Odissea monopattini, la targa personale che non piace a nessuno


Dopo mesi di attesa e di annunci sembra finalmente si sia giunti al decreto attuativo che definisce le regole per la tanto attesa “targa” dei monopattini elettrici.


La riforma comunicata con grande enfasi, con l’intento manifesto di mettere ordine nel caos della micro-mobilità, soprattutto nelle grandi Città e Città turistiche e a garantire tutele e risarcimenti in caso di incidenti, si trova già in un pantano burocratico e tecnico, quasi un percorso a ostacoli.

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Le novità del Codice della Strada

Ripercorrendone i principali step, la riforma del Codice della Strada ha già introdotto l’obbligo di casco per tutti e limitato la circolazione in alcune aree e di alcune tipologie di mezzi troppo veloci e quindi pericolosi risale ormai a fine 2024. La legge che introduceva targa e assicurazione è del 14 dicembre, mentre il decreto che definisce le caratteristiche del targhino è arrivato con oltre sei mesi di attesa a giugno 2025. Non siamo ancora in dirittura d’arrivo, visto che manca ancora un secondo decreto fondamentale per chiudere il cerchio, quello che, di concerto con il Ministero dell’Economia, deve stabilire il costo del contrassegno per i cittadini.

Dato fondamentale quest’ultimo senza il quale l’intero meccanismo risulta essere paralizzato. Nel dettaglio, senza questo ultimo decreto risulta non possibile per il Poligrafico dello Stato procedere alla stampa delle targhe, la Motorizzazione non può provvedere a distribuirle con la conseguenza che i cittadini non possono mettersi in regola. Il risultato è un limbo normativo che lascia cittadini e forze dell’ordine nell’incertezza, nell’impossibilità di intervenire vista l’impossibilità per i cittadini di provvedere a regolarizzare la propria posizione.

Odissea monopattini, arriva la targa personale che non piace a nessuno

Seppure sembra la norma sia in dirittura d’arrivo, dunque, sono subito impazzate le polemiche rispetto alla soluzione individuata dal legislatore. Al centro della bufera il principio stesso, cuore della riforma, che vede il contrassegno abbinato non ad un mezzo, bensì alla persona fisica che ne faccia richiesta. Non ci troveremo di fronte ad una targa nel senso tradizionale del termine, come quella di un’auto o di un motorino, ma un “targhino” identificativo, un adesivo davvero piccolo di 5cm×6cm che verrà associato non al mezzo meccanico, ma al detentore di esso.

Continuano però a rimanere senza risposta tantissimi degli interrogativi posti dal buon senso e anche dalle forze dell’ordine che sono tutti i giorni nelle strade. Se la funzione di una targa è essenzialmente quella di identificare senza ambiguità il veicolo che circola sulla strada e che può essere coinvolto in un’infrazione o in un incidente, è difficile da immaginare come possa essere risolutivo un sistema basato su una targa “personale”, che non segue il mezzo che si presta ad esempio ad un amico, né la vendita di un monopattino usato, che pone dubbi su chi possieda più monopattini, dovrà richiedere più targhe, oppure spostarla – anche se è definita non rimovibile – da un mezzo all’altro?

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Il paradosso

Un vero e proprio paradosso giuridico e pratico, dunque, che mina alle basi la funzione stessa della targa, vale a dire quella di identificare senza ambiguità il veicolo che circola sulla strada e che può essere coinvolto in un’infrazione o in un incidente. Questo sistema non crea un legame certo tra il monopattino e un responsabile del suo utilizzo, ma solo tra una persona e un’autorizzazione a circolare. È una soluzione che fallisce nel suo obiettivo primario: fornire un’identificazione certa e rapida del mezzo in caso di necessità. Ricordiamo poi che le misure dell’adesivo di 5cm×6cm, che dovrà essere posto sul parafango posteriore di un mezzo basso, veloce e agile, quanto potrà essere leggibile e identificabile per un testimone oculare, ma anche per una telecamera di videosorveglianza, se immaginiamo poi la circolazione nelle ore notturne o con il maltempo.

Controlli stringenti impossibili?

Sono stati molti, inoltre, i referenti sindacali delle forze dell’ordine che hanno dichiarato la propria impossibilità ad operare controlli più stringenti, quali sarebbero necessari,  assenza di casco anche in caso di utenti minorenni, utenti che utilizzano il mezzo in due, anche in tre per i più giovani, mezzi troppo veloci oppure che circolano su strade dove è vietato, contromano o sui marciapiedi, insomma  tante nuove regole sulla carta, come targa, assicurazione, casco obbligatorio, senza che le forze di polizia siano dotate di  risorse umane e strumentali per farle rispettare.

Senza la targa, poi, anche l’altro pilastro della riforma, che dovrebbe rendere più sicure le nostre strade è del tutto bloccato, visto che l’obbligo di assicurazione RC è strettamente legato all’identificazione tramite targa. Finché il sistema delle targhe non sarà a regime e capillare, verificare chi è assicurato e chi no resterà un’impresa impossibile, e dato ancora più rilevante, allo stato attuale anche le compagnie di assicurazione risultano completamente paralizzate sul fronte dell’offerta di polizze e modalità di accoppiare polizze e mezzi.

Quali soluzioni?

L’argomentazione a difesa della soluzione individuata, fa risiedere le ragioni di questa scelta principalmente nel fatto che i monopattini, a differenza degli altri veicoli, non vengono censiti nell’Archivio Nazionale Veicoli e non hanno dunque un numero di telaio univoco, individuabile senza possibilità di errore. Proprio qui risiederebbe la vera soluzione possibile per una regolamentazione seria dei monopattini, quella di equipararli in tutto e per tutto ai ciclomotori, attraverso l’introduzione di un numero di telaio obbligatorio, quindi l’iscrizione all’Archivio Nazionale Veicoli ed il conseguente rilascio di una targa legata indissolubilmente al veicolo.

Il “targhino personale” è quindi, palesemente, come dichiarato da più parti,  il frutto di un compromesso, nel tentativo di dare una risposta all’opinione pubblica senza però gravare eccessivamente sugli utenti e sui produttori con costi e procedure più complesse. Vedremo insieme cosa succederà e quali saranno i prossimi passi su questo percorso complicato.



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