ITS, il dibattito su opportunità e sfide approda a livello Ue


In un momento in cui l’Europa si interroga sul futuro della formazione tecnica post-diploma e sulla crescente carenza di competenze in settori chiave dell’economia, gli Istituti Tecnici Superiori italiani entrano nel dibattito europeo come possibile modello di riferimento. A testimoniarlo, la conferenza “La verticalizzazione della formazione professionale in Europa: il sistema ITS, una storia italiana di successo” ospitata dal Parlamento Europeo (il 2 luglio scorso) dove rappresentanti delle istituzioni, del mondo produttivo e della formazione si sono confrontati sul valore strategico dell’istruzione terziaria professionalizzante.

Promossa dall’eurodeputata Elena Donazzan, vicepresidente della Commissione Industria (ITRE) e membro della Commissione Occupazione e Affari sociali (EMPL), l’iniziativa ha messo al centro del confronto il sistema ITS italiano, analizzandone punti di forza, criticità e potenzialità di sviluppo in chiave europea. I tre panel tematici in programma hanno affrontato temi centrali come la governance multilivello dei fondi europei, il dialogo tra scuola e impresa e le prospettive per l’internazionalizzazione del sistema ITS. L’iniziativa si inserisce nel focus europeo sull’Higher VET (istruzione e formazione tecnica superiore) e ha voluto esplorare il potenziale degli ITS come strumenti di connessione tra sistemi educativi e bisogni occupazionali.

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Tra le esperienze italiane presentate a Bruxelles, anche quella della Regione Puglia, che ha illustrato i risultati raggiunti in termini di offerta formativa, investimenti e occupabilità dei diplomati. «In soli tre anni, abbiamo attivato 229 corsi, investendo 77 milioni di euro e raggiungendo un tasso di occupazione superiore all’80% tra i diplomati» ha affermato l’assessore regionale alla Formazione, Sebastiano Leo, sottolineando la necessità di garantire continuità alle risorse e di rafforzare il ruolo dei territori nella pianificazione della formazione. «Il Pnrr ha dato una spinta importante, ma serve rafforzare il ruolo del Fondo Sociale Europeo Plus (Fse+), tornare allo spirito originario del Fondo di Sviluppo e Coesione e costruire una governance multilivello efficace. La formazione vive nei territori: serve dare loro protagonismo, nel rispetto delle traiettorie strategiche europee» ha continuato l’assessore.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha posto l’accento sulla funzione degli ITS come spazi in cui convergono didattica teorica, formazione pratica e legame con le imprese. Si tratta di un «modello moderno», ha affermato, «che consente il dialogo tra le imprese e il sistema della formazione e offre ai nostri ragazzi strumenti concreti per affrontare il mondo del lavoro». Un concetto condiviso anche dagli altri speaker, che hanno ribadito la necessità di considerare l’istruzione tecnico-professionale non come un canale secondario, ma come una componente complementare nel sistema educativo.

Durante il panel è intervenuta anche Ruth Paserman, Direttrice Generale per il Lavoro della Commissione Europea, che ha citato l’ITS Academy G. Caboto come membro attivo dell’Alleanza Europea per l’Apprendistato (EAfA) e partner dell’iniziativa “Union of Skills”, promossa dalla Commissione UE.

Nel corso del dibattito è emersa anche la proposta di consolidare il modello ITS attraverso investimenti non solo in attrezzature didattiche, ma anche in edilizia scolastica, al fine di realizzare campus moderni e attrattivi, capaci di ospitare anche studenti stranieri. In questo senso, il legame tra internazionalizzazione e formazione territoriale è stato indicato come una possibile leva di sviluppo per i prossimi anni.

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Infine, la vicepresidente del Parlamento Europeo, Antonella Sberna, ha ricordato come gli ITS possano contribuire ad arginare il fenomeno dello spopolamento, offrendo opportunità concrete di occupazione nei contesti locali. Gli ITS, ha spiegato, contribuiscono a concretizzare il cosiddetto “diritto a restare”: la loro conoscenza profonda del tessuto sociale e della vocazione territoriale consente loro di valorizzare le peculiarità locali.

Il confronto a Bruxelles ha evidenziato alcune buone pratiche e aperto riflessioni sulle criticità del settore, a partire dal bisogno di un sistema di finanziamento stabile, un coordinamento più efficace tra livelli istituzionali e una maggiore integrazione tra formazione e domanda di competenze.



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