L’Europa rilancia: ecco la strategia UE per startup e scaleup


Il 28 maggio 2025 ha segnato una data importante per il futuro dell’ecosistema dell’innovazione in Europa. In quel giorno, la Commissione Europea ha presentato ufficialmente la “Strategia UE per Startup e Scaleup – Scegliere l’Europa per iniziare e crescere”, un documento strategico che punta ad affrontare, con misure legislative, politiche e finanziarie, i principali ostacoli che frenano la crescita delle imprese innovative nel continente.

Per molti osservatori, questa strategia rappresenta la risposta dell’Europa alla supremazia innovativa di Stati Uniti e Cina, i due poli dominanti nella competizione globale per la tecnologia, il talento e i capitali.

Il punto di partenza: un ecosistema in ritardo

Nonostante l’Europa conti centinaia di migliaia di startup e numerose università di eccellenza, i dati parlano chiaro: il continente attira appena il 5% del capitale di rischio globale, contro il 52% degli Stati Uniti e il 40% della Cina. Questo squilibrio è drammatico se consideriamo che la capacità di accesso ai capitali rappresenta una leva fondamentale per la crescita delle startup, in particolare nella delicata transizione da startup a scaleup.

Molte delle imprese innovative più promettenti nate nell’UE scelgono di trasferirsi altrove, dove trovano condizioni più favorevoli per crescere. Perché accade? Le criticità sono ben note: frammentazione normativa tra i Paesi membri, difficoltà di accesso al venture capital e un generale clima culturale ancora poco propenso al rischio.

La strategia della Commissione vuole agire in profondità su questi tre assi, attraverso cinque pilastri d’intervento concreti.

1. Regole uniformi e procedure più semplici

Il primo pilastro riguarda la creazione di un “regime europeo numero 28”, un insieme di norme societarie, fiscali e fallimentari che si affiancherebbero ai regimi nazionali, ma sarebbero valide in tutti gli Stati membri. L’obiettivo è chiaro: eliminare la frammentazione regolatoria e rendere più facile la costituzione e la gestione di una startup a livello transfrontaliero.

Con questo sistema, una startup potrebbe essere costituita in qualsiasi Paese dell’UE e operare in tutto il mercato unico con un solo set di regole, riducendo drasticamente la burocrazia e le incertezze legali. Le imprese potrebbero nascere in meno di 48 ore, grazie a un processo digitale e standardizzato.

In parallelo, viene proposto un portafoglio digitale europeo per centralizzare l’interazione tra le imprese e le amministrazioni pubbliche, e l’implementazione di sandbox regolatorie: spazi protetti dove le startup possono sperimentare prodotti e servizi innovativi con deroghe temporanee alle normative vigenti.

2. Investimenti e venture capital: più risorse per crescere

Il secondo pilastro mira ad affrontare la scarsità di finanziamenti, soprattutto nelle fasi di crescita più avanzate. Per le scaleup, accedere a investimenti significativi resta una sfida difficile, e spesso rappresenta il momento in cui molte aziende si trasferiscono all’estero.

La risposta della Commissione è lo “Scaleup Europe Fund”, un fondo misto pubblico-privato gestito dal Consiglio Europeo per l’Innovazione (EIC). Il fondo si concentrerà sulle scaleup deep tech attive in settori strategici come l’intelligenza artificiale, le biotecnologie, l’energia pulita e la sicurezza informatica. Si parla di investimenti diretti superiori ai 100 milioni di euro, un salto di scala rispetto ai tradizionali round europei.

L’obiettivo è mobilitare il capitale privato, incentivando una maggiore partecipazione degli investitori istituzionali e superando la cronica sottocapitalizzazione del venture capital europeo.

3. Dal laboratorio al mercato: accelerare la commercializzazione dell’innovazione

La terza direttrice d’intervento riguarda la trasformazione della ricerca scientifica in impresa. Con l’iniziativa “Lab to Unicorn”, l’UE vuole creare una rete di hub europei per le startup e le scaleup in grado di collegare in modo più diretto università, centri di ricerca e mercati.

Il programma include misure per facilitare la concessione di licenze, la gestione della proprietà intellettuale e la partecipazione azionaria delle istituzioni accademiche nelle startup da loro generate. Lo scopo è promuovere la creazione di spin-off innovativi e accelerarne l’accesso al mercato, superando le lentezze attuali nella valorizzazione della ricerca.

4. Talenti e mobilità: un’Europa più attrattiva

Il quarto pilastro si concentra su un altro nodo cruciale: l’attrazione e la retention dei talenti. Per competere a livello globale, l’Europa ha bisogno di imprenditori, ingegneri, data scientist, product manager e designer – molti dei quali oggi preferiscono stabilirsi in Stati Uniti, Canada, Regno Unito o Asia.

La Commissione propone la “Blue carpet initiative”, una serie di interventi per facilitare l’ingresso e la permanenza dei talenti extraeuropei. Al centro di questa strategia c’è la riforma della Blue Card, il permesso di soggiorno europeo per lavoratori altamente qualificati, che finora ha avuto un impatto limitato a causa della sua complessità e della poca armonizzazione tra Paesi membri.

5. Dati, metriche e trasparenza

L’ultimo pilastro riguarda la misurazione dell’impatto delle politiche. Ad oggi, l’UE non dispone di una definizione condivisa di cosa sia una startup o una scaleup, né di un sistema standardizzato per raccogliere e confrontare dati tra i Paesi membri.

Per risolvere questo problema, verrà introdotto l’“European Startup and Scaleup Scoreboard”, un cruscotto di indicatori che permetterà di valutare la performance degli ecosistemi nazionali e di monitorare nel tempo l’efficacia della strategia. È prevista anche un’indagine annuale tra startup e scaleup per raccogliere feedback diretti sui miglioramenti (o le criticità) del contesto normativo ed economico.

Un test di maturità per l’Europa dell’innovazione

La Commissione Europea ha annunciato che il primo bilancio sull’attuazione della strategia arriverà entro la fine del 2027. Ma il successo del piano dipenderà dalla capacità dei singoli Stati membri di implementare rapidamente le riforme, collaborare in modo trasversale e promuovere una cultura dell’innovazione che premi il rischio e l’ambizione.

Questa strategia rappresenta una svolta per l’UE, ma anche una sfida: diventare un polo di attrazione per l’imprenditorialità globale senza perdere il proprio DNA regolatorio e sociale. Se ben attuata, potrebbe finalmente posizionare l’Europa come un protagonista del futuro tecnologico mondiale – non solo come regolatore, ma anche come generatore di innovazione.



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