Il dossier sui reati informatici illustrato giovedì mattina dai vertici dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Le imprese più colpite sono quelle del Sud rispetto a quelle del Centro-Nord
«Le imprese italiane devono aumentare i loro sforzi per proteggere le loro
reti dagli attacchi cyber. Lo richiede la direttiva europea Nis 2 che riguarda una platea di oltre 20mila soggetti, ma anche la necessità di essere
competitive sul mercato ed avere un futuro». Così giovedì mattina il
direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi, a margine della presentazione dell’indagine «Digitalizzazione, cybersicurezza e competitività», promossa dalla Fondazione nazionale tra i Cavalieri di gran croce. «Le medie e grandi imprese – afferma Frattasi – hanno già investito sulla sicurezza digitale e sono resilienti e forti rispetto alle piccole che hanno ancora un ritardo che devono recuperare in fretta. Noi le stiamo aiutando attraverso campagne di sensibilizzazione per far capire al nostro tessuto imprenditoriale che fare investimenti nella sicurezza informatica
significa investire sul proprio futuro, sulla competitività».
L’obbligo fra sei mesi
Sempre secondo Frattasi «la minaccia più violenta è rappresentata dal ransomware, un ricatto estorsivo che si accompagna alla sottrazione di dati. A gennaio 2026 le imprese dovranno comunicare gli incidenti informatici di cui sono vittime: si tratta di un patrimonio informativo importante
per costruire una risposta sistemica del Paese. La resilienza non può essere garantita solo da un attore pubblico: chi fa impresa deve investire per proteggere i propri asset e garantirsi l’avvenire».
I dati
Guardando ai dati il 36,7% delle imprese italiane ha subìto un attacco informatico: quelle del Sud in misura maggiore rispetto alle aziende del Centro-Nord (40,1% contro 35,5%). E le medie imprese di più rispetto alle piccole (38,8% contro 34,6%). Lo studio ha riguardato un campione di 824 imprese con un numero di addetti compreso tra 20 e 249, appartenenti ai settori manifatturiero e dei servizi. Tra le tipologie di attacchi il phishing (invio di false email per ottenere informazioni sensibili) è il più diffuso
(81,8%), seguito dallo smishishing (chiamate e messaggi per ottenere informazioni sensibili), con il 23,6%, l’intrusione nei sistemi informatici tramite malware (19,6%) ed il furto di file con richiesta di riscatto (12,5%).
Due aziende su tre (il 64%) sono dotate di una funzione interna di cybersecurity, mentre il 22,9% ha una funzione esterna ed il 12,6% non ha
una funzione.
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