L’industria farmaceutica europea è sempre più insidiata dalla concorrenza di Stati Uniti e Cina. È il principale messaggio che emerge dall’edizione 2025 del rapporto “The Pharmaceutical Industry in Figures”, curato e pubblicato da EFPIA, la Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche.
Ricerca e sviluppo: il cuore pulsante sotto stress
Nel 2024 le imprese farmaceutiche attive in Europa hanno investito 55 miliardi di euro in R&S, con una forza lavoro altamente qualificata di oltre 130.000 addetti alla ricerca. Ma la montagna ha partorito il topolino: solo 18 delle 81 nuove sostanze attive lanciate a livello mondiale hanno avuto origine da aziende con sede in Europa. Un chiaro segnale del declino della leadership innovativa dell’UE, sorpassata da Cina (28 molecole) e Stati Uniti (25).
Il motivo risiede nella crescente attrattività di mercati emergenti come India, Brasile e appunto Cina, unita a costi crescenti, frammentazione normativa e scarsa competitività fiscale del Vecchio Continente. Portare una nuova molecola sul mercato costa oggi oltre 3,1 miliardi di euro e richiede 12/13 anni di sviluppo; un cammino che è spesso ostacolato da procedure di autorizzazione complesse e disomogenee tra i Paesi dell’Unione.
Export da record, ma la bilancia innovativa pende altrove
Con esportazioni pari a 705 miliardi di euro, l’industria farmaceutica resta un asset strategico per l’economia europea. Germania, Irlanda e Belgio guidano la classifica, mentre l’Italia si distingue con 48 miliardi di export e una produzione farmaceutica che ha toccato i 52 miliardi nel 2023. Tuttavia l’Europa assorbe solo il 15,8% delle vendite mondiali di nuovi farmaci, contro il 66,9% del mercato statunitense.
Parallel trade, un freno allo sviluppo
Tra i problemi strutturali, il commercio parallelo si conferma una zavorra: nel 2023 ha generato oltre 6,4 miliardi di euro di perdite per le imprese, sottraendo risorse preziose agli investimenti in ricerca e causando discontinuità di fornitura nei mercati più piccoli.
Lavoro qualificato e “cervelli in fuga”
Con quasi 950.000 addetti diretti e un impatto indiretto triplo sull’occupazione, il settore farmaceutico è uno dei principali settori lavorativi high-tech in Europa. Ma la crescente migrazione di talenti verso Paesi extra-UE minaccia il mantenimento di un ecosistema della conoscenza competitivo e autosufficiente.
Spesa farmaceutica e sanità sostenibile
I farmaci rappresentano solo il 17,4% della spesa sanitaria totale in Europa. In patologie ad alto impatto economico – come cancro e artrite reumatoide – la quota scende sotto il 20%. L’accesso tempestivo a terapie innovative si traduce in minori ricoveri ospedalieri, riduzione dei costi assistenziali e migliori esiti per i pazienti. Un esempio virtuoso è l’evoluzione delle cure per l’epatite C: in 15 anni, si è passati da cure lunghe e tollerate con difficoltà a terapie orali di 8-12 settimane con tassi di guarigione oltre il 95%.
Quale direzione per l’Europa?
Il rapporto EFPIA lancia un messaggio chiaro: l’Europa deve tornare attrattiva per gli investimenti, riformare il quadro regolatorio, semplificare l’accesso al mercato e incentivare la produzione e la R&S. Solo così il Vecchio Continente potrà recuperare terreno e non perdere definitivamente il primato in uno dei settori più strategici per la salute e l’economia del futuro.
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