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In un mondo sempre più attento alle questioni ambientali, sociali e di governance, gli investimenti sostenibili stanno assumendo un ruolo centrale nel ridisegnare il futuro della finanza. Non si tratta più soltanto di ottenere rendimenti economici, ma di orientare i capitali verso progetti e imprese che generano anche un impatto positivo per la società e il pianeta.

Un esempio concreto è rappresentato dal fondo “Investimenti Sostenibili” di Sella Sgr, che da dieci anni misura e rendiconta in modo trasparente i risultati ambientali e sociali delle proprie attività di investimento, dimostrando come la finanza possa diventare uno strumento efficace per costruire un’economia più resiliente e inclusiva.

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In questo articolo analizziamo nel dettaglio cosa sono gli investimenti sostenibili, perché sono sempre più rilevanti, come funzionano e quali opportunità e sfide comportano per investitori e società.

Cosa sono gli investimenti sostenibili

Gli investimenti sostenibili rappresentano una strategia finanziaria che combina la ricerca di rendimento economico con l’impegno a generare un impatto positivo a livello ambientale, sociale e di governance (ESG). Questo approccio si basa sull’idea che le decisioni di investimento non debbano limitarsi alla sola analisi finanziaria tradizionale, ma debbano tenere conto anche di fattori extra-finanziari, come le emissioni di CO₂, le condizioni di lavoro nelle filiere globali, la diversità nei consigli di amministrazione o la trasparenza aziendale.

A differenza degli investimenti tradizionali, quelli sostenibili mirano a sostenere aziende, enti o progetti che promuovono modelli di business responsabili e resilienti, allineati con la transizione ecologica, l’inclusione sociale e la buona governance. I settori coinvolti spaziano dalle energie rinnovabili alla mobilità elettrica, dall’edilizia green alla microfinanza nei Paesi in via di sviluppo, fino all’agricoltura rigenerativa e alla sanità accessibile.

La rapida crescita di questi strumenti negli ultimi anni è stata favorita da più fattori: la maggiore sensibilità degli investitori retail e istituzionali, la pressione di consumatori e stakeholder verso comportamenti più etici, e un quadro normativo in evoluzione. In Europa, ad esempio, l’introduzione del Regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) obbliga gli operatori finanziari a dichiarare il grado di sostenibilità dei propri prodotti e a classificare gli strumenti di investimento secondo specifici criteri.

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Queste evoluzioni stanno modificando radicalmente la definizione stessa di “performance”. Oggi, non basta ottenere un rendimento positivo: un investimento viene considerato realmente efficace se genera anche valore a lungo termine per l’ambiente e la collettività, minimizzando i rischi futuri e contribuendo a un’economia più equa e sostenibile.

Perché sono importanti per l’economia e il pianeta

Gli investimenti sostenibili sono oggi una risposta strutturale a sfide globali sempre più urgenti e interconnesse: dal cambiamento climatico alla perdita di biodiversità, dalle disuguaglianze sociali al deterioramento delle risorse naturali. Non si tratta di un’opzione ideale per pochi investitori sensibili, ma di una leva strategica per la transizione verso un’economia più resiliente, inclusiva e a basso impatto ambientale.

Investire in modo sostenibile significa canalizzare i capitali verso soluzioni ad alto impatto positivo: innovazione tecnologica, infrastrutture verdi, energie rinnovabili, salute accessibile e modelli di produzione sostenibile nonché di economia circolare. Questi investimenti non solo promuovono una crescita responsabile, ma contribuiscono concretamente al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’ONU, il piano d’azione globale per affrontare le sfide ambientali, economiche e sociali entro il 2030.

Dal punto di vista macroeconomico, gli investimenti sostenibili promuovono una maggiore stabilità del sistema finanziario, incentivano una gestione più oculata dei rischi di lungo termine (come quelli climatici o reputazionali) e stimolano la competitività delle imprese che adottano pratiche ESG. I capitali indirizzati verso modelli più sostenibili contribuiscono inoltre a ridurre le esternalità negative, migliorando l’efficienza dei mercati e il benessere collettivo.

A livello micro, offrono a investitori privati, istituzionali e fondi pensione la possibilità di conciliare rendimento e responsabilità, senza sacrificare la redditività. La crescente disponibilità di prodotti trasparenti e misurabili – come i fondi classificati ai sensi dell’Articolo 8 e 9 del Regolamento SFDR – consente di costruire portafogli coerenti con valori etici, orientati al lungo termine e sempre più richiesti anche dalle nuove generazioni.

Sella Sgr: dieci anni di impatto positivo con il fondo “Investimenti Sostenibili”

Un decennio di risultati tangibili per ambiente e società

Il fondo “Investimenti Sostenibili” di Sella Sgr, nato nel 1999 come fondo etico, convertito nel 2015 in uno dei primi fondi comuni in Italia con una politica di investimento a impatto e dal 2021 classificato come “prodotto finanziario che persegue obiettivi di investimento sostenibili” ai sensi dell’Articolo 9 del Regolamento SFDR, celebra dieci anni di rendicontazione ESG con numeri significativi.

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Secondo l’ultimo Report di Impatto – che è diventato sempre più rilevante con l’aumento delle richieste di informazioni precise riguardo alla sostenibilità e alla responsabilità sociale nel settore finanziario – il fondo ha garantito:

  • Accesso a cure sanitarie a 582.000 persone
  • Produzione di oltre 440.000 MWh di energia rinnovabile
  • Evitato lo smaltimento di oltre 17.000 tonnellate di rifiuti

Questi risultati dimostrano come un fondo possa coniugare performance finanziaria e impatto concreto, contribuendo al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030.

I risultati del 2024 e l’evoluzione del modello di investimento

Nel solo 2024, il fondo ha ulteriormente rafforzato il proprio impegno generando un impatto positivo misurabile in molteplici ambiti in Italia e all’estero:

  • 135,7 milioni di litri d’acqua risparmiati
  • 1.078 MWh di energia risparmiata
  • 161 contatori intelligenti installati
  • 894 tonnellate di rifiuti evitate
  • 16.781 tonnellate di CO₂ evitate
  • 40.566 MWh di energia rinnovabile prodotta
  • 18 MW di energia da fonti rinnovabili installata
  • 105 posti di lavoro tra creati e salvati
  • 35 microprestiti erogati a PMI
  • 565 studenti sostenuti in percorsi educativi
  • 16 persone accolte in soluzioni di social housing
  • 790 ettari di terreno recuperato

Secondo Mario Romano, AD e Direttore Investimenti di Sella Sgr:

Per Sella SGR la sostenibilità è da sempre parte integrante della propria identità piuttosto che una risposta a una tendenza del momento. Operare nella finanza sostenibile, in un contesto internazionale sempre più complesso, richiede scelte chiare, metodo e visione di lungo periodo. Giunto alla decima edizione, il Report di Impatto del fondo Investimenti Sostenibili testimonia il nostro costante impegno nel promuovere modelli di sviluppo virtuosi, considerati non solo una responsabilità, ma anche una leva per interpretare meglio i rischi e cogliere le opportunità in un’economia in trasformazione.

Un approccio integrato tra rendimento e impatto

Il fondo “Investimenti Sostenibili” di Sella Sgr si distingue per un approccio integrato che bilancia in modo sinergico rendimento, gestione del rischio e impatto positivo. La strategia di selezione degli strumenti finanziari si basa su un doppio filtro: da un lato l’analisi ESG, che valuta il comportamento ambientale, sociale e di governance delle aziende; dall’altro la tradizionale valutazione finanziaria, volta a garantire solidità e potenziale di crescita. Il portafoglio, articolato su circa 195 strumenti, comprende obbligazioni green, sociali e sustainability, insieme a titoli azionari selezionati.

Questa struttura consente di sostenere finanziariamente progetti innovativi in tutto il mondo, che spaziano dalla produzione di calzature sportive realizzate con plastica recuperata dagli oceani, al rafforzamento di filiere agricole sostenibili con interventi a tutela delle foreste e della coltivazione responsabile del cacao in America Latina, Africa e Asia.

Il fondo partecipa inoltre al finanziamento di impianti per la trasformazione di scarti alimentari in compost e di grassi alimentari in biodiesel, e l’impiego dell’intelligenza artificiale nella ricerca scientifica per accelerare la scoperta di nuove terapie mediche.

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Oltre all’impatto generato attraverso gli investimenti diretti, il fondo destina ogni anno una parte del proprio patrimonio a iniziative filantropiche e ambientali. Solo nell’ultimo decennio, sono stati devoluti oltre 2,6 milioni di euro a sostegno di progetti solidali, per un totale che supera i 3,8 milioni dalla sua creazione nel 1999. Un impegno concreto che riflette una visione di lungo periodo, in cui il capitale diventa motore di progresso sostenibile.

Come funzionano gli investimenti sostenibili

Gli investimenti sostenibili si basano su un processo strutturato che integra criteri ESG (Environmental, Social, Governance) in tutte le fasi della selezione e gestione dei portafogli. Il funzionamento non si limita alla semplice esclusione di settori controversi, come il tabacco o i combustibili fossili, ma si estende a una valutazione attiva della qualità ambientale, sociale e di governance delle aziende o dei progetti finanziati.

Il primo passo è l’analisi ESG, condotta attraverso metodologie proprietarie o rating esterni, che consente di identificare i soggetti più virtuosi in termini di sostenibilità. Questa fase può includere indicatori come la riduzione delle emissioni, il rispetto dei diritti umani, la parità di genere, la trasparenza nella gestione aziendale e la tracciabilità delle filiere produttive.

A seguire, si applicano modelli di valutazione finanziaria integrata, in cui i dati ESG vengono affiancati alle metriche economiche tradizionali per comprendere meglio il profilo di rischio-rendimento nel medio-lungo periodo. L’approccio “double materiality” considera sia l’impatto finanziario dei fattori ESG sull’azienda, sia l’impatto dell’azienda sull’ambiente e sulla società.

La costruzione del portafoglio si completa con la scelta di strumenti specifici: obbligazioni green, sociali o sustainability-linked, azioni di imprese certificate ESG, fondi tematici, ETF sostenibili o investimenti a impatto. A seconda del livello di ambizione, i prodotti si collocano su un continuum che va dalla semplice integrazione ESG all’impact investing, dove l’obiettivo primario è generare un impatto positivo misurabile, come nel caso del fondo “Investimenti Sostenibili” di Sella Sgr.

Infine, un elemento chiave è la rendicontazione trasparente e periodica dei risultati. I fondi sostenibili più avanzati pubblicano report di impatto dettagliati, che mostrano in termini quantitativi i benefici ambientali e sociali generati: energia rinnovabile prodotta, CO₂ evitata, posti di lavoro creati, studenti formati, ettari di terreno recuperati. Questo permette agli investitori di monitorare non solo la performance finanziaria, ma anche il valore generato per la collettività.

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Approcci ESG nelle decisioni di investimento

L’integrazione dei criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nelle decisioni di investimento può avvenire attraverso una pluralità di approcci, ciascuno con finalità, strumenti e livelli di coinvolgimento differenti. Questi metodi non sono tra loro alternativi: spesso vengono combinati per costruire portafogli che rispecchino al meglio le preferenze di sostenibilità degli investitori e le strategie dei gestori. Sul mercato italiano si individuano sette principali approcci ESG.

Le esclusioni consistono nell’eliminare dall’universo investibile determinati settori o aziende in base a valori etici o rischi reputazionali, come nel caso di armi, tabacco o combustibili fossili. Le convenzioni internazionali, invece, orientano le scelte di investimento sulla base dell’adesione a standard globali riconosciuti (es. ONU, OCSE, ILO). Con l’approccio best in class, si selezionano o si sovrappesano gli emittenti che dimostrano le migliori performance ESG all’interno di un determinato settore.

Gli investimenti tematici concentrano il portafoglio su temi legati alla sostenibilità, come energie rinnovabili, salute o gestione idrica. L’engagement rappresenta una forma attiva di coinvolgimento degli investitori con le aziende in cui investono, per promuovere pratiche più sostenibili e una maggiore trasparenza. L’impact investing punta invece a generare un impatto sociale o ambientale misurabile, accanto a un ritorno finanziario: esempi includono la microfinanza o l’edilizia sociale. Infine, con il voting, gli investitori esercitano i diritti di voto su temi ESG durante le assemblee societarie, contribuendo direttamente alla governance sostenibile delle imprese.

Questi approcci riflettono l’evoluzione della finanza verso una maggiore responsabilità e consapevolezza del proprio ruolo nella transizione sostenibile, e offrono agli investitori una gamma di strumenti per allineare i propri capitali agli obiettivi di sostenibilità.

Quali sono i vantaggi degli investimenti sostenibili

Valore di lungo termine

Uno dei principali vantaggi degli investimenti sostenibili è la loro capacità di generare valore nel lungo periodo, grazie a una visione strategica orientata alla gestione dei rischi futuri. Le imprese che adottano pratiche ESG sono spesso più resilienti alle crisi, meno esposte a controversie reputazionali e più pronte ad affrontare normative ambientali e sociali sempre più stringenti.

Riduzione del rischio

L’integrazione dei fattori ESG consente di mappare e mitigare rischi sistemici spesso trascurati dalle analisi tradizionali: dal rischio climatico alle violazioni dei diritti umani, fino ai gap di governance interna. Questa prospettiva olistica aiuta gli investitori a evitare aziende e settori potenzialmente vulnerabili.

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Opportunità di crescita

Il focus su sostenibilità apre l’accesso a settori ad alto potenziale di crescita, come le energie rinnovabili, la mobilità elettrica, l’efficienza energetica, la tecnologia medicale e l’agricoltura rigenerativa. Questi comparti sono al centro delle strategie pubbliche e private per la transizione ecologica e digitale, e attraggono crescenti volumi di capitale.

Allineamento valoriale

Gli investimenti sostenibili permettono a individui e istituzioni di allineare il portafoglio finanziario con i propri valori etici, contribuendo attivamente a un’economia più equa e responsabile. Questo approccio è particolarmente apprezzato dalle nuove generazioni, sempre più attente alla coerenza tra scelta finanziaria e impatto sociale.


Quali sono gli ostacoli agli investimenti sostenibili

Mancanza di standard omogenei

Uno dei principali ostacoli alla diffusione degli investimenti sostenibili è l’assenza di criteri ESG uniformi a livello globale. La molteplicità di framework, metodologie di rating e metriche di impatto rende difficile confrontare i prodotti tra loro e può generare confusione sia per gli investitori retail che per quelli istituzionali.

Rischio di greenwashing

In un mercato in rapida crescita, si moltiplicano i casi di greenwashing, ovvero la promozione di prodotti come “sostenibili” senza una reale coerenza con pratiche ESG. Questo fenomeno danneggia la credibilità del settore e rende necessario un rafforzamento dei controlli, della trasparenza e delle normative di disclosure.

Limitata disponibilità di dati

Un altro freno significativo è la scarsa disponibilità di dati ESG affidabili, completi e comparabili, soprattutto nei mercati emergenti o tra le PMI. La mancanza di informazioni limita la capacità degli analisti di effettuare valutazioni accurate e penalizza le aziende che operano in modo virtuoso ma non sanno comunicarlo in modo efficace.

Il ruolo della regolamentazione: SFDR, Tassonomia UE e Nature Credits

Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata un pilastro sempre più centrale nel mondo della finanza. Ma per evitare che questa trasformazione si limiti a slogan o operazioni di facciata (greenwashing), l’Unione Europea ha introdotto un sistema normativo rigoroso. Al centro di questo impianto si trovano due strumenti chiave: il Regolamento SFDR e la Tassonomia UE.

SFDR: classificare e rendicontare la sostenibilità finanziaria

Il Regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation – Reg. UE 2019/2088) obbliga gli operatori finanziari europei a comunicare in modo chiaro e standardizzato quanto e come i loro prodotti prendano in considerazione i fattori ESG (ambientali, sociali e di governance). L’obiettivo è duplice: offrire maggiore trasparenza agli investitori e contrastare pratiche scorrette o ambigue in materia di sostenibilità.

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La SFDR prevede tre principali categorie di prodotti finanziari:

  • Articolo 6: prodotti che non integrano in modo rilevante fattori ESG;
  • Articolo 8: prodotti che promuovono caratteristiche ambientali e/o sociali, ma non necessariamente con obiettivi di impatto sostenibile;
  • Articolo 9: prodotti che hanno come obiettivo dichiarato un investimento sostenibile, con obblighi precisi di misurazione e rendicontazione dell’impatto generato.

Dal 2023, i gestori sono inoltre tenuti a utilizzare modelli standard di rendicontazione (precontrattuale, periodica, su sito web), rendendo più facile per gli investitori confrontare tra loro fondi e strategie.

I fondi classificati ai sensi degli Articoli 8 e 9 del Regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) sono due categorie di prodotti finanziari che integrano la sostenibilità in modi diversi:

Fondi Articolo 8 (“light green” o fondi con integrazione ESG)

Questi fondi promuovono caratteristiche ambientali o sociali, ma non necessariamente hanno un obiettivo di impatto misurabile. Devono però integrare criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nei processi decisionali di investimento, ad esempio evitando imprese con pratiche dannose o privilegiando aziende con buone pratiche ESG. Rientrano in questa categoria molti fondi che adottano un approccio di “esclusione” o “best in class”.

Fondi Articolo 9 (“dark green” o fondi ad impatto sostenibile)

Questi fondi hanno come obiettivo investimenti sostenibili espliciti, mirati a realizzare un impatto positivo e misurabile dal punto di vista ambientale o sociale. Devono dimostrare chiaramente come i loro investimenti contribuiscano a obiettivi di sostenibilità, come la riduzione delle emissioni o il miglioramento delle condizioni sociali, e rendicontarne i risultati. Sono fondi orientati a soluzioni di impatto, come investimenti in energie rinnovabili, infrastrutture verdi o progetti sociali.

Tassonomia UE: una bussola per gli investimenti verdi

Complementare alla SFDR è la Tassonomia UE, introdotta con il Regolamento UE 2020/852. Si tratta di una vera e propria classificazione tecnica che definisce quali attività economiche possono essere considerate “sostenibili” dal punto di vista ambientale.

Per essere allineata alla Tassonomia, un’attività deve:

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  1. Contribuire in modo sostanziale a uno dei sei obiettivi ambientali europei, tra cui la mitigazione del cambiamento climatico o l’uso sostenibile delle risorse;
  2. Non arrecare danno significativo agli altri obiettivi (principio DNSH – Do No Significant Harm);
  3. Rispondere a requisiti minimi di tutela sociale e dei diritti umani.

In pratica, la Tassonomia fornisce una guida oggettiva per distinguere tra investimenti realmente verdi e iniziative che lo sono solo in apparenza.

Roadmap UE per i Nature Credits: valorizzare gli investimenti nella biodiversità

La Commissione Europea ha presentato una “Tabella di marcia per i Crediti per la Natura” con l’obiettivo di incentivare gli investimenti privati nella protezione e nel ripristino degli ecosistemi naturali. Questa iniziativa mira a integrare la natura nei bilanci economici, riconoscendo il valore degli ecosistemi e promuovendo azioni concrete per la biodiversità.

Secondo la Commissione, il 75% delle imprese dell’eurozona dipende direttamente dalla natura, sottolineando l’importanza di investire nella sua conservazione. La roadmap prevede l’adozione di standard per le azioni “nature-positive” e l’avvio di progetti pilota per testare l’efficacia dei Nature credits. Una consultazione pubblica è aperta fino al 30 settembre 2025 per raccogliere contributi e perfezionare le strategie proposte.


Investimenti sostenibili, ESG, SRI e impact investing: cosa cambia?

Nel mondo della finanza sostenibile, termini come ESG, SRI e Impact Investing vengono spesso utilizzati in modo intercambiabile. Tuttavia, si tratta di approcci distinti, con finalità e metodologie differenti. Comprendere le loro differenze è fondamentale per investitori, consulenti finanziari e aziende che vogliono agire in modo consapevole e coerente con i propri valori.

Investimenti ESG: si basano sull’analisi dei fattori ambientali (E), sociali (S) e di governance (G) per valutare rischi e opportunità legati alla sostenibilità. L’obiettivo è migliorare il profilo rischio/rendimento del portafoglio, senza necessariamente perseguire un impatto diretto sul piano sociale o ambientale.

Investimenti sostenibili: rappresentano un concetto più ampio, che include qualsiasi strategia volta a orientare i capitali verso attività economiche in grado di generare benefici ambientali o sociali nel lungo termine. Gli investimenti ESG ne sono una componente, ma non l’unica.

SRI (Socially Responsible Investing): si distingue per l’adozione di criteri etici e valoriali, escludendo determinati settori (come armi, tabacco, pornografia) e selezionando solo le aziende che rispettano principi di responsabilità sociale. L’SRI punta quindi a una coerenza tra rendimento finanziario e convinzioni personali o istituzionali.

Impact investing: è l’approccio più orientato all’azione, in quanto mira a generare un impatto sociale o ambientale positivo e misurabile, oltre al ritorno finanziario. Rientrano in questa categoria, ad esempio, gli investimenti in microfinanza, social housing o green bond legati a progetti specifici.

Cosa significa ESG: Environmental, Social and Governance

L’approccio ESG è un metodo di valutazione delle aziende e dei prodotti finanziari basato su tre dimensioni non finanziarie:

  • E (Environmental): impatto ambientale, emissioni di CO₂, uso dell’energia, gestione dei rifiuti.
  • S (Social): relazioni con i dipendenti, rispetto dei diritti umani, inclusione, sicurezza sul lavoro.
  • G (Governance): trasparenza, etica aziendale, composizione del board, lotta alla corruzione.

I criteri ESG non escludono automaticamente nessun settore, ma misurano e integrano i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità, migliorando il processo decisionale d’investimento. Sono adottati soprattutto da gestori di fondi, analisti e investitori istituzionali.

Obiettivo: ottimizzare il rapporto rischio-rendimento integrando considerazioni ambientali, sociali e di governance.

Cos’è il SRI: Socially Responsible Investing

L’investimento socialmente responsabile (SRI) è una strategia che si basa su valori etici e morali. A differenza dell’approccio ESG, l’SRI applica criteri di esclusione, eliminando dal portafoglio aziende o settori considerati controversi o dannosi. Esempi tipici di esclusione:

  • Industrie del tabacco, armi, carbone, gioco d’azzardo.
  • Aziende coinvolte in violazioni dei diritti umani o in pratiche di corruzione.
  • Attività incompatibili con i principi religiosi o sociali degli investitori.

Esistono anche forme di SRI positivo, che privilegiano imprese con forte impatto sociale o ambientale positivo.

Obiettivo: allineare il portafoglio di investimento con i valori morali e le convinzioni etiche dell’investitore.

Cos’è l’Impact Investing: investimento a impatto

L’Impact Investing è la forma più “intenzionale” di investimento sostenibile. Si tratta di allocare capitale in iniziative che abbiano un impatto sociale o ambientale positivo e misurabile, senza rinunciare a un ritorno finanziario.

Gli investimenti a impatto sono spesso diretti a:

  • Progetti di energia rinnovabile in comunità svantaggiate.
  • Start-up a vocazione sociale.
  • Infrastrutture per l’accesso all’acqua potabile o all’educazione.
  • Agricoltura rigenerativa o microcredito nei Paesi in via di sviluppo.

A differenza dell’ESG o dell’SRI, l’impact investing pone l’impatto al centro della strategia, e non come una conseguenza indiretta.

Obiettivo: generare un impatto misurabile e intenzionale, oltre al rendimento economico.

Approccio Obiettivo principale Metodo Settori esclusi Misurazione dell’impatto
ESG Integrare fattori di rischio ESG Analisi e selezione No Parziale
SRI Riflettere valori etici Esclusione e filtro Limitata
Impact Investing Generare impatto + rendimento Intenzionale e diretto No Sì, misurabile

In un mondo sempre più attento all’impatto della finanza, la combinazione di questi tre approcci può offrire un portafoglio ben bilanciato, etico e profittevole.

Il ruolo dell’innovazione digitale negli investimenti sostenibili

L’innovazione digitale è un alleato cruciale della finanza sostenibile. L’uso dell’intelligenza artificiale, della blockchain e del machine learning migliora la trasparenza, la tracciabilità e l’efficienza nella valutazione ESG. Le piattaforme digitali di robo-advisory offrono sempre più portafogli sostenibili personalizzati, mentre le startup fintech stanno sviluppando strumenti di investimento ESG accessibili anche ai piccoli risparmiatori.

Intelligenza artificiale e data analytics per l’impatto

L’intelligenza artificiale e le avanzate tecnologie di data analytics stanno rivoluzionando la gestione degli investimenti sostenibili, fornendo strumenti potenti per una valutazione più precisa e dinamica dei fattori ESG. Grazie a sofisticati algoritmi di machine learning, è possibile elaborare enormi quantità di dati provenienti da fonti diverse — report aziendali, notizie, social media, dati satellitari e sensori IoT — per rilevare pattern, anticipare rischi nascosti e monitorare in tempo reale le performance ambientali e sociali dei titoli in portafoglio.

Queste tecnologie abilitano una misurazione dell’impatto più accurata e predittiva, superando i limiti delle tradizionali metriche statiche. Ad esempio, possono valutare l’efficacia di un progetto di riduzione delle emissioni o stimare l’impatto sociale di un’iniziativa di inclusione lavorativa, supportando decisioni di investimento più consapevoli e trasparenti.

Fintech e democratizzazione della finanza sostenibile

Le piattaforme fintech rappresentano un driver fondamentale per rendere gli investimenti sostenibili accessibili a un pubblico più ampio, abbattendo barriere di ingresso tradizionali come capitali elevati o competenze specifiche. Strumenti come app di robo-advisory offrono portafogli tematici ESG personalizzati, facili da usare e trasparenti, consentendo anche ai piccoli risparmiatori di contribuire a un’economia più responsabile senza rinunciare alla diversificazione e alla gestione professionale.

Inoltre, la tecnologia blockchain gioca un ruolo cruciale nel garantire la tracciabilità e l’integrità delle informazioni ESG, offrendo un registro immutabile che certifica l’origine e la sostenibilità dei prodotti finanziari. Questo meccanismo riduce il rischio di greenwashing, aumentando la fiducia degli investitori e migliorando la governance complessiva del settore.

Investimenti sostenibili in Italia: a che punto siamo davvero?

Negli ultimi anni, l’Italia ha accelerato significativamente nell’ambito degli investimenti sostenibili, allineandosi ai principali standard europei. Sebbene ci siano ancora margini di crescita, la finanza ESG nel nostro Paese ha fatto passi importanti grazie a un mix di regolamentazione, innovazione tecnologica e cambiamento culturale.

Crescita dei fondi ESG: i dati parlano chiaro

Secondo la relazione annuale di Assogestioni – Associazione dell’Industria del Risparmio Gestito -, il 2024 è stato un anno di transizione per il mercato dei fondi sostenibili in Italia, segnato dall’attesa della revisione dell’SFDR e dalle nuove regole sul naming dei fondi. Più che sull’espansione dell’offerta, gli operatori si sono concentrati sulla stabilizzazione e sulla qualità delle strategie di investimento ESG.

Dal punto di vista dei flussi, la prima parte dell’anno ha risentito del generale clima di incertezza e forse qualche diffidenza nei confronti dei prodotti Art. 8 e Art. 9, che sono però tornati a segnare una raccolta positiva nella seconda metà dell’anno. Alla fine del 2024, i fondi classificati come Articolo 8 e Articolo 9 rappresentano circa il 50% del totale degli asset under management investiti in fondi in Italia. Di questa quota, la stragrande maggioranza – oltre il 90% – è costituita da fondi Articolo 8, per un valore complessivo che si avvicina ai 600 miliardi di euro di asset under management.

Il ruolo delle banche, delle SGR e delle fintech italiane

Il settore finanziario italiano si sta rapidamente adeguando alla transizione verde. Ecco alcuni esempi concreti:

  • Le banche tradizionali (come Intesa Sanpaolo e UniCredit) offrono prodotti ESG e consulenze dedicate alla finanza sostenibile.
  • Le SGR (Società di Gestione del Risparmio), come Eurizon, Arca, Anima e Generali Investments, stanno ampliando la gamma di fondi ESG.
  • Le fintech italiane, come Banca AideXa, Oval o Epic Sim, propongono strumenti digitali per investimenti a impatto, accessibili anche ai piccoli risparmiatori.

Questa sinergia tra finanza tradizionale e innovazione digitale è un motore fondamentale per lo sviluppo del settore.

Omnibus e vento anti-ESG

Nel 2024, il contesto normativo europeo sulla finanza sostenibile sta affrontando nuove sfide e opportunità. Il Pacchetto Omnibus, presentato dalla Commissione UE, propone una semplificazione dell’architettura normativa ESG – inclusi SFDR, CSRD e Tassonomia – per ridurre gli oneri burocratici senza compromettere gli obiettivi di trasparenza e responsabilità. Tra le principali novità: l’armonizzazione dei requisiti di rendicontazione e una maggiore chiarezza nelle definizioni dei prodotti sostenibili.

Parallelamente, l’Europa si confronta con un’onda “anti-ESG” proveniente dagli Stati Uniti, dove pressioni politiche e movimenti conservatori stanno criticando l’integrazione dei fattori ambientali e sociali nelle scelte d’investimento, accusandola di limitare la libertà economica. Sebbene questo vento contrario abbia sollevato interrogativi anche in Europa, il settore europeo del risparmio gestito – come confermato da Assogestioni – continua a vedere negli standard ESG una leva di competitività, innovazione e gestione dei rischi di lungo periodo.

Il dibattito in corso rafforza la necessità di regole chiare, stabili e proporzionate, capaci di sostenere la transizione ecologica senza generare incertezza nei mercati.ndo il fenomeno del greenwashing e guidando le decisioni di investimento.

Limiti del mercato italiano: cultura finanziaria e trasparenza ESG

Nonostante i progressi, permangono alcune criticità strutturali:

  • Bassa cultura finanziaria ESG tra i risparmiatori, che spesso non comprendono pienamente cosa significhi “investimento sostenibile”.
  • Limitata trasparenza e standardizzazione nei dati ESG delle PMI italiane, che faticano ad adeguarsi ai nuovi obblighi di reporting previsti dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).
  • Ritardo normativo e burocratico, soprattutto nella traduzione in legge dei criteri europei.

Opportunità per il futuro: cosa aspettarsi

Il futuro degli investimenti sostenibili in Italia dipenderà da diversi fattori:

  1. Sviluppo di prodotti ESG su misura, anche per investitori retail.
  2. Educazione finanziaria, con percorsi formativi su ESG per consulenti e investitori.
  3. Digitalizzazione dei processi di valutazione ESG, grazie a tecnologie come AI e big data.
  4. Collaborazioni tra pubblico, privato e terzo settore per finanziare progetti a impatto sociale e ambientale.

Conclusioni: verso una finanza orientata all’impatto

Gli investimenti sostenibili rappresentano oggi uno dei pilastri fondamentali della transizione ecologica e sociale. Esempi come il fondo “Investimenti Sostenibili” di Sella Sgr dimostrano che è possibile coniugare profitto, impatto e innovazione, ponendo la sostenibilità come driver di valore.

In un contesto in rapida evoluzione, il ruolo della finanza non può più essere solo speculativo: deve diventare costruttivo, misurabile e orientato al bene comune.



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