Made in Italy, le nostre imprese fanno shopping all’estero


Ferrero compra Kellogg’s. Plasmon torna in mani italiane. Due mesi fa Prada ha preso Versace. Sono state tante negli ultimi tempi le operazioni che hanno portato le aziende del nostro Paese a investire al di là dei confini. Lo squilibrio però rimane: gli investimenti stranieri restano superiori a quelli che noi facciamo all’estero 

Il made in Italy non è solo preda. È anche capace di guardare oltre confine con investimenti e acquisizioni. Shopping che spesso rimane in sordina e che conquista gli onori della cronaca per lo più quando sono i grandi marchi, quelli più conosciuti, a muoversi.

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Nutella e corn flakes

È il caso di Ferrero, l’azienda della Nutella, che compra Kellog’s, uno dei simboli dell’industria alimentare americana nota in tutto il mondo per i cereali da colazione. Operazione da 3,1 miliardi di dollari che segna un ulteriore passo, per il gruppo piemontese, verso l’espansione negli Stati Uniti dove già da tempo è attiva.


Plasmon (ri)parla italiano

Il tutto nonostante le incertezze dei dazi (e forse grazie anche alla svalutazione del dollaro). Intanto, i biscotti Plasmon sono di recente tornati in mano italiane, con la vendita (per 170 milioni di euro) da parte di Kraft-Heinz alla nostrana NewPrinces. Pochi mesi fa un altro ritorno a casa, con Versace passata a Prada per 1,25 miliardi di euro dal concorrente a stelle e strisce Capri Holdings.

Quanto ci piacciono gli States

Fra Italia e Stati Uniti le relazioni sono forti, con scambi reciproci di vecchia data. Fra il 2020 e il 2024 abbiamo acquisito oltre 180 società negli Usa per un valore superiore ai 36 miliardi. Dagli elettrodomestici alla farmaceutica sono molti i settori interessati. Grandi e piccole realtà che, ovviamente, non guardano solo al di là dell’Atlantico.


Piccole e medie imprese si espandono

L’anno scorso, per esempio, il solo comparto delle piccole e medie aziende (il nocciolo duro del Made in Italy) è stato molto vivace: 48 tra acquisizioni e fusioni all’estero, il 40 per cento in più annuo, delle quali un terzo fra Regno Unito e Spagna.

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La bilancia pende verso l’estero

Il maggior numero di operazioni ha riguardato la meccanica, quindi la manifattura in senso stretto, eccellenza italiana e nostro principale ambasciatore nel mondo per l’export. Ma, certo, lo squilibrio col resto del mondo rimane: nel 2024 il flusso di investimenti esteri ha superato quelli nostri oltreconfine (quasi 35 miliardi di euro contro 28), confermando quanto attraente sia il Belpaese.




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