Aspetti e problemi della sussidiarietà e sostenibilità del divenire dell’Agenda 2030-50


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BOZZA di discussione di Claudio Quintano(*) – Antonella Rocca(**) e Paolo Mazzocchi (**) + assistente Gemini GOOGLE



Introduzione: Il Contesto dell’Agenda 2030-50 e le Sfide Attuali

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, adottata nel 2015 da 193 paesi membri delle Nazioni Unite, inclusa l’Italia, ha rappresentato una svolta epocale nel panorama delle politiche globali. Questo quadro ambizioso ha ridefinito il concetto di sostenibilità, estendendolo da una connotazione puramente ambientale per abbracciare dimensioni sociali ed economiche interconnesse. L’Agenda è stata concepita come una “tabella di marcia per un mondo più resiliente e prospero” e come una “blueprint” per affrontare le crisi globali contemporanee. La sua rilevanza si proietta ben oltre la scadenza iniziale del 2030, come suggerito dall’estensione implicita al 2050 nella richiesta di analisi, riconoscendo che il percorso verso uno sviluppo veramente sostenibile è un impegno a lungo termine che richiede strategie continue e adattive.   

I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) che compongono l’Agenda 2030 forniscono un quadro universale per affrontare le sfide più urgenti del nostro tempo, dalla povertà e la fame all’educazione di qualità, al lavoro dignitoso, alla parità di genere, all’azione per il clima e alla pace. Questi obiettivi sono intrinsecamente interconnessi, riconoscendo che il progresso in un’area spesso dipende dal progresso in altre.

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Il presente rapporto si propone di identificare e analizzare i “grandi nodi” – ovvero i principali ostacoli strutturali e le sfide che stanno limitando o che potrebbero impedire il pieno raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030-50. Un’attenzione particolare sarà dedicata agli SDG 4 (Istruzione di Qualità) e SDG 8 (Lavoro Dignitoso e Crescita Economica), estendendo l’analisi ad altri obiettivi ONU strettamente connessi. Verrà inoltre esplorato il potenziale del principio di sussidiarietà come leva strategica per superare tali limiti e accelerare il progresso verso un futuro più sostenibile ed equo.

  1. Lo Stato di Avanzamento dell’Agenda 2030: Un Bilancio Critico Globale

Il panorama attuale dell’attuazione dell’Agenda 2030 rivela una situazione complessa e, per molti aspetti, preoccupante. I rapporti più recenti indicano che il progresso globale verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è significativamente in ritardo. Il Sustainable Development Goals Report 2024 (SDR 2024) ha evidenziato che solo una percentuale limitata dei target, stimata tra il 16% e il 17%, è sulla buona strada per essere raggiunta entro la scadenza del 2030. Questo dato è particolarmente allarmante se si considera che quasi la metà dei target mostra progressi minimi o moderati, e oltre un terzo è addirittura in stallo o in regressione. Le proiezioni del Sustainable Development Report 2025 anticipano che, al ritmo attuale di progresso dal 2015, “nessuno dei 17 SDGs sarà raggiunto entro il 2030”.   

Questa stagnazione non è un fenomeno isolato, ma il risultato di una complessa interazione di fattori macro-economici e geopolitici che hanno ostacolato il progresso. Tra gli ostacoli più significativi si annoverano gli impatti persistenti della pandemia di COVID-19, l’escalation dei conflitti armati, le crescenti tensioni geopolitiche e il progredire inesorabile del caos climatico. Questi elementi non agiscono in modo indipendente, ma si intersecano, creando una “policrisi” globale che amplifica le sfide esistenti e ne genera di nuove. Ad esempio, i conflitti non solo provocano spostamenti di massa, con quasi 120 milioni di persone sfollate a maggio 2024, ma distruggono infrastrutture essenziali, dirottano risorse vitali e aggravano l’insicurezza alimentare, influenzando negativamente più SDGs contemporaneamente.   

Si osservano regressioni significative in settori cruciali come la lotta alla fame, lo sviluppo di città sostenibili, la protezione della vita marina e la salvaguardia degli ecosistemi terrestri. Le disuguaglianze, sia tra che all’interno dei paesi, si stanno ampliando, con le regioni in via di sviluppo che rimangono significativamente indietro rispetto ai paesi nordici, i quali continuano a guidare la classifica dell’SDG Index. A livello economico, la crescita del PIL reale pro capite globale ha subito un rallentamento, passando da un tasso medio annuo del 2,1% nel periodo 2010-2014 all’1,6% nel 2015-2022. Un ulteriore elemento di preoccupazione è rappresentato dai sussidi ai combustibili fossili, che hanno raggiunto un record globale di oltre 1,5 trilioni di dollari nel 2022, un dato che contraddice e ostacola direttamente gli obiettivi climatici globali.   

La gravità della situazione impone la necessità di investimenti massicci e di azioni su scala ben più ampia di quelle attuali. Il raggiungimento degli SDGs richiederà un impegno finanziario senza precedenti. I paesi in via di sviluppo, in particolare, affrontano un gap di investimento annuale stimato in 4 trilioni di dollari per poter raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Questo deficit finanziario sottolinea l’urgenza di una riforma profonda dell’architettura finanziaria globale, volta a mobilitare i fondi necessari per i beni pubblici essenziali.   

La situazione attuale, con un progresso stagnante o regressivo per la maggior parte degli SDGs e la previsione che nessuno sarà raggiunto entro il 2030, non indica solo un ritardo, ma una vera e propria crisi di convergenza. Le traiettorie attuali non conducono al raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Questa constatazione suggerisce che l’Agenda 2030 deve essere reinterpretata non solo come un insieme di obiettivi con una data di scadenza fissa, ma piuttosto come un processo continuo di trasformazione. Ciò richiede lo sviluppo di strategie adattive e l’adozione di una visione a lungo termine che si estenda ben oltre il 2030, riconoscendo che gli ostacoli attuali sono profondamente radicati e richiederanno decenni per essere superati. Le politiche devono essere progettate per garantire resilienza e adattabilità, in grado di rispondere a shock futuri.

Inoltre, l’analisi dei rapporti ONU evidenzia che l’impatto combinato di pandemie, conflitti, tensioni geopolitiche e caos climatico crea una sinergia negativa, ostacolando gravemente il progresso degli SDGs. Questi non sono problemi isolati, ma forze interconnesse che generano una “policrisi” globale. Ad esempio, l’aumento dei conflitti non solo porta a spostamenti di massa, ma distrugge infrastrutture educative e sanitarie, dirottando risorse e aggravando l’insicurezza alimentare, influenzando negativamente più SDGs contemporaneamente. La soluzione a queste sfide non può essere frammentata. È essenziale adottare un approccio olistico e integrato, dove le politiche riconoscano e affrontino queste interdipendenze, sviluppando soluzioni che generino co-benefici tra diversi SDGs e che siano resilienti a shock multipli. Ciò implica una maggiore cooperazione multilaterale e una revisione delle priorità di investimento per affrontare le cause profonde di queste crisi sistemiche.   

La seguente tabella riassume i principali dati sullo stato di avanzamento dell’Agenda 2030, fornendo una panoramica quantitativa della situazione e dei fattori che ne limitano il progresso.

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Tabella 1: Sintesi dei Progressi Globali dell’Agenda 2030 (2024)

Indicatore / Fattore Dettaglio (2024) Implicazioni per l’Agenda 2030-50
Target SDG sulla buona strada 16-17%    Forte ritardo, necessità di accelerazione drastica.
Target con progressi minimi/moderati Quasi la metà    Potenziale di miglioramento con interventi mirati, ma insufficiente.
Target in stallo o regressione Oltre un terzo    Necessità di reindirizzare le strategie e affrontare le cause profonde.
Fattori di ostacolo principali COVID-19, conflitti, tensioni geopolitiche, caos climatico    Richiede soluzioni integrate e resilienti alla “policrisi” globale.
Gap di investimento annuale (Paesi in via di sviluppo) $4 trilioni    Urgenza di riforma finanziaria globale e mobilitazione di risorse.
Previsione raggiungimento SDGs (2030) Nessuno dei 17 SDGs sarà raggiunto    Necessità di reinterpretare l’Agenda come processo continuo fino al 2050.

Questa tabella è cruciale per comprendere la gravità della situazione. Essa quantifica in modo immediato lo stato di salute dell’Agenda 2030, stabilendo la necessità di un’analisi approfondita dei “nodi” che limitano il progresso. Inoltre, elencando i fattori chiave di ostacolo, la tabella funge da ponte verso le successive sezioni, inquadrando le sfide specifiche in istruzione e lavoro all’interno di un contesto globale di crisi interconnesse. Ciò rafforza l’argomentazione che i problemi non sono isolati ma sistemici, e che le soluzioni richiederanno un cambiamento fondamentale nell’approccio.

  1. SDG 4: I Nodi Critici nell’Istruzione di Qualità

L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 4, mirato a garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti, si trova di fronte a sfide significative, nonostante alcuni progressi globali. Sebbene si siano registrati miglioramenti complessivi nell’accesso all’istruzione, i risultati di apprendimento non sono progrediti in modo equo. Persiste una preoccupazione per le basse performance tra i quindicenni in aree fondamentali come matematica, lettura e scienze. Questo indica una “crisi silente della qualità educativa”, dove l’aumento della partecipazione non si traduce necessariamente in un miglioramento delle competenze fondamentali, un fenomeno che, se non affrontato, rischia di perpetuare le disuguaglianze e compromettere la capacità di adattamento dei futuri lavoratori.   

Un fattore determinante che influenza gli esiti educativi è il background socio-economico degli studenti. I bambini provenienti da famiglie a basso reddito, ad esempio, hanno meno probabilità di essere iscritti all’istruzione della prima infanzia, un periodo cruciale per lo sviluppo cognitivo e sociale, e continuano a essere svantaggiati lungo tutto il loro percorso accademico. Questa disparità iniziale si traduce in un divario di opportunità che si amplifica con il tempo, limitando il potenziale di mobilità sociale e di accesso a lavori dignitosi.   

I divari di genere rappresentano un’altra area critica. Nonostante le ragazze superino i ragazzi nell’istruzione nella maggior parte delle regioni, raggiungendo o superando la parità nel completamento scolastico a tutti i livelli , questo successo educativo non si traduce in parità nel mercato del lavoro. Questo “paradosso dell’attainment educativo femminile” suggerisce la presenza di profonde barriere strutturali e sociali che impediscono la piena valorizzazione del capitale umano femminile una volta entrate nel mondo del lavoro. Un esempio lampante è la bassa partecipazione femminile nei campi STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria o Matematica): solo il 15% delle donne che accedono all’istruzione superiore sceglie queste discipline, contro quasi la metà (41%) degli uomini. Parallelamente, aree tradizionalmente scelte dalle donne, come l’istruzione o la salute e il benessere, continuano a soffrire di bassa partecipazione maschile.   

Il rapporto OECD “Education at a Glance 2024” ha inoltre evidenziato la necessità di affrontare il problema dell’abbandono scolastico precoce, un fenomeno che priva i giovani delle competenze essenziali per la partecipazione piena alla società e al mercato del lavoro. Allo stesso tempo, si è registrato un aumento significativo nel numero di giovani (15-24 anni) impegnati in programmi di istruzione e formazione professionale (VET) nei paesi OECD, con una media del 17%. Sebbene questo sia un segnale positivo, l’efficacia di questi programmi deve essere costantemente monitorata per garantire che rispondano alle esigenze del mercato del lavoro e forniscano competenze realmente spendibili.   

Un’altra sfida pressante è la carenza di insegnanti. L’OECD sottolinea che questa problematica può aggravare le disuguaglianze nell’istruzione, poiché le scuole in aree svantaggiate o con maggiori esigenze spesso faticano a reclutare e mantenere personale qualificato. La carenza di insegnanti compromette la qualità dell’insegnamento e, di conseguenza, i risultati di apprendimento degli studenti, in particolare quelli più vulnerabili.   

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La UNESCO SDG 4 Scorecard monitora i progressi verso i benchmark nazionali per l’SDG 4. Il 79% dei paesi ha presentato i propri benchmark per il 2025 e il 2030, dimostrando un impegno formale. Tuttavia, l’analisi degli indicatori rivela aree dove l’azione deve accelerare. Ad esempio, il divario di genere nel completamento dell’istruzione secondaria superiore e la connettività internet nelle scuole mostrano tassi di presentazione di benchmark più bassi (rispettivamente 36% e 32%), indicando settori in cui l’implementazione delle politiche è ancora insufficiente.   

Il “paradosso dell’attainment educativo femminile” evidenzia chiaramente che, nonostante le donne superino gli uomini in termini di risultati educativi, questa superiorità non si traduce in parità nel mercato del lavoro, con tassi di occupazione inferiori, divari salariali e bassa partecipazione in settori strategici come lo STEM. Questa situazione suggerisce che il problema non è l’accesso all’istruzione per le donne, ma piuttosto la presenza di profonde barriere strutturali e sociali che impediscono la piena valorizzazione del loro capitale umano una volta entrate nel mondo del lavoro. Le politiche per l’SDG 4 e l’SDG 8 non possono limitarsi a garantire l’accesso all’istruzione, ma devono affrontare attivamente i pregiudizi di genere nel mercato del lavoro, promuovere la diversità nei settori STEM attraverso incentivi e mentorship, e implementare politiche di parità salariale e di conciliazione vita-lavoro per garantire che l’investimento nell’istruzione femminile si traduca in un equo ritorno economico e sociale. Il divario salariale che, al ritmo attuale, richiederà “altri 176 anni” per raggiungere la parità , sottolinea l’urgenza di azioni radicali e trasformative.   

Parallelamente, la persistenza di basse performance nei quindicenni in materie fondamentali e l’impatto del background socio-economico sull’istruzione indicano una “crisi silente della qualità educativa”. Se ampie fasce di studenti non acquisiscono competenze fondamentali, ciò si traduce in una ridotta capacità di adattamento ai futuri mercati del lavoro e in una perpetuazione delle disuguaglianze. La carenza di insegnanti aggrava ulteriormente questa situazione, specialmente nelle aree svantaggiate. Questo significa che il focus non deve essere solo sulla quantità (accesso, iscrizione), ma sulla qualità e sull’equità dei risultati di apprendimento. Ciò richiede investimenti mirati nell’istruzione della prima infanzia, programmi di recupero per gli studenti in difficoltà, formazione e supporto continuo per gli insegnanti, e politiche che mitighino l’impatto delle disparità socio-economiche sull’apprendimento. Senza una base educativa solida ed equa, gli obiettivi di lavoro dignitoso e crescita economica sostenibile saranno irraggiungibili per molti.   

III. SDG 8: Ostacoli al Lavoro Dignitoso e alla Crescita Economica Sostenibile

L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 8, che mira a promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena occupazione produttiva e un lavoro dignitoso per tutti, presenta un quadro di luci e ombre. A livello globale, la disoccupazione ha raggiunto un minimo storico del 5% nel 2023 , un dato che potrebbe suggerire un progresso significativo. Inoltre, si è registrato un miglioramento nei risultati occupazionali per i giovani adulti, con una diminuzione della percentuale di 18-24enni non occupati, non in istruzione o formazione (NEETs) dal 16% al 14% dal 2016. Questi indicatori quantitativi sono incoraggianti e riflettono sforzi per integrare i giovani nel mercato del lavoro.   

Tuttavia, un’analisi più approfondita rivela la persistenza di divari strutturali, in particolare quelli di genere, che minano la piena realizzazione del lavoro dignitoso. Nonostante le donne superino gli uomini nell’istruzione, il loro tasso di occupazione, specialmente nella fascia d’età 25-34 anni, rimane inferiore a quello degli uomini. Il divario di genere nell’occupazione per i giovani adulti con istruzione terziaria è ancora del 6%. Ancora più preoccupante è il divario salariale: le giovani donne guadagnano in media tra il 15% e il 17% in meno rispetto ai giovani uomini. Questo divario è ulteriormente aggravato per le donne nate all’estero, che affrontano una doppia sfida nel mercato del lavoro, come immigrate e come donne, con un divario occupazionale di genere più che doppio rispetto alle donne native con istruzione terziaria (oltre il 13% contro circa il 5%). Sebbene la parità di genere nei ruoli manageriali nell’Africa sub-sahariana sia migliorata del 40% dal 2000, la proiezione globale indica che la parità salariale richiederà ben 176 anni al ritmo attuale.   

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La questione della qualità del lavoro e della sostenibilità economica è altrettanto cruciale. Il rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà su “Sussidiarietà e… lavoro sostenibile” analizza le dinamiche del mercato, le nuove competenze richieste e il “mismatch” italiano tra domanda e offerta di lavoro, proponendo politiche attive del lavoro per affrontare queste sfide. Questo studio evidenzia come la mera disponibilità di posti di lavoro non sia sufficiente; è fondamentale che questi lavori siano dignitosi, sostenibili e che le competenze dei lavoratori siano allineate alle esigenze del mercato.   

In questo contesto, il concetto di “South working” è emerso come un’opportunità significativa. Questa pratica, che promuove l’utilizzo di modelli di lavoro agile per consentire a individui di lavorare da regioni del Sud Italia, viene presentata come un mezzo per frenare lo spopolamento e ridurre le disparità territoriali. Tale approccio dimostra come l’innovazione nelle modalità di lavoro possa contribuire a una crescita economica più inclusiva e distribuita.   

Sebbene il tasso di disoccupazione globale abbia raggiunto un minimo storico e i tassi NEET siano diminuiti, i dati rivelano che il problema non è solo la quantità di lavoro, ma la sua qualità e la sua equa distribuzione. I persistenti divari di genere in termini di occupazione, retribuzione e accesso a settori chiave indicano che il lavoro dignitoso non è universalmente accessibile. Una bassa disoccupazione può mascherare fenomeni di sottoccupazione, lavoro precario o impieghi che non valorizzano appieno il potenziale dei lavoratori, in particolare delle donne e delle minoranze. Le politiche per l’SDG 8 devono andare oltre la mera creazione di posti di lavoro. Devono concentrarsi sulla promozione di lavori dignitosi, equi e sostenibili, che includano parità di retribuzione, condizioni di lavoro sicure, accesso alla protezione sociale e opportunità di crescita professionale per tutti. Ciò richiede interventi normativi, incentivi per le imprese e programmi di formazione continua che rispondano alle esigenze di un mercato del lavoro in evoluzione, come evidenziato dal “mismatch” di competenze.   

L’analisi del “South working” come opportunità per frenare lo spopolamento e le disparità territoriali, insieme alla ricerca sul “lavoro sostenibile” che affronta il mismatch di competenze , evidenzia che il lavoro dignitoso non è solo un obiettivo economico individuale, ma un potente strumento di coesione territoriale e sociale. La capacità di creare e mantenere posti di lavoro di qualità in diverse regioni può contrastare la concentrazione economica e le disuguaglianze regionali. Le politiche per l’SDG 8 dovrebbero integrare una dimensione territoriale e sociale più forte. Promuovere modelli di lavoro flessibile e distribuito, investire in infrastrutture digitali nelle aree meno sviluppate e supportare le piccole e medie imprese (PMI), che sono “naturalmente orientate alla sostenibilità” , può contribuire a una crescita economica più inclusiva e a ridurre le disparità regionali, rafforzando il tessuto sociale e contribuendo a obiettivi più ampi dell’Agenda 2030.   

La seguente tabella riassume le principali disparità di genere nell’istruzione e nel mercato del lavoro, evidenziando le sfide che persistono nonostante i progressi educativi femminili.

Tabella 2: Disparità di Genere Chiave nell’Istruzione e nel Mercato del Lavoro (Dati OECD 2024)

Indicatore Dettaglio (2024) Implicazioni per SDG 4 e SDG 8
Tasso di occupazione giovani donne (25-34 anni) vs. uomini Inferiore per le donne    Necessità di politiche attive per l’occupazione femminile.
Divario di genere nell’occupazione (laureati terziaria) 6% a favore degli uomini    Le qualifiche superiori non garantiscono parità occupazionale.
Divario salariale di genere (donne vs. uomini giovani) 15-17% in meno per le donne    Richiede interventi legislativi e culturali per la parità salariale.
Partecipazione femminile in campi STEM (istruzione superiore) Solo 15% delle donne vs. 41% degli uomini    Urgenza di promuovere la diversità e abbattere stereotipi.
Tassi di inattività giovani donne senza istruzione secondaria superiore vs. uomini Significativamente più alti per le donne    Indica vulnerabilità e necessità di percorsi di reintegrazione.
Divario occupazionale donne nate all’estero vs. native (terziaria) Oltre 13% per donne nate all’estero vs. 5% per native    Doppia sfida (immigrazione e genere) richiede supporto mirato.
Tempo stimato per parità salariale globale 176 anni al ritmo attuale    Necessità di azioni radicali e immediate per accelerare il progresso.

Questa tabella è cruciale perché quantifica le disuguaglianze di genere che permeano sia l’istruzione (SDG 4) che il mercato del lavoro (SDG 8), nonostante i progressi educativi femminili. Mettendo in evidenza questi divari persistenti, la tabella rafforza l’argomentazione che le barriere sono strutturali e non solo legate all’accesso all’istruzione. Essa fornisce una base empirica per discutere la necessità di politiche mirate che vadano oltre la formazione, affrontando i pregiudizi sistemici e promuovendo l’equità.

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  1. La Sussidiarietà come Leva per Superare i Limiti dell’Agenda 2030-50

Il principio di sussidiarietà, pur non essendo esplicitamente definito in un singolo documento della Fondazione per la Sussidiarietà , emerge chiaramente attraverso le sue aree di ricerca e i suoi studi come un approccio fondamentale per lo sviluppo sostenibile. I principi chiave possono essere inferiti dalla pratica e dagli ambiti di intervento della Fondazione:   

  • Valorizzazione dei Corpi Intermedi e della Società Civile: La Fondazione pone un’enfasi significativa sull’importanza dei “corpi intermedi” e del “Terzo Settore” come “cura ricostituente per i partiti” e catalizzatori di “nuova partecipazione democratica” e di un “senso di bene comune”. Questo principio implica che le decisioni e le azioni dovrebbero essere prese al livello più prossimo ai cittadini, delegando verso l’alto solo ciò che non può essere gestito efficacemente a un livello inferiore. Si riconosce la capacità intrinseca delle comunità e delle associazioni di agire per il proprio benessere.   
  • Promozione della Partecipazione e dell’Iniziativa Individuale/Collettiva: Il “Piano B” della Fondazione, un manifesto che mira a promuovere la crescita e la vitalità della società civile, include la sussidiarietà come una delle sue parole fondanti. Questo sottolinea il principio che gli individui e le associazioni hanno il diritto e la capacità di agire autonomamente per il bene comune, e che tale iniziativa deve essere riconosciuta e supportata.   
  • Focalizzazione sul Capitale Umano e il Benessere: La ricerca sull’impatto della “cultura sussidiaria” sul benessere degli italiani, mostrando come essa faciliti la ricerca di lavoro e riduca il rischio di povertà , evidenzia un focus sulla persona e sulla comunità come motori primari di sviluppo. La sussidiarietà, in questa prospettiva, è un principio che riconosce e valorizza la capacità delle persone di contribuire attivamente al proprio e altrui benessere.   

La sussidiarietà può influenzare positivamente lo sviluppo sociale, il lavoro sostenibile e la governance in diversi modi:

  • Sviluppo Sociale: La “cultura sussidiaria”, intesa come partecipazione ad attività collettive, sociali e civiche, contribuisce direttamente al benessere della popolazione e facilita processi cruciali come la ricerca di lavoro, riducendo il rischio di povertà. Questo dimostra come l’attivazione delle risorse comunitarie possa generare benefici tangibili.   
  • Lavoro Sostenibile: L’analisi del “mismatch” tra domanda e offerta di lavoro e la proposta di politiche attive suggeriscono un approccio che valorizza le iniziative locali e le risposte flessibili del mercato. Il “South working” è un esempio concreto di come l’iniziativa dal basso possa generare opportunità di lavoro sostenibile, contrastare lo spopolamento e ridurre le disparità territoriali, dimostrando la capacità di adattamento e innovazione delle comunità.   
  • Finanza Sostenibile: Una prospettiva sussidiaria è considerata “decisiva” per la costruzione di un sistema finanziario sostenibile. Questo implica un collegamento più stretto tra la finanza e l’economia reale, con una maggiore sensibilità alle “realtà di base” e alle esigenze delle comunità locali.   
  • Governance delle Infrastrutture: La sussidiarietà propone soluzioni per lo sviluppo sostenibile e un processo decisionale partecipativo nella gestione delle infrastrutture, come le reti per la mobilità, l’energia, l’acqua e le telecomunicazioni. Questo approccio garantisce che le decisioni siano più vicine alle esigenze dei territori e dei cittadini.   
  • PMI per lo Sviluppo Sostenibile: Le piccole e medie imprese (PMI), con il loro “DNA naturalmente orientato alla sostenibilità”, possono essere catalizzatori di processi più sostenibili attraverso una cultura sussidiaria. La loro vicinanza al territorio e la loro flessibilità le rendono attori chiave per l’implementazione di pratiche sostenibili.   

Il potenziale della sussidiarietà nel promuovere la partecipazione civica e l’innovazione dal basso verso l’alto nell’attuazione degli SDGs è immenso. Promuovendo l’autonomia e la responsabilità delle formazioni sociali intermedie, la sussidiarietà può sbloccare un potenziale di innovazione e adattamento che le politiche centralizzate spesso non riescono a cogliere. Questo è particolarmente rilevante per gli SDGs, che richiedono soluzioni contestualizzate e il coinvolgimento attivo di tutti gli attori della società.

Le ricerche della Fondazione per la Sussidiarietà indicano che la sussidiarietà non è solo un principio organizzativo, ma una forza che “contribuisce al benessere degli italiani” facilitando la ricerca di lavoro e riducendo la povertà. Questo avviene attraverso la promozione della “partecipazione ad attività collettive, sociali e civiche”. Questa “cultura sussidiaria” è, in essenza, la costruzione e l’attivazione del “capitale sociale” – ovvero le reti di relazioni, fiducia e norme che facilitano la cooperazione per il beneficio reciproco. In un contesto di crisi globali interconnesse e di progresso stagnante degli SDGs , il capitale sociale diventa una risorsa critica per la resilienza. La sussidiarietà, rafforzando le comunità e gli attori locali, permette risposte più rapide, innovative e adattate ai contesti specifici, riducendo la dipendenza da soluzioni top-down spesso rigide e lente. Ciò implica che investire nella sussidiarietà significa investire nella capacità intrinseca di una società di autorganizzarsi e prosperare di fronte alle sfide.   

Mentre la sussidiarietà è spesso discussa come un principio etico o politico, le ricerche della Fondazione su aree come il “governo delle infrastrutture” con “processi decisionali partecipativi”, la “finanza sostenibile” con connessione alle “realtà di base”, e il “lavoro sostenibile” con analisi del “mismatch” di competenze, dimostrano che essa può essere applicata come una metodologia di governance concreta. Non è solo una dichiarazione di intenti, ma un approccio pratico per affrontare problemi complessi. Per accelerare il progresso degli SDGs, la sussidiarietà deve essere integrata non solo nel discorso politico, ma nella progettazione e attuazione delle politiche pubbliche. Ciò significa sviluppare meccanismi che facilitino la collaborazione tra enti pubblici, settore privato e società civile, promuovere la delega di responsabilità quando opportuno, e investire nella capacità degli attori locali di contribuire attivamente. Questo approccio può portare a soluzioni più efficaci, efficienti ed eque, superando i limiti delle gerarchie tradizionali e mobilitando risorse e conoscenze diffuse.   

La seguente tabella illustra le aree di ricerca della Fondazione per la Sussidiarietà e la loro diretta rilevanza per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, dimostrando come il principio di sussidiarietà si traduca in applicazioni pratiche per lo sviluppo sostenibile.

Tabella 3: Aree di Ricerca della Fondazione per la Sussidiarietà e Rilevanza per gli SDGs

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Titolo della Ricerca/Rapporto Tema Principale e Obiettivi SDGs Correlati Implicazioni per l’Agenda 2030-50
Sussidiarietà e… governo delle infrastrutture (2023)    Analisi infrastrutture (mobilità, energia, acqua, telecomunicazioni), proposte per sviluppo sostenibile e processi decisionali partecipativi. SDG 9 (Industria, Innovazione e Infrastrutture), SDG 11 (Città e Comunità Sostenibili), SDG 17 (Partnership per gli Obiettivi) Promuove governance locale e soluzioni contestualizzate per infrastrutture resilienti.
Sussidiarietà e… sviluppo sociale (2021/2022)    Impatto della cultura sussidiaria (partecipazione civica) sul benessere, facilitazione ricerca lavoro, riduzione rischio povertà. SDG 1 (Povertà Zero), SDG 3 (Salute e Benessere), SDG 8 (Lavoro Dignitoso), SDG 10 (Ridurre le Disuguaglianze) Rafforza il capitale sociale e la resilienza delle comunità, contribuendo a un benessere diffuso.
Sussidiarietà e… lavoro sostenibile (2020/2021)    Analisi mismatch domanda-offerta lavoro, nuove competenze richieste, proposte politiche attive del lavoro. SDG 4 (Istruzione di Qualità), SDG 8 (Lavoro Dignitoso), SDG 10 (Ridurre le Disuguaglianze) Guida politiche attive del lavoro basate su esigenze reali, promuovendo occupazione di qualità e riduzione delle disuguaglianze.
Sussidiarietà e… finanza sostenibile (2019/2020)    Relazione tra finanza e economia reale, contributo del sistema finanziario a sviluppo sostenibile, connessione con realtà di base. SDG 8 (Crescita Economica), SDG 12 (Consumo e Produzione Responsabili), SDG 17 (Partnership) Orienta la finanza verso investimenti con impatto sociale e ambientale, mobilitando risorse per lo sviluppo locale.
Sussidiarietà e… PMI per lo sviluppo sostenibile (2018/2019)    Il DNA delle PMI orientato alla sostenibilità, modelli di business sostenibili. SDG 8 (Crescita Economica), SDG 9 (Industria e Innovazione), SDG 12 (Consumo e Produzione Responsabili) Valorizza il ruolo delle PMI come motori di innovazione e pratiche sostenibili a livello locale.
South Working per uno sviluppo responsabile e sostenibile del Paese    Esperienza di hub di lavoro agile, interesse delle aziende, opportunità per frenare spopolamento e disparità territoriali. SDG 8 (Lavoro Dignitoso), SDG 10 (Ridurre le Disuguaglianze), SDG 11 (Città e Comunità Sostenibili) Promuove la distribuzione del lavoro e la valorizzazione dei territori meno sviluppati, contrastando la fuga di cervelli.

Questa tabella è fondamentale per dimostrare la pertinenza pratica e la versatilità del principio di sussidiarietà rispetto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Poiché la richiesta dell’utente enfatizza l’integrazione della fonte sulla sussidiarietà e la sua rilevanza per la sostenibilità, questa tabella traduce il concetto astratto in applicazioni concrete. Essa illustra come la Fondazione per la Sussidiarietà abbia già esplorato le interconnessioni tra sussidiarietà e diversi aspetti dello sviluppo sostenibile, fornendo una base solida per argomentare il suo ruolo come leva per superare i “nodi” identificati.

  1. Interconnessioni e Sinergie: Il Ruolo della Sussidiarietà nel Rafforzare l’Agenda ONU

Il raggiungimento dell’Agenda 2030, e la sua proiezione al 2050, non può prescindere da una comprensione profonda delle interconnessioni tra i diversi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. SDG 4 (Istruzione di Qualità) e SDG 8 (Lavoro Dignitoso e Crescita Economica) sono intrinsecamente legati: un’istruzione di qualità è un prerequisito fondamentale per l’accesso a un lavoro dignitoso e produttivo. Le disuguaglianze nell’istruzione, come la persistenza di basse performance o l’impatto del background socio-economico , si traducono direttamente in disuguaglianze nel mercato del lavoro, in particolare per le donne e i gruppi svantaggiati. Il “mismatch” di competenze, evidenziato dalla Fondazione per la Sussidiarietà , sottolinea la necessità di allineare i sistemi educativi alle esigenze in evoluzione del mercato del lavoro, garantendo che l’istruzione fornisca le competenze richieste per l’occupazione futura.   

Questi due obiettivi si connettono a loro volta con un’ampia rete di altri SDGs:

  • Connessioni con SDG 1 (Povertà Zero) e SDG 10 (Ridurre le Disuguaglianze): L’accesso a un’istruzione di qualità e a un lavoro dignitoso sono i motori principali per l’uscita dalla povertà e la riduzione delle disuguaglianze socio-economiche. La ricerca della Fondazione sulla sussidiarietà e lo sviluppo sociale dimostra come la sussidiarietà, promuovendo la partecipazione e il capitale sociale, contribuisca a facilitare la ricerca di lavoro e a ridurre il rischio di povertà.   
  • Connessioni con SDG 5 (Parità di Genere): Le persistenti disparità di genere nell’istruzione (ad esempio, la bassa partecipazione femminile nei campi STEM) e nel mercato del lavoro (tassi di occupazione, salari, ruoli manageriali) sono ostacoli significativi al raggiungimento della parità di genere. Superare questi divari richiede interventi mirati che vadano oltre la mera istruzione, affrontando le barriere strutturali e culturali.   
  • Connessioni con SDG 16 (Pace, Giustizia e Istituzioni Solide): La promozione della partecipazione civica e il rafforzamento dei “corpi intermedi” attraverso la sussidiarietà contribuiscono a costruire istituzioni più inclusive, responsabili ed efficaci. Queste sono fondamentali per la governance e l’attuazione degli SDGs, poiché una governance solida e partecipativa è la base per qualsiasi progresso sostenibile.   

Un approccio sussidiario può facilitare l’integrazione e l’accelerazione dei progressi su più SDGs contemporaneamente. Promuovendo soluzioni dal basso verso l’alto e la partecipazione di molteplici attori (società civile, PMI, comunità locali), la sussidiarietà permette di affrontare le sfide degli SDGs in modo più integrato e contestualizzato. Ad esempio, il “South working” non solo promuove il lavoro dignitoso (SDG 8), ma contribuisce anche a ridurre le disparità territoriali (SDG 10) e a valorizzare il capitale umano locale (SDG 4, SDG 1). Questo dimostra come un’iniziativa locale, radicata nel principio di sussidiarietà, possa generare benefici multipli e interconnessi.   

L’enfasi della sussidiarietà sulla “finanza sostenibile” collegata alle “realtà di base” può mobilitare risorse in modo più efficiente per progetti di sviluppo locale che impattano positivamente su più SDGs. Questo approccio garantisce che gli investimenti siano più mirati e rispondano alle esigenze specifiche delle comunità. Inoltre, il coinvolgimento delle PMI, che sono “naturalmente orientate alla sostenibilità” , può accelerare la transizione verso modelli economici più sostenibili (SDG 12: Consumo e Produzione Responsabili, SDG 9: Industria, Innovazione e Infrastrutture), poiché le PMI sono spesso più agili e radicate nei contesti locali.   

I rapporti ONU evidenziano che la stagnazione degli SDGs è dovuta a problemi interconnessi, configurando una “policrisi” globale. Le disuguaglianze di genere e socio-economiche agiscono come “inibitori trasversali” che influenzano molteplici obiettivi. La sussidiarietà, con il suo focus sui “corpi intermedi” e sulla capacità di agire a livello locale , offre un meccanismo per affrontare queste interdipendenze in modo pratico. Ad esempio, un’iniziativa locale per l’istruzione (SDG 4) può essere progettata per includere formazione professionale (SDG 8) e affrontare le disparità di genere (SDG 5), il tutto facilitato dalla partecipazione della comunità. La sussidiarietà può fungere da “collante” metodologico per un “approccio nexus” agli SDGs. Permette di superare la frammentazione delle politiche settoriali, promuovendo soluzioni integrate che generano co-benefici su più fronti. Questo implica che l’adozione di un quadro sussidiario non è solo un’opzione, ma una necessità strategica per sbloccare il potenziale di sinergia e accelerare il progresso complessivo dell’Agenda 2030-50, rendendo l’implementazione più efficace e resiliente.   

Di fronte alla vastità e alla complessità delle sfide globali e ai ritardi nel raggiungimento degli SDGs , può emergere una “fatigue” o un senso di impotenza. La sussidiarietà, enfatizzando l’azione e l’impatto a livello locale e la valorizzazione delle iniziative dal basso , può contrastare questa tendenza. Essa riporta l’agenda globale a una scala più umana e gestibile, dove gli individui e le comunità possono vedere e sperimentare direttamente i benefici del loro impegno. Per mantenere lo slancio e l’impegno verso l’Agenda 2030-50, è fondamentale che i progressi siano percepibili e che i cittadini si sentano parte della soluzione. La sussidiarietà offre un percorso per “democratizzare” l’attuazione degli SDGs, trasformandoli da obiettivi globali astratti in progetti e iniziative locali tangibili. Questo implica che le istituzioni internazionali e nazionali dovrebbero non solo chiedere conto, ma anche supportare attivamente e celebrare le iniziative sussidiarie, riconoscendole come motori essenziali del progresso.   

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  1. Raccomandazioni e Percorsi per Accelerare il Progresso verso il 2030-50

Per superare i “grandi nodi” che limitano il progresso dell’Agenda 2030-50, è imperativo adottare un approccio strategico che combini interventi mirati con l’integrazione profonda dei principi di sussidiarietà. Le raccomandazioni che seguono sono volte ad affrontare le sfide identificate in istruzione e lavoro, promuovendo al contempo un quadro di governance più resiliente e partecipativo.

Proposte di Politiche e Interventi Mirati

Per SDG 4 (Istruzione di Qualità):

  • Investimenti Mirati nell’Istruzione della Prima Infanzia: È fondamentale garantire a tutti i bambini un “fair start” , con particolare attenzione alle famiglie a basso reddito e ai contesti svantaggiati. Questo include l’espansione dell’accesso a servizi di qualità per la prima infanzia e il supporto alle famiglie.   
  • Programmi di Recupero e Supporto per le Competenze Fondamentali: Devono essere implementati programmi efficaci per affrontare le basse performance in matematica, lettura e scienze tra i quindicenni. Ciò richiede un’identificazione precoce delle difficoltà e interventi personalizzati per garantire che tutti gli studenti raggiungano un livello minimo di competenza.   
  • Strategie per la Gestione della Carenza di Insegnanti: È cruciale investire nella formazione, nel reclutamento e nella retention degli insegnanti, specialmente nelle aree più bisognose. Ciò può includere incentivi economici, percorsi di carriera chiari e supporto professionale continuo.   
  • Promozione Attiva della Diversità nei Campi STEM: Sono necessari incentivi, programmi di mentorship e campagne di sensibilizzazione per aumentare la partecipazione femminile in STEM. Questo approccio deve iniziare fin dalla scuola primaria e proseguire attraverso l’istruzione superiore e l’orientamento professionale.   
  • Rafforzamento dell’Istruzione e Formazione Professionale (VET): I programmi VET devono essere costantemente aggiornati e allineati alle esigenze del mercato del lavoro per ridurre il “mismatch” di competenze. La collaborazione tra istituzioni educative e imprese è essenziale per garantire la rilevanza dei curricula.   

Per SDG 8 (Lavoro Dignitoso e Crescita Economica Sostenibile):

  • Politiche per la Riduzione del Divario Salariale di Genere: È urgente implementare legislazioni sulla parità salariale, promuovere la trasparenza salariale e condurre campagne di sensibilizzazione per accelerare il raggiungimento della parità.   
  • Supporto all’Occupazione Femminile e delle Donne Immigrate: Devono essere sviluppati programmi di formazione, orientamento e supporto all’imprenditorialità che tengano conto delle sfide specifiche affrontate dalle donne, in particolare quelle nate all’estero.   
  • Incentivi per Modelli di Lavoro Flessibile e Sostenibile: Promuovere il “South working” e altre forme di lavoro agile può valorizzare le risorse territoriali e ridurre le disparità regionali. Questo richiede investimenti in infrastrutture digitali e supporto alle imprese che adottano tali modelli.   
  • Politiche Attive del Lavoro Basate sull’Analisi del Mismatch: Utilizzare dati dettagliati sulle offerte di lavoro e le competenze richieste è fondamentale per guidare la formazione e l’orientamento professionale, garantendo che i programmi di sviluppo delle competenze rispondano alle reali esigenze del mercato.   

Strategie per Integrare i Principi di Sussidiarietà nelle Politiche di Sviluppo Sostenibile

L’integrazione della sussidiarietà è fondamentale per sbloccare il potenziale di azione e innovazione a tutti i livelli:

  • Decentramento e Delega di Responsabilità: È essenziale dare maggiore autonomia e responsabilità agli enti locali e ai corpi intermedi nella gestione e nell’implementazione delle iniziative per gli SDGs, fornendo loro le risorse e le capacità necessarie.
  • Co-progettazione e Partecipazione Multi-stakeholder: Incoraggiare attivamente la collaborazione tra governo, settore privato, società civile e cittadini nella definizione e attuazione delle politiche per gli SDGs. Questo approccio garantisce che le soluzioni siano più pertinenti e accettate a livello locale.
  • Sostegno alle Iniziative di Base: Finanziamenti e supporto tecnico devono essere diretti verso progetti locali e comunitari che dimostrano un impatto positivo sugli SDGs, riconoscendo il loro ruolo cruciale nell’innovazione e nella costruzione della resilienza.
  • Promozione del Capitale Sociale: Investire in programmi che rafforzino il senso di comunità, la fiducia e la cooperazione tra i cittadini, riconoscendo questi elementi come pilastri fondamentali dello sviluppo sostenibile.

L’Importanza della Collaborazione Multi-stakeholder e della Mobilitazione di Risorse

La necessità di “massive investment and scaled up action” e di colmare il gap finanziario di 4 trilioni di dollari richiede un approccio collaborativo che vada oltre i finanziamenti pubblici. Il coinvolgimento del settore privato, delle fondazioni e della filantropia è cruciale per mobilitare le risorse necessarie. Inoltre, una maggiore adesione al multilateralismo è indispensabile, accompagnata da nuove metriche per un migliore monitoraggio e una più efficace cooperazione internazionale.   

Considerazioni per la Visione a Lungo Termine dell’Agenda 2050

È fondamentale riconoscere che il 2030 è una tappa intermedia e che il percorso verso la sostenibilità è continuo. Le politiche devono essere progettate con una prospettiva a lungo termine, anticipando le sfide future e costruendo capacità di adattamento. La sussidiarietà, con la sua enfasi sulla resilienza e sull’autorganizzazione delle comunità, si configura come un principio guida fondamentale per la costruzione di un futuro sostenibile ed equo che si estenda ben oltre il 2030. La capacità di una società di rispondere in modo flessibile e innovativo alle sfide future dipenderà in larga misura dalla forza delle sue reti e dalla sua capacità di agire a livello locale.

Conclusioni

Il presente rapporto ha analizzato i “grandi nodi” che oggi limitano, e continueranno a limitare nei prossimi mesi e anni, i progressi dell’Agenda 2030-50. È emerso un quadro in cui l’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è gravemente ostacolata da una complessa interazione di crisi globali – dalla persistenza della pandemia di COVID-19 ai conflitti crescenti, dalle tensioni geopolitiche al caos climatico. Questi fattori, agendo in sinergia, hanno rallentato significativamente il progresso, con la maggior parte dei target SDG che non sono sulla buona strada per essere raggiunti entro il 2030.   

Un’analisi approfondita degli SDG 4 (Istruzione di Qualità) e SDG 8 (Lavoro Dignitoso e Crescita Economica) ha rivelato persistenti disuguaglianze strutturali. Nonostante i miglioramenti nell’accesso all’istruzione e una bassa disoccupazione globale, le disparità di genere nell’occupazione e nei salari, la bassa partecipazione femminile nei campi STEM e la “crisi silente” della qualità educativa evidenziano che il problema non è solo la quantità, ma la qualità e l’equità delle opportunità. Il divario salariale che richiederà 176 anni per la parità e la persistenza di basse performance educative sottolineano l’urgenza di un cambiamento radicale nelle politiche.   

In questo contesto critico, il principio di sussidiarietà emerge non solo come un concetto etico o politico, ma come una metodologia di governance pratica e un potente catalizzatore di capitale sociale. Attraverso l’analisi delle ricerche della Fondazione per la Sussidiarietà, si è dimostrato come la sussidiarietà, valorizzando i corpi intermedi, promuovendo la partecipazione civica e sostenendo le iniziative dal basso, possa facilitare soluzioni contestualizzate e innovative per lo sviluppo sociale, il lavoro sostenibile, la finanza e la governance delle infrastrutture. La sua capacità di rafforzare le comunità e di promuovere l’autorganizzazione è cruciale per costruire resilienza di fronte a shock multipli e per superare la frammentazione delle politiche settoriali. La sussidiarietà può fungere da “collante” per un approccio integrato agli SDGs, trasformando obiettivi globali astratti in progetti locali tangibili e contrastando la “fatigue” che può derivare dalla vastità delle sfide.   

Il raggiungimento di un futuro sostenibile ed equo richiede un impegno rinnovato e una mobilitazione di risorse senza precedenti, con un gap di investimento di 4 trilioni di dollari per i paesi in via di sviluppo. È fondamentale un appello all’azione urgente e alla cooperazione multi-stakeholder. L’integrazione dei principi di sussidiarietà nelle politiche e nelle pratiche di sviluppo sostenibile è cruciale per sbloccare il pieno potenziale dell’Agenda 2030-50. Questo significa non solo delegare responsabilità, ma anche supportare attivamente le iniziative di base, promuovere la co-progettazione e investire nel capitale sociale. Solo attraverso un approccio che valorizzi la capacità di tutti gli attori, dal livello globale a quello locale, sarà possibile trasformare le sfide attuali in opportunità per una crescita inclusiva, resiliente e duratura.   

Si possono richiedere gli estremi delle Fonti usate nel report

(*) Prof. Claudio Quintano  – claudio.quintano.emeritoETuniparthenope.it – Emeritus Professor of Economic Statistics, Department of Management and Quantitative Studies (DISAQ Excellence Department), University of Naples Parthenope.- Via Generale Parisi, 13 – 80132 Napoli (NA)  Former University Rector (2010-2016) of University of Naples “Parthenope” Now, Teacher of Tomorrow’s Measures to Meet the UN Sustainability in the Department of Law and Economics University Suor Orsola Benincasa – Corso Vittorio Emanuele n. 292, 80122 Napoli- He engages to spread to the learners the acquiring the knowledge and to promote Sustainable Development, and  Sustainable Lifestyles Goals.  Dipartimento di Studi Aziendali e Quantitativi (DISAQ) – prof. Emerito di Statistica Economica, già Rettore Università degli studi di Napoli “Parthenope”

(**) Antonella Rocca  – DISAQ professoressa associata di Statistica Economica Università degli studi di Napoli “Parthenope”

(**) Paolo Mazzocchi (**) – DISAQ professore associato di Statistica Economica Università degli studi di Napoli “Parthenope”

in foto Enrico Giovannini
in foto Giorgio Vittadini



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