Le Pmi regine di Piazza Affari


Avanzano le piccole, si assottigliano le grandi. Assomiglia sempre di più a un cerchio magico, quello delle società quotate a Piazza Affari “a grande capitalizzazione”. Crescono in valore, certo, e fanno salire anche la capitalizzazione della Borsa milanese, ma scende il numero dei grandi attori protagonisti tra le società. Ora, almeno in termini numerici, sono le Pmi le regine di Piazza Affari. Sarà il vento contrario per le Ipo che soffia un po’ in tutto il mondo, ma Milano su questo fronte soffre più degli altri, ha appena certificato la relazione annuale della Consob.

Troppi i delisting (17 l’anno scorso tra le grandi) e troppi pochi i debutti (solo due) sul mercato principale Euronext Milan (EXM). In compenso si allarga la cerchia delle Pmi, le società a minore capitalizzazione, i protagonisti del mercato Euronext Growth Milan (EGM). È un successo che nel 2024 a fronte di 21 nuove quotazioni ci siano stati 14 addii. Ma queste sono anche le società che pesano meno sul listino. E quindi il bilancio resta magro. In un anno la capitalizzazione del listino principale è passata da 795 a 824 miliardi (il 37,6% del Pil), mentre il valore delle piccole (EGM) è passato da 8 a 8,2 miliardi, cento volte inferiore. Dal 2018 le ammissioni a quotazione di società italiane sono state 50 su EXM a fronte di 84 delisting. Al contempo, 204 società sono state ammesse a negoziazione su EGM a fronte di 91 delisting.

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Nella prima metà del 2025 il trend si è consolidato. Sul mercato principale, Euronext Milan (EXM), alla fine dello scorso anno rimanevano 209 società (da 224), tante quante le piccole imprese quotate sull’EGM, rispetto alle 202 dell’anno prima. Questo grazie ai minori costi di quotazione oltre che alla spinta di un tessuto imprenditoriale segnato da piccole e medie imprese. Il sorpasso avvenuto subito dopo è stato inevitabile. Il dato aggiornato a oggi mostra che sono 204 le quotate su EGM e 202 quelle su EXM.

IL CONFRONTO
La crescita italiana del numero di piccole e piccolissime quotate è un’eccezione, per la verità, rispetto a un quadro europeo in cui la Consob fotografa lo stesso fenomeno di assottigliamento, con Parigi in prima posizione tra le piazze interessate dal fenomeno e il Londra tra gli osservatori speciali, dove il fenomeno dei delisting si è rivelato ancora più marcato anche in conseguenza della Brexit. A livello globale, fanno eccezione i mercati svedese e indiano.

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Rispetto agli Stati Uniti, l’Europa oltre a rimanere indietro per dimensione, registra anche una più contenuta partecipazione degli investitori istituzionali ai mercati azionari: a novembre 2024, la capitalizzazione di mercato delle prime 100 società Ue riferibile agli investitori istituzionali era pari al 42% (74% per le società Usa). Un gap che resta anche quando si parla di investimenti di private equity: nei primi nove mesi del 2024 gli investimenti negli Usa hanno raggiunto i 650 miliardi, 1,6 volte il dato Ue (413 miliardi, con l’italia a pesare per il 15%. E il divario Ue-Usa sul venture capital? Gli investimenti sono rispettivamente a 41 (circa 4,5 per l’Italia) e 131 miliardi di dollari. C’è poi il nodo della minore partecipazione degli investitori retail al mercato dei capitali. A giugno 2024 il rapporto tra gli strumenti del mercato dei capitali (azioni, quote di fondi comuni, titoli di debito, prodotti assicurativi e quote di fondi pensione) e il totale delle attività finanziarie detenute dalle famiglie era al 70% negli Usa rispetto al 54% Ue (57% in Italia).

Sebbene tali differenze, dice la Consob, «siano connesse a fattori strutturali come il diverso coinvolgimento dello Stato nel finanziamento del sistema pensionistico e sanitario, una parte del divario dipende da fattori legati all’efficienza e all’integrazione dei mercati finanziari». Resta, dunque, aperta «la sfida Ue di canalizzare il risparmio verso i mercati dei capitali favorendo una diversificazione delle fonti di finanziamento per le imprese e delle forme di investimento per i risparmiatori, che la Commissione europea affronterà anche attraverso un progetto di Unione del risparmio e degli investimenti». Nella speranza che questo serva a invertire il trend.

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