Ha le caratteristiche per essere un terremoto l’inchiesta giudiziaria che a Milano ha coinvolto l’assessore comunale Giancarlo Tancredi e l’imprenditore Manfredi Catella, ma vede indagati anche altri personaggi, come l’architetto Stefano Boeri e il sindaco Beppe Sala.
Le accuse riguardano la corruzione e il falso nel settore dell’urbanistica, che da tempo – e non solo a Milano – è al centro delle polemiche e delle lotte a causa di progetti urbanistici avversati da segmenti della cittadinanza per il tipo di trasformazione che produrrebbero.
Lo sviluppo urbanistico di Milano, l’inchiesta giudiziaria e la necessità di una moratoria
La città di Milano sembra primeggiare in una tendenza che riguarda anche grandi capoluoghi italiani e che vede società di capitali, specie fondi finanziari, esercitare una forte pressione e, da sponda, l’Amministrazione comunale assecondare un tipo di sviluppo urbanistico attraverso parole chiave come “riqualificazione”, “rigenerazione” e “attrattività”.
Da tempo la studiosa di politiche urbane e giornalista Lucia Tozzi segue le vicende che riguardano il capoluogo lombardo, a cui ha dedicato anche un libro intitolato “L’invenzione di Milano”.
È a lei che abbiamo chiesto un commento sull’inchiesta giudiziaria, ma più in generale sulle dinamiche dei processi urbanistici.
«Questo ultimo risvolto mi ha stupito perché ha sfondato un ulteriore livello – afferma Tozzi – A Milano noi che lottiamo da tempo siamo stati contenti, non tanto per l’inchiesta in sè, ma perché quello che esce dalle carte è una conferma, ma molto più dettagliata, di quello che pensiamo, cioè che questo tipo di governo della città, formato dalla razionalità neoliberale e dall’ideologia del privato, porti inesorabilmente, a furia di sostenere la deregolamentazione, a sfalciare prima legalmente, poi anche illegalmente, qualunque regola che protegga l’interesse pubblico».
Tozzi si sofferma proprio sulla campagna che vede nelle regole un ostacolo alla libertà di impresa, che è alla base poi di fenomeni anche illegali come quelli che vengono prefigurati a Milano.
Nell’inchiesta di Milano alcuni imprenditori e soggetti finiti sotto la lente dei magistrati sono coinvolti nei progetti che riguardano gli scali, aree di grandi dimensioni al centro di appetiti urbanistici.
Ma a parte ciò che è finito nei fascicoli giudiziari, in questi anni a Milano sono stati diversi i progetti urbanistici che hanno sollevato proteste e lotte da parte della cittadinanza.
«Sicuramente tra questi c’è la questione dello stadio – sottolinea la giornalista – che il sindaco vuole assolutamente vendere, ma non alle società sportive: a fondi di dubbio riconoscimento, per realizzarne uno più piccolo e di lusso». La battaglia dura da anni e ha visto una forte opposizione sociale.
Altro progetto molto discusso riguarda la riqualificazione di Piazzale Loreto, luogo storico, epicentro della Liberazione del 25 aprile 1945, dove venne appeso il corpo senza vita di Benito Mussolini.
Il Comune di Milano ha lanciato un bando pubblico per la riqualificazione della piazza, ma il progetto che finisce nelle mani di un imprenditore privato viene contestato perché trasformerebbe il luogo in un centro commerciale.
Inchieste o meno, il problema dello sviluppo urbanistico incarnato da quello che viene definito il “modello Milano” risulta comunque problematico. «E anche se cambiasse l’Amministrazione il problema non sarebbe risolto», sottolinea Tozzi.
È per questo che la studiosa sottolinea la necessità di una prima misura fondamentale: una moratoria sui progetti urbanistici, in particolare quelli più discussi, «per fermarsi a ridiscutere e rimettere al centro l’interesse dei cittadini».
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