Cresce l’export italiano alimentare soprattutto fuori dall’Ue


In un contesto globale segnato da incertezze economiche e geopolitiche, l’export italiano continua a dimostrarsi una componente fondamentale della tenuta economica nazionale. I dati Istat sul commercio con l’estero riferiti ad aprile 2025 e pubblicati il 13 giugno 2025, pur restituendo una fotografia fatta di contrasti e dinamiche differenziate tra settori e aree geografiche, evidenziano un dato significativo: le esportazioni di prodotti alimentari sono in crescita, con performance particolarmente robuste nei mercati extra-UE.

Si tratta di un segnale non solo positivo, ma emblematico della capacità di adattamento di un comparto – quello agroalimentare – che, pur confrontandosi con margini di crescita più contenuti rispetto al passato, continua a espandere la propria presenza internazionale, soprattutto oltre i confini dell’Unione Europea.

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Di quanto sono cresciute le esportazioni italiane all’estero

Ad aprile 2025 l’export italiano complessivo segna una flessione congiunturale del -2,8% rispetto a marzo, dovuta essenzialmente al calo delle esportazioni verso l’area extra UE (-7,0%), mentre crescono le vendite intra-UE (+1,5%). Tuttavia, su base trimestrale (febbraio-aprile), le esportazioni segnano un incremento del 3,1%, segno che la contrazione mensile è da leggere più come una correzione fisiologica, anche alla luce delle esportazioni straordinarie registrate nei mesi precedenti, in particolare per i mezzi di trasporto marittimi.

Se si guarda alla tendenza annuale, l’export cresce dello 0,4% in valore, anche se in volume si registra un calo del 3,7%, a indicare che l’aumento dei prezzi continua a incidere sulla dinamica monetaria delle esportazioni.

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Le importazioni, al contrario, mostrano una dinamica più vivace, con un +5,4% in valore e +1,4% in volume, trainate anche in questo caso soprattutto dagli acquisti da Paesi extra-UE (+11,5%).

L’alimentare cresce e si conferma uno dei migliori comparti

Nel quadro dei settori merceologici, i prodotti alimentari, le bevande e il tabacco registrano un incremento dell’export su base annua pari al +4,6% ad aprile e un +5,3% nel periodo gennaio-aprile. È una delle migliori performance settoriali, dopo quella dei prodotti farmaceutici (+30,1% ad aprile, +38,7% nel quadrimestre) e dei metalli di base (+5,5%).

Ciò che rende particolarmente interessante questa crescita è il fatto che avviene nonostante una contrazione complessiva delle esportazioni verso i mercati extra-UE, a testimonianza del fatto che il Made in Italy alimentare continua a incontrare una domanda vivace al di fuori del perimetro europeo, spinto dalla reputazione di qualità, sicurezza alimentare e valore culturale che i nostri prodotti portano con sé.

Dove l’Italia esporta di più

Non a caso, tra i Paesi che offrono i contributi positivi più marcati all’export alimentare italiano figurano la Svizzera (+18,9%) e la Spagna (+14,3%), mentre tra quelli con performance negative ci sono il Regno Unito (-18,8%), la Turchia (-18,2%) e i Paesi Bassi (-8,7%). Questi dati suggeriscono non solo differenze nella domanda, ma anche possibili ostacoli logistici, doganali o valutari, che in alcuni mercati penalizzano le esportazioni italiane.

In generale, la domanda internazionale premia sempre più i prodotti legati alla tradizione, alla qualità certificata e alla sostenibilità, tutti elementi distintivi dell’offerta italiana, sostenuta sempre di più dai prodotti alimentari premium.

Opportunità e ostacoli

Si può dire, guardando ai primi quattro mesi del 2025, che i dati sull’export italiano (che è cresciuto complessivamente del +2,5%) sono incoraggianti, ma non sufficienti a coprire il rallentamento dell’avanzo commerciale, sceso a 11,3 miliardi di euro, contro i 17,6 miliardi registrati nel primo quadrimestre del 2024.

Ciò pone l’Italia di fronte a una sfida: rafforzare i propri punti di forza settoriali (come l’alimentare) e allo stesso tempo intervenire sulle debolezze strutturali, quali la scarsa penetrazione in alcuni mercati, la dipendenza energetica e la necessità di maggiore integrazione logistica e digitale per sostenere l’export.

In questo quadro a luci e ombre, il contributo dell’agroalimentare all’export italiano appare come un elemento di stabilità e resilienza. La crescita delle vendite all’estero di prodotti alimentari, soprattutto verso mercati extra-UE, è la dimostrazione che la qualità, l’identità territoriale e l’affidabilità produttiva del made in Italy continuano ad essere leve vincenti.

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Il settore, però, ha bisogno di essere sostenuto: con investimenti mirati, con politiche di accompagnamento all’internazionalizzazione, e con un quadro normativo che favorisca le imprese nella competizione globale.

In una fase in cui la crescita economica europea appare incerta e le tensioni geopolitiche influenzano gli scambi mondiali, tra dazi e guerra in Iran, ogni punto percentuale di export conquistato rappresenta non solo un risultato economico, ma anche un investimento nella credibilità dell’Italia nel mondo. E il comparto alimentare, ancora una volta, si dimostra uno dei suoi ambasciatori più affidabili.





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