di Christian Poccia | Un evento che ha radunato policy maker, imprese e professionisti della formazione per discutere del futuro delle competenze e degli investimenti in formazione in un mondo trasformato dall’intelligenza artificiale e dai nuovi paradigmi lavorativi.
È quello che si è tenuto all’Auditorium della Tecnica a Roma il 3 e 4 aprile scorsi. L’evento, organizzato da EFI (Ecosistema Formazione Italia), ha avuto FondItalia fra i suoi main sponsor. Il Fondo ha contribuito al dibattito fornendo dati e posizioni che hanno offerto una particolare chiave di lettura sul ruolo che sta giocando la formazione continua nello sviluppo delle imprese italiane. Una fotografia del Paese che ribalta i luoghi comuni, con un Sud Italia più attivo che mai sul fronte della formazione professionale.
Investimenti in formazione: un sistema da ripensare
Durante i panel del primo giorno, Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario, una delle parti promotrici del Fondo, ha puntato il dito su quelle che definisce “le criticità strutturali del sistema”. Ovvero la frammentazione del tessuto imprenditoriale italiano, dominato da micro e piccole imprese, e le complicazioni derivanti dalla normativa sugli aiuti di Stato. “Troppo spesso la burocrazia scoraggia gli investimenti in formazione delle imprese”, ha dichiarato Nicola Patrizi. “Ecco perché FondItalia propone da tempo un’estensione dei percorsi formativi anche ai datori di lavoro. Con particolare attenzione proprio alle realtà più piccole, che sono il cuore pulsante della nostra economia ma spesso escluse dai benefici delle politiche attive”.
Egidio Sangue, direttore del Fondo, che ha presentato C+, la piattaforma digitale realizzata per la certificazione delle competenze acquisite durante la vita lavorativa, ha così commentato: “Vogliamo costruire una banca dati nazionale delle competenze. Un’infrastruttura che renda trasparenti e spendibili le skill, anche quelle apprese fuori dai contesti formali”.
I numeri che raccontano un’Italia diversa
FondItalia è arrivata all’Innovation Training Summit con gli ultimi dati elaborati, quelli del primo sportello dell’Avviso FEMI 2025.01, che mostrano una realtà inattesa. È il Sud Italia a trainare gli investimenti in formazione. Nel dettaglio, le regioni meridionali, ovvero Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna, hanno assorbito oltre 1,3 milioni di euro. Più del doppio rispetto ai circa 500mila euro destinati alle regioni del Nord. Le imprese coinvolte sono state 222 contro le 176 del Settentrione. E le ore di formazione erogate nel Sud hanno superato quota 70.000, a fronte delle 31.000 del Nord.
Un risultato sorprendente in un Paese dove, storicamente, il divario Nord-Sud nella partecipazione alla formazione continua è stato uno dei principali ostacoli allo sviluppo equo delle competenze. I dati di Unioncamere e Anpal del 2022, ad esempio, indicavano il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia come le regioni più dinamiche, con quasi il 30% delle imprese coinvolte in attività formative. Mentre il Mezzogiorno rimaneva indietro. FondItalia, invece, sembra aver invertito la rotta. E il segreto, secondo Sangue, è nella capacità di raggiungere le microimprese, spesso dimenticate dal sistema. Ben 330 delle 557 imprese beneficiarie hanno meno di 10 dipendenti. Un dato che testimonia la vocazione inclusiva del Fondo e la sua capacità di democratizzare l’accesso alla formazione.
La formazione come strumento di coesione
Il contesto europeo aggiunge un ulteriore livello di lettura. Il nuovo Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) ha destinato 17,3 miliardi di euro all’Italia nel periodo 2021–2027. Obiettivo dichiarato, colmare i divari territoriali e rafforzare l’inclusione sociale attraverso la formazione. Tuttavia, come sottolineato nel rapporto Inapp del 2023, il rischio di un “percorso di crescita accidentato” è ancora alto se le risorse non vengono canalizzate verso chi ne ha più bisogno.
In questo quadro, l’esperienza di FondItalia diventa un modello replicabile. In grado di ispirare l’implementazione dei nuovi programmi FSE+ e di offrire indicazioni preziose per le politiche attive del lavoro. L’efficacia dimostrata nel Sud potrebbe costituire la chiave per superare la frattura strutturale che da decenni separa le due Italie anche nelle competenze.
Un nuovo paradigma formativo
L’Innovation Training Summit si è chiuso con un messaggio chiaro: la formazione è la vera infrastruttura del futuro. Un’infrastruttura immateriale ma fondamentale, fatta di conoscenze, strumenti digitali e capacità di adattamento. Se l’Italia vuole affrontare le sfide poste dall’automazione e dai cambiamenti demografici, non può prescindere da investimenti in formazione massicci e inclusivi.
In questo scenario, FondItalia ha saputo posizionarsi come attore centrale. Combinando capacità progettuale, ascolto del territorio e attenzione alle Pmi. “Le microimprese del Sud che hanno avuto accesso alle nostre risorse mostrano tassi di partecipazione che contraddicono il divario Nord-Sud”, spiega Egidio Sangue. “Sono segnali forti, che dovrebbero orientare le scelte delle Regioni e delle istituzioni. Il futuro si costruisce a partire da chi, fino a ieri, era rimasto ai margini”.
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