La Spagna incappa in uno stop da Bruxelles: la Commissione europea ha deciso di congelare circa un miliardo di euro della quinta tranche del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Una battuta d’arresto che pesa, considerando che il piano complessivo per Madrid ammonta a 23,9 miliardi di euro, tra 8 miliardi in sovvenzioni e 15,9 miliardi in prestiti, nell’ambito del più ampio programma europeo NextGeneration EU.
Diesel e digitale, i nodi del contendere
A mettere in discussione l’erogazione sono due impegni non rispettati dal governo spagnolo. Da un lato, il mancato aumento della tassa sul diesel, misura attesa per incentivare la transizione ecologica e disincentivare l’uso di carburanti fossili. Dall’altro, il ritardo negli investimenti per la digitalizzazione delle amministrazioni regionali e locali, considerati cruciali per migliorare l’efficienza e la trasparenza della macchina pubblica. A queste criticità si aggiunge anche il mancato rispetto di un obiettivo relativo alla stabilizzazione del personale interinale nella pubblica amministrazione, un tema caldo per la Spagna, dove la precarietà nel settore pubblico ha attirato a lungo le critiche di Bruxelles.
Pagamento parziale e sei mesi di proroga
Nonostante il congelamento, la Spagna riceverà comunque i fondi relativi agli obiettivi già conseguiti, come confermato dall’agenzia Europa Press. In concreto, il miliardo congelato non rappresenta un taglio, ma una sospensione temporanea: Madrid ha ora sei mesi di tempo per rimettersi in carreggiata e soddisfare le condizioni previste. Se riuscirà a rispettare gli impegni mancanti, il pagamento verrà sbloccato. Il ministro dell’Economia Carlos Cuerpo ha assicurato che il governo è al lavoro per presentare soluzioni legislative adeguate, comprese le riforme in materia di impiego pubblico. “Stiamo lavorando per adattare le normative alle richieste della Commissione”, ha dichiarato, cercando di mantenere alta la fiducia nei confronti delle istituzioni europee.
Non è il primo avviso
Il congelamento della quinta rata non è un episodio isolato. Già a giugno 2024, Bruxelles aveva sospeso 158 milioni di euro relativi alla quarta tranche del piano, segnalando criticità simili. Questo lascia intendere che la Commissione stia rafforzando il controllo sull’effettiva implementazione delle riforme, rendendo sempre più chiaro un concetto: niente riforme, niente soldi.
Le implicazioni economiche
Sul piano macroeconomico, il congelamento pesa soprattutto per l’effetto che può avere sulla credibilità finanziaria del Paese. I fondi del Pnrr sono infatti una delle leve fondamentali per sostenere la crescita in un contesto ancora incerto, tra rallentamento economico europeo, instabilità politica e necessità di accelerare la transizione digitale ed ecologica. Inoltre, il caso spagnolo accende un campanello d’allarme per altri Paesi beneficiari del NextGeneration EU, Italia in primis: l’Europa non fa sconti. Ogni tranche di finanziamento è subordinata a target precisi, e il tempo della flessibilità emergenziale sembra definitivamente alle spalle. È la regola del “pay-per-reform”, un modello che si ispira più a una logica contrattuale che a quella della solidarietà a fondo perduto.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link