Salari più bassi e meno tutele, l’allarme di Confcommercio contro i “contratti pirata”


Si diffondono sempre più i cosiddetti “contratti pirata” che ledono gravemente i diritti dei lavoratori e penalizzano gli imprenditori che operano in modo corretto. L’allarme viene rilanciato da Confcommercio Palermo che rivendica la correttezza ed efficacia del contratto collettivo nazionale sottoscritto dalle organizzazioni più rappresentative del settore e mette in guardia le aziende e i lavoratori sui rischi ai quali si va incontro applicando contratti collettivi firmati da sigle sindacali e datoriali di scarsa rappresentatività, creati per abbattere salari e tutele normative. Un fenomeno che Confcommercio vuole combattere con una robusta campagna di informazione e sensibilizzazione per datori di lavoro e lavoratori.

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La seconda edizione del “Manuale sul dumping contrattuale nei pubblici esercizi”, realizzata da Fipe‑Confcommercio con il supporto di Adapt e il sostegno dell’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo, ha accertato che esistono oltre 40 contratti nazionali applicati ai lavoratori del commercio e della ristorazione che vanno a scapito della retribuzione dei lavoratori (anche 200-300 euro in meno in busta paga) a cui non vengono concesse determinate garanzie giuridiche e che mette in atto un meccanismo di concorrenza al ribasso che penalizza ulteriormente le imprese del settore. 

Le simulazioni contrattuali applicate a una decina di profili professionali nel settore dei pubblici esercizi dimostrano che i dipendenti percepiscono salari inferiori, spesso in assenza di quattordicesima, un numero ridotto di ore di formazione e minori coperture assistenziali in caso di malattia. Oltretutto, chi applica i “contratti pirata” rischia di non potere usufruire delle agevolazioni fiscali e contributive previste per i contratti regolari e può andare incontro a sanzioni amministrative e penali e all’obbligo di regolarizzazione. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’uso di contratti collettivi non rappresentativi, come quelli che sostituiscono il Ccnl Fip‑Confcommercio, può comportare l’esclusione automatica da gare pubbliche e in tal senso si è espresso poche settimane fa il Tar della Lombardia.

“La diffusione dei contratti pirata – denuncia Enzo Costa – direttore di Confcommercio Palermo – rappresenta un pericolo concreto per il tessuto economico e sociale perché altera la concorrenza, creando difficoltà alle realtà imprenditoriali che applicano correttamente il contratto nazionale di lavoro. Confcommercio Palermo ribadisce l’impegno a tutela di chi lavora e investe con onestà e chiederà un confronto con i sindacati confederali per lavorare sinergicamente al contrasto di tutte le pratiche scorrette che alterano il mercato e impoveriscono le risorse umane coinvolte”.

Uiltucs Sicilia: “L’applicazione dei contratti pirata sfruttano lavoratori e imprese” 

“L’iniziativa della Confcommercio trova il pieno sostegno della Uiltucs Sicilia. La Uiltucs ha da sempre condannato e osteggiato, fermamente anche attraverso azioni legali, l’applicazione dei contratti pirata, che sfruttano e danneggiano i lavoratori, le imprese e la società nel suo complesso”. Lo dichiara Ida Saja, segretario generale Uiltucs Sicilia. “I contratti pirata – prosegue Saja – sono una violazione dei diritti dei lavoratori, delle norme di sicurezza e delle leggi fiscali. Essi creano un ambiente di lavoro pericoloso e ingestibile, e danneggiano la concorrenza leale tra le imprese. Occorre prevenire e reprimere la pratica di tali contratti, proteggere i diritti dei lavoratori e delle imprese, garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori e promuovere la concorrenza leale e la trasparenza nel mercato de lavoro”. 

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