Gli incentivi di Milei in Argentina piacciono a Rio Tinto, Shell, Chevron e non solo


Basato su vantaggi fiscali e doganali, il nuovo quadro giuridico dell’Argentina per attirare grandi progetti di investimento è anche molto criticato, a causa della sua generosità e del suo impatto ambientale, scrive Le Monde.

L’acronimo ricorre regolarmente nelle dichiarazioni dell’esecutivo e, secondo il presidente ultraliberista argentino Javier Milei, potrebbe da solo innescare «un’incredibile ondata di dollari». Il «RIGI», ovvero il «regime di incentivi per i grandi investimenti», sarà applicato a un nuovo progetto, secondo una risoluzione pubblicata il 3 giugno: un investimento nel litio – di cui l’Argentina possiede la terza riserva mondiale – nel nord-ovest del Paese, da parte dell’azienda anglo-australiana Rio Tinto, per un importo di 2,7 miliardi di dollari (2,3 miliardi di euro). In assenza di una politica pubblica di sviluppo dell’economia, conseguenza dell’ideologia libertaria portata avanti dal governo al potere dal dicembre 2023, il RIGI rappresenta un pilastro della sua strategia di crescita, destinata a incoraggiare i grandi investimenti stranieri e nazionali.

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Il regime di incentivi offre condizioni molto vantaggiose: nessun aumento delle imposte su questi progetti per trent’anni, nessun dazio doganale all’importazione, rimborso dell’equivalente dell’IVA, non tassazione delle esportazioni derivanti dall’investimento… Sono interessati gli investimenti superiori a 200 milioni di dollari in diversi settori strategici: petrolio e gas, miniere, energie rinnovabili, industria forestale, siderurgia, tecnologia, infrastrutture e turismo.

LE AZIENDE

Il progetto di Rio Tinto è il quarto ad essere approvato. Prima di esso, c’era stato quello dell’azienda energetica pubblica YPF, controllata in maggioranza dallo Stato argentino, per un parco fotovoltaico. Poi un altro, sempre con YPF, ma questa volta in partnership con un gruppo di aziende nazionali (Pan American Energy, Vista Energy, Pampa Energia, Pluspetrol) e internazionali (Chevron, Shell), per la costruzione di un oleodotto nel sud del Paese. E infine, il progetto della società canadese Southern Energy, per la produzione di gas naturale liquefatto. Gli investimenti di base di tutti i progetti ammontano a poco più di 8 miliardi di dollari.

CHI CRITICA IL RIGI DI MILEI

«Il bilancio degli investimenti è positivo», analizza Laura Natacha Izquierdo Gonzalez, della società di consulenza Abeceb. «Il RIGI prevede un livello fiscale simile a quello del Cile e del Perù, il che consente di essere competitivi», prosegue, sottolineando «la necessità di creare un clima di fiducia, soprattutto per gli investimenti a lungo termine e ad alto rischio», in un Paese caratterizzato dalla volatilità della sua economia.

Tuttavia, molte voci si levano per criticare il RIGI. «Crea troppi incentivi fiscali e doganali, che non sono necessari. Si dà alle imprese più di quanto chiedono», ha affermato Martin Reydo, direttore esecutivo dell’ONG Fundar, dedicata all’analisi delle politiche pubbliche, citato dal media online Chequeado il 12 giugno 2024, quando il testo era in procinto di essere approvato.

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«Poiché il RIGI non è legato a una strategia di sviluppo produttivo, non vi è alcuna garanzia di avanzare verso un modello di sviluppo sostenibile», ritiene Javier Okseniuk, economista della Fondazione Argentina Porvenir, cofondata dall’economista e attuale senatore (Unione Civica Radicale) Martin Lousteau. Inoltre, la promessa di creare posti di lavoro sarebbe un miraggio, «dato che si tratta di attività estrattive, con una catena di produzione ridotta», secondo un rapporto del Centro di Economia Politica Argentina (CEPA, diretto dalla deputata peronista Julia Strada), pubblicato nel maggio 2024.

SCARSA CONSIDERAZIONE PER L’AMBIENTE

Il rapporto CEPA segnala inoltre la perdita di sovranità giuridica indotta da un’altra garanzia del regime, ovvero il ricorso al Centro internazionale per le controversie relative agli investimenti della Banca mondiale in caso di contenzioso.

Infine, diverse organizzazioni esprimono preoccupazione per l’assenza di considerazioni ambientali, in linea con la posizione scettica sul clima di Javier Milei. «Questi investimenti si concentrano su attività estrattive ad alto conflitto socio-ambientale», denuncia Ariel Slipak, economista coordinatore della ricerca presso la Fondazione per l’ambiente e le risorse naturali, in riferimento alle tensioni storiche tra le comunità indigene e le aziende estrattrici di litio, in particolare nel nord-ovest del Paese.

Progetti, «spesso senza studi di impatto ambientale cumulativo né rispetto del diritto alla consultazione preventiva, libera e informata delle comunità interessate», continua Ariel Slipak, per il quale «il RIGI non apporta reali benefici economici, ma trasforma regioni uniche in grandi zone di sacrificio». Le aziende, dal canto loro, ne chiedono ancora: altri nove progetti hanno presentato domanda per beneficiare del regime istituito dal governo.

(Estratto dalla rassegna stampa di eprcomunicazione)



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