Wellhub presenta i risultati del sondaggio “Return on Wellbeing 2025”: in Italia per più di 1 CEO su 2 il benessere dei dipendenti è strategico e per il 76% genera un ROI positivo


Il nuovo Rapporto “Return on Wellbeing 2025” di Wellhub piattaforma di servizi per il benessere olistico in azienda che ha coinvolto oltre 1.500 amministratori delegati in 10 Paesi e dirigenti d’azienda a livello mondiale, mostra che il 30% degli intervistati internazionali ritiene che la scarsa partecipazione dei dipendenti ai programmi per il Wellbeing rappresenti il principale ostacolo per il successo delle iniziative per il benessere, ritenendola persino più critica dei costi del programma (29%) o della giustificazione del ROI (24%).

“Dalla nostra ricerca emerge una chiara evoluzione nel modo in cui i dirigenti pensano al benessere. Non si tratta più di stabilire se il benessere dei dipendenti sia importante”, ha dichiarato Cesar Carvalho, CEO e co-fondatore di Wellhub. “La vera sfida oggi è trasformare il benessere da un semplice programma aziendale a qualcosa che diventi parte integrante del vissuto e della cultura aziendale. A testimoniare questo importante cambiamento del benessere da semplice benefit per i lavoratori a fattore strategico per il successo aziendale è anche il dato che rivela che per sei Ceo su dieci il benessere dei dipendenti è sempre più collegato ai risultati finanziari”.

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Wellbeing in azienda: in Italia è strategico per più di 1 CEO su 2

Il 54% dei CEO italiani intervistati è convinto che il Wellbeing in azienda rappresenti un fattore strategico per il successo finanziario ed il 47% è consapevole che per i dipendenti il benessere sul posto di lavoro conta quanto lo stipendio. La grande maggioranza (76%) dei CEO testimonia, inoltre, un ROI positivo collegato ai programmi aziendali per la salute dei dipendenti ed il 95% è coinvolto in prima persona nell’approvazione del budget per le iniziative per il Wellbeing. E ancora: un ampio 35% afferma, inoltre, che l’impatto dei programmi di benessere sulla produttività è molto positivo. Infine, il 64% degli intervistati afferma che essere aggiornati mensilmente sui risultati dei programmi per il benessere, contribuisce allo “sblocco” di un budget maggiore per i percorsi per il Wellbeing.

Benessere dei dipendenti: budget in crescita per l’80% dei CEO internazionali

Per il 78% degli amministratori delegati del panel internazionale, il benessere non è una spesa, ma un investimento intelligente. E l’80% dei dirigenti aumenterà il proprio investimento per il Wellbeing. Inoltre, gli amministratori delegati stanziano budget più elevati quando il benessere viene identificato come un’assistenza sanitaria preventiva piuttosto che come una maggior attrattività del posto di lavoro: questo aumenta la legittimità percepita e sblocca maggiori opportunità di finanziamento.

Maggior visibilità = Maggiori investimenti

Dare visibilità in azienda agli investimenti per le iniziative di benessere favorisce maggiori budget: il 58% degli amministratori delegati che ricevono aggiornamenti mensili sul programma per il benessere ha aumentato significativamente i finanziamenti, rispetto ad appena il 17% dei CEO che riceve solo rapporti occasionali.

Il lavoro a distanza ridisegna il paradigma del Wellbeing

Gli amministratori delegati ci dicono che il lavoro flessibile è destinato a rimanere: il 58% afferma che una maggiore flessibilità degli orari migliorerebbe il proprio benessere e il 45% ritiene che la promozione dell’equilibrio tra lavoro e vita privata e di modelli di lavoro flessibili sia la chiave per il successo delle iniziative di benessere. Questo cambiamento di paradigma richiede programmi di benessere “smart”, con opzioni di training virtuali, on-demand e multi-sede per offrire un percorso ad elevato valore aggiunto per il Wellbeing ai professionisti in base alla loro sede di lavoro.

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Il Gap: per più di 3 CEO su 4 il benessere dei dipendenti migliora, ma è davvero così?

I risultati della Survey evidenziano un gap fra la percezione dei CEO del benessere dei dipendenti e la situazione reale in azienda:

  • il 98% degli amministratori delegati dichiara di sentirsi meglio rispetto a un anno fa, ma solo il 50% dei dipendenti afferma lo stesso, rivelando un divario critico nella percezione.
  • il 77% dei dirigenti ritiene che il benessere mentale dei dipendenti sia migliorato lo scorso anno, ma solo il 33% dei dipendenti è d’accordo
  • se il 92% dei dirigenti pensa che i dipendenti ritengano che la leadership dia priorità al benessere, solo il 68% dei lavoratori è d’accordo
  • solo la metà dei lavoratori (50%) pensa che la propria C-suite si preoccupi davvero del loro benessere e quasi la metà (47%) afferma che lo stress lavorativo sta distruggendo la sua salute mentale
  • il divario è altrettanto netto per quanto riguarda il miglioramento percepito del benessere fisico (80% contro 36%) e finanziario (76% contro 30%).
  • anche quando gli amministratori delegati pensano di dare il buon esempio – il 72% afferma di condividere i propri percorsi di benessere con il personale – solo il 16% dei dipendenti se ne accorge
  • infine, ben l’85% dei dipendenti afferma che la propria azienda dovrebbe scommettere sul  loro benessere – che per l’88% dei lavoratori è importante quanto la retribuzione – mentre l’83% se ne andrebbe se il proprio datore di lavoro non desse priorità al benessere.

Metodologia

Wellhub ha condotto il sondaggio “Return on Wellbeing 2025” per valutare le motivazioni che spingono gli amministratori delegati a investire e impegnarsi in programmi di benessere aziendale. Tra il 24 gennaio 2025 e il 7 febbraio 2025, gli amministratori delegati e i proprietari di aziende sono stati intervistati online tramite l’agenzia di sondaggi QuestionPro. Il campione di risposte comprendeva CEO, presidenti e soci amministratori/direttori di aziende con più di 100 dipendenti. I risultati hanno un livello di affidabilità del 95% e un margine di errore del 5%. Le opzioni di risposta per le 67 domande del sondaggio comprendevano scale Likert, selezioni a scelta multipla e a scelta multipla e domande a risposta aperta.

I Paesi inclusi nell’indagine sono stati: Stati Uniti e Regno Unito, Brasile, Argentina, Cile, Romania, Spagna, Italia, Germania e Messico. Per ogni Paese sono state raccolte tra le 150 e le 151 risposte.



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