Payback dispositivi: via libera allo sconto del 75%, no alla franchigia per le pmi


Da due miliardi a cinquecento milioni di euro. Alla fine le aziende dei dispositivi medici dovranno pagare solo il 25% dell’importo richiesto dalle Regioni, nell’ambito del payback per il periodo che va dal 2015 al 2018.

È quanto previsto dal decreto Economia, approvato dal Consiglio dei ministri venerdì 20 giugno, che ha disposto uno sconto del 75% sulla cifra iniziale (2 miliardi di euro), relativa allo sforamento di spesa per gli acquisti di dispositivi medici effettuati dagli ospedali nel quadriennio di riferimento.

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Cosa prevede il decreto

L’articolo 6 del decreto introduce, infatti, una misura di definizione agevolata per le aziende fornitrici che sarà sufficiente per estinguere definitivamente i debiti ed eliminare qualsiasi azione giudiziaria residua. A patto che il versamento a favore delle Regioni verrà erogato entro 30 giorni dalla pubblicazione dall’entrata in vigore della norma.

Niente esenzioni per le Pmi

Non ci saranno, dunque, esenzioni per le piccole e medie imprese. Nei giorni scorsi circolava più di una voce relativa a una possibile franchigia di cinque milion a salvaguardia delle aziende di dimensioni ridotte.

La copertura dello sconto avverrà attraverso la costituzione di un fondo da 360 milioni di euro da parte dell’Economia. Dal canto loro le aziende dovrebbero rinunciare a circa 120 milioni per poter assicurare lo sconto del 75%, mentre l’assegnazione delle quote a loro spettanti arriverà tramite un allegato al decreto.

La reazione delle imprese

“Prendiamo atto del segnale di apertura del Governo. Il dialogo avviato con le istituzioni riconosce l’importanza economica di un comparto basato su ricerca, innovazione e tecnologie al servizio della salute. Il provvedimento prevede un contributo economico da parte di tutti gli attori coinvolti ed è frutto di una collaborazione instaurata tra imprese, Regioni e Governo, che ha portato a uno sconto per le imprese del 75% sull’importo originario ma che non risolve la complessa partita. continueremo il confronto con governo e il parlamento affinché nell’esame di conversione vengano inserite misure fondamentali – come la franchigia e la dilazione dei pagamenti – per la tutela delle piccole e medie realtà imprenditoriali.

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L’assunzione di responsabilità e impegno condivisi anche da parte del Ministero dell’Economia, del Ministero della Salute e delle Regioni ci auguriamo continui nei prossimi mesi nel Tavolo sul payback con l’obiettivo di superare questo meccanismo iniquo”. Questo il commento di Associazione Fornitori Ospedalieri (Aforp), Confimi industria sanità, Confindustria dispositivi medici, Coordinamento filiera.

Il comparto resta preoccupato

Conflavoro PMI Sanità e Confapi Sanità esprimono invece massima preoccupazione per la decisione del Governo di non recepire le proposte avanzate nei mesi scorsi dalle rappresentanze delle piccole e medie Imprese del comparto. Nonostante il parziale sconto del 75% previsto, le modalità di pagamento rimangono insostenibili per migliaia di PMI italiane che rappresentano il cuore produttivo del settore e garantiscono concorrenza e prezzi tra i più bassi d’Europa.

Tuona Gennaro Broya de Lucia, Presidente di Conflavoro Pmi sanità: “È inaccettabile che un comparto fatto al 95% di imprese italiane venga sacrificato sull’altare di logiche di lobby delle multinazionali del MedTech. Oggi assistiamo a un uso distorto di risorse pubbliche, destinate a chi ha margini milionari e sedi fiscali all’estero, mentre le PMI sane e innovative vengono spinte al fallimento. La misura più logica e giusta sarebbe stata cancellare definitivamente questo payback iniquo per le PMI italiane. Chiediamo al Presidente Meloni di intervenire subito per fermare questa emorragia industriale che impoverirà il Paese”.

Rischio fallimento per le Pmi

“Pur accogliendo con favore lo stanziamento di 350 milioni da parte del Governo – ha dichiarato Sveva Belviso, presidente di Fifo sanità confcommercio – Il testo del decreto che sta circolando in queste ore ignora completamente tre aspetti fondamentali che avevamo con forza sostenuto e discusso nel tavolo tecnico convocato presso il Mef: il contributo economico delle Regioni, uniche vere responsabili dello sforamento, la rateizzazione del pagamento per le imprese e l’inserimento di una franchigia di 5 milioni a tutele delle pmi”.

“L’assenza di tutto ciò rappresenta un colpo fatale per le aziende del settore, aggravato dall’obbligo di versamento entro 30 giorni. È inaccettabile che chi fornisce dispositivi salvavita agli ospedali fallisca per inefficienze di cui non ha alcuna responsabilità. Seppur assurdo, è doveroso ricordare che la salute dei cittadini resta un diritto costituzionale garantito dallo Stato, non può essere finanziata dalle imprese private”.

“Come se non bastasse – conclude Belviso – il decreto non affronta gli anni 2019-2024, né prevede l’abolizione del payback, lasciando il settore nella totale incertezza. Questa soluzione temporanea non affronta in alcun modo i problemi strutturali del sistema. Ora ci appelliamo al Parlamento affinché, in fase di conversione, apporti le modifiche necessarie per garantire stabilità alle imprese e continuità nelle forniture essenziali al Servizio sanitario nazionale”.



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