Ridurre i Costi Energetici per la Competitività dell’Industria • Incentivimpresa


Il costo dell’energia rappresenta una sfida significativa per il settore industriale italiano, mettendo a rischio la competitività delle aziende. Un esempio emblematico è fornito dal settore ceramico: a marzo, un’azienda ceramica spagnola ha pagato in media l’energia elettrica 8,1 centesimi per KWh, mentre in Italia il costo si aggirava intorno ai 14,5 centesimi, un differenziale del 79% in più. Questi dati, riportati da Graziano Verdi, CEO di Italcer e Presidente della Federazione Europea della Ceramica, evidenziano l’urgenza di affrontare la disparità dei prezzi dell’energia tra l’Italia e altri paesi.

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Durante un evento incentrato sul rilancio della manifattura europea, Luigi Abete, presidente di Confindustria Cultura Italia, ha sottolineato la pressione esercitata dai bassi costi energetici di competitor globali come Stati Uniti e Cina. Per rilanciare l’industria europea, è fondamentale colmare il gap competitivo sull’energia, puntando su fonti rinnovabili e nucleare. Questo non solo per le aziende energivore, ma per l’intero tessuto produttivo europeo, che oggi subisce un doppio svantaggio competitivo: verso il resto del mondo e tra paesi europei stessi. Un aumento dell’incidenza dei costi energetici, che passano dal 3% al 6% sui costi totali, può seriamente compromettere la competitività di molte imprese.

Una Sfida di Sostenibilità per il Settore delle Piastrelle

Nel settore delle piastrelle, l’aumento dei costi energetici è diventato insostenibile, aggravato dal sistema Ets che introduce ulteriori oneri. Verdi sottolinea che, nonostante l’innovazione tecnologica, come i sistemi di cattura dei fumi e della CO2 sviluppati dalla sua azienda, le aziende richiedono tempo per implementare tali soluzioni. Attualmente, le imprese si difendono sfruttando design e innovazione, ma è chiaro che le regole attuali devono cambiare rapidamente per evitare svantaggi competitivi.

Valorizzare gli Asset Immateriali

Abete evidenzia la necessità di puntare sulla valorizzazione degli asset immateriali, un fattore cruciale per incrementare il valore dei prodotti italiani. Questo componente immateriale costituisce una parte significativa del valore industriale, e in quanto tali, devono essere parte integrante delle politiche industriali italiane e europee. In parallelo, oltre il 15% del Pil è rappresentato dai servizi culturali e turistici, che offrono potenziali sinergie per la manifattura.

L’Intervento della Banca Europea per gli Investimenti

Un ulteriore ostacolo per l’industria italiana è la mancanza di capitali per nuove iniziative. La Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha annunciato un ambizioso programma di finanziamenti da 70 miliardi di euro per l’innovazione, un passo che potrebbe generare un effetto leva capace di attirare investimenti fino a 250 miliardi di euro. La Vicepresidente della BEI, Gelsomina Vigliotti, sottolinea l’importanza di tali iniziative per il progresso tecnologico e il supporto a ricercatori e start-up, cruciali per affrontare la concorrenza globale e superare i ritardi attuali in molteplici settori industriali.

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