A pochi giorni dal drammatico Forum di San Pietroburgo, che ha squarciato il velo di rassicurazioni sull’andamento dell’economia russa, gli istituti lanciano un altro allarme rosso: sempre più imprese e famiglie non rimborsano i prestiti. E le sofferenze toccano quota 12 miliardi di dollari
01/07/2025
Forse è questione di settimane, mesi. Di sicuro non anni. L’economia russa sta franando, questa è fino a un certo punto una novità. Ne sono convinti anche al Cremlino, con la sola eccezione, tutta da verificare, di Vladimir Putin. Dopo i veleni del Forum di San Pietroburgo, dove Banca centrale, ministri e portavoce hanno squarciato il velo intorno al governo della Federazione, portando alla luce le prime ammissioni sulla difficile, difficilissima, situazione, ora c’è tanto di carta a mettere la Russia dinnanzi alla realtà dei fatti. E, ancora una volta, sono le banche l’origine del male. Succede quello che in realtà sta succedendo da tempo: imprese, famiglie, semplici risparmiatori non riescono più a sostenere le rate dei prestiti, dei mutui. Impossibile fare altrimenti, con tassi al 21%.
Secondo Bloomberg, infatti, l’intero settore bancario russo è in fase di estrema sofferenza, a causa dei crediti deteriorati, ovvero quei prestiti che le imprese e i nuclei no riescono più a restituire. Gli stessi banchieri, ha spiegato l’agenzia di stampa americana, hanno lanciato il primo allarme rosso ufficiale, paventando la possibilità, ora più concreta che mai, di fallimenti a catena. E questo per colpa di quei tassi di interesse hanno reso sempre più difficile il rimborso dei prestiti. I crediti problematici sono già stimati in migliaia di miliardi di rubli (oltre 12 miliardi di dollari), costringendo le banche a ridurre i finanziamenti, per evitare il crack. Solo tra gennaio e febbraio 2025, i portafogli di prestiti alle imprese si sono ridotti di circa 19 miliardi di dollari.
Un’ulteriore pressione deriva dai prestiti agevolati concessi in tempo di guerra, sempre più difficili da recuperare. La Banca centrale russa ha riferito che a maggio che 13 delle 78 maggiori aziende del Paese non sono già in grado di onorare il proprio debito. Di più: l’agenzia di rating Acra riporta che il 20% del capitale delle banche russe è legato a debitori ad alto rischio di insolvenza. Gli analisti ora prevedono, non a caso, una “moderata probabilità” di una crisi bancaria sistemica entro aprile 2026, se le condizioni del credito continueranno a deteriorarsi.
Tutto ampiamente anticipato proprio a quell’indigesto, per Putin, Forum di San Pietroburgo. Era stato Maxim Reshetnikov, ministro dello Sviluppo, a dare l’antifona: “la Federazione sta attraversando una fase di raffreddamento e che, secondo il sentimento attuale delle imprese, sarebbe sull’orlo della recessione.” Secondo i dati, aveva rimarcato, “stiamo assistendo a un raffreddamento dell’economia. Ma tutti i nostri dati sono uno specchietto retrovisore. In base al sentimento attuale delle imprese, sembra che siamo già sull’orlo di entrare in recessione”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link