Dopo il flop del tavolo ministeriale, occhi puntati sull’incontro del 30 luglio. Al centro i 150 lavoratori di Lecco. La multinazionale Carrier vuole cedere l’intero gruppo, ma finora nessuna garanzia su investimenti e futuro occupazionale
Dopo il sostanziale flop del tavolo ministeriale di metà luglio le parti sociali puntano ora all’incontro in Provincia di mercoledì prossimo a Lecco dove si tornerà ad affrontare la decisione della multinazionale statunitense Carrier Global Corporation di vendere il Gruppo Riello, leader nella produzione di sistemi di climatizzazione. L’incontro successivo sarà di nuovo a Roma, al Mise, per il 22 settembre. Denise Milan, operatrice Fim Cisl Monza Brianza Lecco, afferma che al nuovo tavolo lecchese parteciperà anche una rappresentanza di Regione Lombardia.
Se allo scorso tavolo ministeriale, secondo quanto riferito dai sindacati (Fim, Fiom, e Uilm), i manager del Gruppo Riello sono arrivati «sprovvisti di dati aziendali, di piano industriale e degli investimenti di prospettiva», all’incontro lecchese del 30 luglio «l’azienda non ha garantito la presenza, come ci è stato detto dal capo delle risorse umane».
In gioco, fra sedi italiane ed estere, c’è il futuro del Gruppo con fatturato consolidato annuo di circa 500 milioni di euro (realizzato al 90% in Europa) e dei suoi 1.300 posti di lavoro di cui 660 in Italia: circa 500 tra i siti di San Pietro di Legnago e Volpago del Montello (Treviso) e 150 a Lecco, dove c’è uno dei quattro siti del Gruppo Riello dedicati alle attività di ricerca e sviluppo più un’unità per la commercializzazione del brand Beretta. Carrier ha annunciato a inizio maggio la decisione di «cedere l’intera attività globale di Riello, compresi i marchi Riello, Beretta, Vokèra e Sylber, nonché le attività commerciali, di ricerca e sviluppo e di produzione». Nessuna sede, dunque, è più o meno a rischio di un’altra: si vende tutto e l’advisor (Bank of America) è già all’opera per trovare il miglior acquirente.
Importante anche il quadro di internazionalizzazione in cui si muove Riello, presente all’estero con filiali (in Gran Bretagna, Belgio, Germania, Svizzera, Polonia, Stati Uniti, Canada), Giappone e Cina, oltre a euffici di rappresentanza in Russia e Singapore) e con un ampio network di importatori e partners. Le ragioni dichiarate da Carrier per la vendita stanno in una produzione considerata fortemente legata a caldaie e bruciatori a gas, mentre il Gruppo statunitense è nel pieno di una svolta green sottolineata dall’acquisizione della tedesca Viesseman, leader in tecnologia elettrica e pompe di calore.
Due i problemi principali del dialogo in corso: «L’azienda non ha dato certezze sul piano d’investimento – afferma Milan – e inoltre non è per niente chiaro il perimetro della cessione degli asset di Riello».
L’azienda ha confermato gli investimenti programmati fino al 2025, aggiunge Milan, «ma non ce ne sono per il 2026. Di certo Carrier sta investendo nella transizione green, ma non per Riello che ha un ambito ben definito dato dal settore bruciatori. La preoccupazione è che, avendo l’azienda comunicato l’intenzione di procedere alla transizione green ed essendo il sito di Lecco orientato su un altro tipo di mercato, l’acquisizione porti alla chiusura dello stabilimento», considerando anche che «a Lecco gli addetti sono tutti ingegneri che dovrebbero elaborare progetti verso la transizione green, ma non lo stanno facendo. E’ disarmante – conclude Milan – andare nello stabilimento di Lecco e vedere gli uffici quasi deserti, praticamente in auto gestione: le persone lavorano su indicazioni generiche, senza una finalità concreta, senza obiettivi particolari o elaborazioni di progetti che possano far pensare a una transizione tra bruciatori ed elettrificazione. Temiamo che sia in atto un’operazione di speculazione solo finanziaria».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link