Modena, 18 luglio 2025 – Croce e delizia: se da un lato i centri estivi, oltre che un’opportunità di socializzazione e sperimentazione di varie attività creative e sportive, restano un concreto aiuto per tanti genitori lavoratori, è anche vero che, negli ultimi tre anni, i costi del servizio sono aumentati esponenzialmente in tutta Italia e, complice il calo demografico, il numero degli utenti è in diminuzione. Con la sospensione delle lezioni scolastiche – che dura dieci settimane se i bambini frequentano la scuola dell’infanzia, tredici per gli altri ordini scolastici – sono tante le famiglie che hanno bisogno del supporto dei centri estivi per i figli. Ma per la maggior parte è un sacrificio economico. Relativamente alle tariffe in aumento, come ha fatto sapere l’Osservatorio Eures/Adoc con una relazione pubblicata il mese scorso, il costo medio settimanale di un centro estivo in Italia si attesta a 173 euro a settimana: in poche parole, per iscrivere un bambino per otto settimane si sfiorano mediamente i 1.400 euro, 1.038 euro se le settimane diventano sei, quasi 700 euro per un solo mese. Costi che rischiano di raddoppiare se i figli da iscrivere sono due, con una media nazionale che tocca i 2.671 euro.
Queste cifre aumentano leggermente se si prendono in esame le principali città del Nord Italia, dove una settimana costa in media 189 euro a bambino, con un aumento del 18,9% rispetto al 2023, quando il medesimo periodo costava 159 euro.
Un salasso per tanti genitori anche a Modena e provincia, anche se, come ha fatto sapere Adoc, sia a livello regionale che locale, le istituzioni emiliano-romagnole hanno cercato di tamponare l’emergenza.
“La regione e diversi comuni tra cui Modena – spiega Manuel Michelacci, presidente Adoc Emilia-Romagna – hanno messo in campo una serie di politiche di sostegno e hanno stanziato risorse superiori rispetto ad altre regioni e comuni italiani. Nonostante l’impegno innegabile, rimane comunque il dato negativo dei costi sempre più alti. Non abbiamo dati specifici relativi a Modena, ma per comprendere la situazione della città, è indicativo guardare a Bologna, che nel giro di due anni è passata da una media di 110 euro a settimana a 172, con un aumento del 56%”. Secondo l’associazione per la difesa dei consumatori, il problema andrebbe affrontato in modo sistematico a livello nazionale.
“Dal nostro punto di vista – prosegue il presidente – è anacronistico che siano Comuni e Regioni a doversi fare carico, in modo disomogeneo, delle politiche di sostegno alle famiglie. Servono misure strutturali a livello nazionale, per evitare disparità territoriali. Tutti gli interventi pensati per agevolare la frequenza dei centri estivi non sono utili solo ai bambini, ma risultano fondamentali anche per conciliare i tempi di vita e di lavoro dei genitori, in particolare delle madri. Per questo, da tempo chiediamo che le spese sostenute per i centri estivi siano detraibili tramite il modello 730”.
Per sostenere le famiglie, a Modena la Giunta comunale, ha approvato l’adesione alla misura regionale per il contrasto alle povertà educative e la conciliazione vita-lavoro attraverso contributi alle famiglie a sostegno delle spese di frequenza ai centri estivi per bambini e ragazzi dai 3 ai 13 anni, fascia d’età che si amplia fino ai 17 nel caso di ragazzi con disabilità.
Per l’estate 2025, tale contributo può arrivare fino a 300 euro per figlio, nel limite di 100 euro a settimana, a copertura totale o parziale della retta dei centri estivi. Per garantire una più ampia partecipazione alle attività, per il 2025 il Comune di Modena ha alzato il limite Isee indicato dalla Regione per l’accesso ai contributi: da 26 a 28mila euro.
Da anni – spiega l’assessora alle Politiche educative, Federica Venturelli – l’impegno del Comune di Modena è di favorire una sempre più ampia partecipazione ai centri estivi, in quanto preziose occasioni educative, di socializzazione e inclusione per bimbe e bimbi della nostra città, ma anche per offrire un supporto concreto alla conciliazione tra vita lavorativa e familiare. In attesa di maggiori e concrete attenzioni alla famiglia da parte del Governo, come Comune, oltre a innalzare il limite Isee per l’accesso alle misure regionali per la fascia 3-13 anni, abbiamo stanziato risorse per garantire il contributo anche alle famiglie con bimbi dai 9-36 mesi, calmierando peraltro le rette delle attività per quest’ultima fascia che richiede maggiori sforzi organizzativi, riconoscendo contributi ai gestori. Inoltre, prosegue lo sforzo dell’Amministrazione di migliorare sempre più l’inclusione, ampliando oltre il limite delle tre settimane la frequenza di bimbi e ragazzi con disabilità, e introducendo azioni innovative, come percorsi formativi ad hoc, finalizzati ad accrescere le competenze dei gestori in materia di disabilità”.
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