filiali in 4 province, ma il cuore rimane sempre il circondario, dove abbiamo 17 filiali, di cui ben 10 a Imola. È stato un lavoro di squadra, sotto la guida del presidente di capogruppo e dell’Abi, Antonio Patuelli, il nostro punto di riferimento, che ha fra i protagonisti, oltre alla direzione e ai nostri collaboratori, il nostro presidente onorario Alberto Domenicali e il direttore generale di capogruppo, nonché consigliere di Banca di Imola, Nicola Sbrizzi. Tutti concorrono alla crescita e al consolidamento della banca, come espressione del territorio al quale è indissolubilmente legata”.

Banca di Imola ha chiuso un 2024 ampiamente positivo. Cosa aspettarsi dai dati della semestrale di quest’anno? “Verrà portata in Consiglio il 4 agosto, ma i dati di maggio ci consegnano un risultato economico ancora positivo e in crescita rispetto al 2024, con una raccolta che per la prima volta ha superato i 4 miliardi. Questo è il frutto della grande attenzione nel rapporto con la clientela, che ci conferma la sua fiducia, valore per noi fondamentale”.

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In quanto banca del territorio, avete un punto di vista privilegiato su famiglie e imprese. Come stanno oggi? “Imola e il circondario hanno una caratteristica straordinaria, che è quella di avere una propensione al lavoro e all’intrapresa unica. Detto ciò, anche qui sentiamo il peso di una situazione generale piena di incertezze e con prospettive poco chiare. Quindi prudenza e attenzione alle spese, ma anche al risparmio, sono la logica conseguenza. I tassi di nuovo bassi stanno peraltro favorendo gli investimenti nella casa, con una ripresa significativa della richiesta di mutui. A parte qualche inevitabile eccezione, possiamo dire che anche il tessuto delle imprese si sta dimostrando assolutamente resiliente”.

Allargando un po’ gli orizzonti: quanto preoccupa uno scenario internazionale così incerto tra guerre, rincari e dazi? “Molto. Siamo entrati in una fase nuova, dove diversi tradizionali punti di riferimento sembrano venire meno. È comunque una fase di transizione che, con tempi difficili da prevedere, verrà superata. Occorrono molta attenzione, rispetto delle regole e fiducia nella nostra capacità di adattarsi ai nuovi scenari, forti di un tessuto sociale solido e coeso, oltre che ricco di competenze”.



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