ecco come l’Europa spenderà i duemila miliardi del bilancio


L’Europa ha deciso di spendere 2.000 miliardi di euro nel nuovo bilancio 2028–2034, ma non è solo un piano economico: è un manifesto politico, una dichiarazione d’intenti.

Il segnale è chiaro: si taglia l’agricoltura, si triplicano i fondi per i migranti, si potenzia l’apparato militare. È la nuova Unione, sempre più digitale, sempre più armata, sempre meno contadina. La voce più sorprendente è quella legata ai flussi migratori: +200% rispetto al bilancio attuale, per un totale di circa 600 miliardi di euro. Non si tratta solo di accoglienza, ma di un piano integrato high-tech. I nuovi hotspot saranno dotati di scanner biometrici, algoritmi per la valutazione del rischio, sistemi predittivi basati su AI per individuare chi ha maggiori probabilità di integrarsi economicamente. In Germania e nei Paesi Bassi, questi sistemi sono già in fase di test: al migrante viene attribuito un punteggio di “compatibilità sociale e professionale” in tempo reale. In Italia, si punta su voucher-lavoro per le imprese che assumono migranti: 10.000 euro all’anno per ogni lavoratore regolarizzato, con priorità ai settori in crisi di manodopera come logistica, edilizia, servizi alla persona. Previsti anche corsi di lingua e formazione professionale erogati in modalità remota con il supporto di tutor AI, già sperimentati in Francia. Tutto sarà tracciato da una “identità blockchain europea del migrante” che servirà per accedere a welfare, permessi e sanità. Ma se la frontiera è sempre più intelligente, anche il fronte militare non scherza: 161 miliardi di euro destinati alla difesa, con un incremento secco di 131 miliardi. Una parte andrà all’acquisto di 60 caccia F‑35 Lightning II per le forze aeree di Italia, Belgio e Finlandia. Si investirà anche in radar AESA a banda multipla e lunga gittata per lo scudo antimissile europeo: 18 miliardi. Altri 12 miliardi saranno destinati a droni MALE (Medium Altitude Long Endurance) dotati di guida autonoma e cooperazione in sciame, capaci di operare anche in contesti civili, ad esempio nel pattugliamento costiero o nel supporto a operazioni umanitarie. Ma la novità vera sono i 27 miliardi destinati alla guerra cibernetica e alla difesa informatica, con l’apertura di sei centri europei di comando cyber, di cui uno già previsto tra Napoli e Latina. L’obiettivo è contrastare la minaccia ibrida proveniente da Russia, Iran e Cina. In questa corsa verso l’alto, qualcuno resta a terra. Letteralmente. L’agricoltura subisce un taglio del 25%: 140 miliardi in meno rispetto al settennato precedente. Tradotto: meno contributi diretti per le piccole e medie aziende agricole, stop ai fondi per l’irrigazione intelligente, riduzione drastica del sostegno all’agricoltura biologica e al ricambio generazionale. I piani per la transizione verso smart farm con sensori, droni per l’analisi del suolo e automazione dei raccolti resteranno nei cassetti. Coldiretti stima che oltre 15.000 aziende agricole chiuderanno entro il 2030, soprattutto tra Spagna, Italia e Grecia. Nel frattempo, aumenteranno le importazioni di derrate agricole da Tunisia, Ucraina e Brasile, con un inevitabile abbassamento della qualità e perdita di tracciabilità. In sintesi: radar su, terra giù. Si finanziano droni, ma si abbandonano le vigne. Si premia il controllo, ma si disinveste sulla sussistenza. La sicurezza diventa tecnologica, mentre quella alimentare viene affidata al mercato globale. E in tutto questo, i cittadini europei non sono solo spettatori: saranno contribuenti e destinatari di un modello che cambia in profondità la natura del continente. Con una domanda che aleggia: senza cibo, senza agricoltura e senza radici, a cosa serve essere una fortezza?

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