Patto per i salari, firma sospesa: i sindacati chiedono impegni più stringenti – Cronaca


TRENTO. I giochi sembravano quasi fatti, ma alla fine il confronto sul Patto per la crescita delle imprese e politiche salariali portato avanti tra il vicepresidente e assessore allo sviluppo Achille Spinelli, le parti datoriali e le parti sindacali si è concluso con un nulla di fatto. Per ora. La situazione però è in divenire: da una parte Cgil, Cisl e Uil hanno apprezzato lo sforzo di individuare contenuti comuni sul tema delle basse retribuzioni in Trentino, mentre datori di lavoro e Provincia non vorrebbero modificare il protocollo già avviato.

Quello che, per far fronte al calo di manodopera e demografico, e alle crescenti sfide competitive che conducono il Trentino ad uno stato di stagnazione, hanno fatto mettere sul piatto 290milioni di euro di incentivi a fondo perduto e 348 milioni di investimenti. Per ora dunque la palla è tornata al centro, in attesa anche delle dichiarazioni del presidente Fugatti in Giunta.

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Al cuore del contendere quei circa 25mila dipendenti che pur lavorando nel pubblico sono dipendenti di imprese appaltate o in convenzione, una sorta di figli di un dio minore perché, pur svolgendo mansioni essenziali per il funzionamento dei servizi pubblici, dalle mense agli asili nido, dalle pulizie alla sanità privata in convenzione, non hanno abbastanza tutele.

L’idea sarebbe quella di prendere esempio da ciò che accade in Alto Adige, dove i contratti di secondo livello permettono di offrire le giuste tutele anche in caso di contratti nazionali non rinnovati, e fare in modo che questo possa aiutare anche i lavoratori trentini a recuperare la perdita di salario dovuta all’inflazione.«Pur ritenendo positivo il percorso intrapreso in questo lungo periodo di confronto, riteniamo che la bozza vada integrata con impegni più stringenti sul piano della contrattazione collettiva di secondo livello per gli addetti dei servizi esternalizzati e convenzionati, individuando tra l’altro dei meccanismi che possano essere utili e funzionali anche in caso di mancato rinnovo dei contratti nazionali», ribattono Cgil, Cisl e Uil. Tre sono soprattutto i punti che interessano i sindacati: inserire tra gli obiettivi del Patto il sostegno alle imprese anche «attraverso incentivi erogati in modo selettivo a seguito di processi valutativi». In particolare si dovrebbe puntare ad una maggiore produttività promuovendo gli investimenti privati in ricerca e sviluppo, e gli investimenti pubblici in conoscenza e nelle politiche attive del lavoro.

Quindi la Provincia si dovrebbe impegnare nell’avvio «di un’analisi delle condizioni di lavoro degli addetti delle aziende dei servizi pubblici esternalizzati, per verificarne tra l’altro la copertura con contratti collettivi non scaduti, i livelli salariali, la presenza di contrattazione di secondo livello, la distribuzione oraria e i modelli organizzativi adottati». E infine Cgil, Cisl e Uil si dovranno impegnare a promuovere nella contrattazione collettiva di secondo livello, oltre ai miglioramenti delle condizioni economiche, istituiti che rafforzino la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, «gli strumenti di conciliazione, le pari opportunità e il diversity e age management».Le organizzazioni sindacali hanno dunque chiesto e ottenuto di portare avanti ancora il dialogo. «Il nostro obiettivo è arrivare alla sottoscrizione di un’intesa che poi traduca gli impegni in azioni concrete che migliorino sia il funzionamento del sistema economico locale, sia occupazione e retribuzioni». Quello del «Patto per la crescita delle imprese e politiche salariali», inizialmente chiamato «Patto per la crescita dele imprese e politiche sociali» parte da un problema serio ed attuale: il Trentino affronta oggi la sfida cruciale di rilanciare la produttività per mantenere competitività economica e coesione sociale in un contesto europeo sempre più esposto a tensioni globali. Sebbene dunque la Provincia goda di livelli di produttività pro capite più alti della media nazionale, da vent’anni si assiste a una stagnazione, mentre regioni europee comparabili registrano un +30%.

Nel contesto di una crescente incertezza internazionale, acuita da nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti e da una crescita globale rivista al ribasso, il Trentino vuole dare un segnale, e lanciare un piano d’azione condiviso tra istituzioni, imprese e sindacati. Al centro del programma anche la qualificazione del capitale umano. E se la Provincia ci mette il capitale, le imprese sono chiamate ad aumentare investimenti in tecnologia, formazione, sostenibilità e qualità del lavoro, promuovendo una maggiore responsabilità sociale. B.G.

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