Sanità siciliana, nuovo terremoto. Coinvolti manager e imprenditori anche a Trapani


12,20  – Nell’inchiesta che ha terremotato ancora una volta la sanità siciliana, spunta anche il nome di Vincenzo Spera, ex commissario straordinario dell’Asp di Trapani. Il suo ruolo viene citato in più punti dell’ordinanza che ha portato agli arresti e alle interdizioni per imprenditori e manager coinvolti nel presunto sistema di corruzione che avrebbe truccato appalti milionari, tra cui proprio quelli dell’Asp trapanese.

 

 

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Antonio Maria Sciacchitano, commercialista palermitano e figura centrale del presunto comitato d’affari, avrebbe esercitato pressioni su Spera per accelerare una procedura di gara già indirizzata verso la ditta “amica” Polygon S.p.A.. In particolare, Sciacchitano si sarebbe mosso subito dopo che la commissione aveva proposto l’aggiudicazione del servizio alla Polygon, cercando di garantirne l’esito.

 

Un altro passaggio significativo dell’ordinanza riguarda il tentativo di Sciacchitano di introdurre uno dei suoi sodali, Giovanni Cino, all’ingegnere Francesco Costa, RUP della gara, per convincerlo a modificare o rivedere alcune richieste di certificazioni antimafia nei confronti della stessa Polygon.

 

La nomina di Spera, avvenuta il 19 luglio 2022 su designazione dell’allora assessore alla Salute Ruggero Razza, viene descritta dai magistrati come un’occasione per Sciacchitano: un suo “uomo” alla guida dell’Asp di Trapani, con possibilità di influire su procedure cruciali. Ma, allo stesso tempo, quella nomina comporta per Sciacchitano la perdita di un referente privilegiato al Provveditorato del Civico di Palermo, dove Spera ricopriva il ruolo di Direttore dell’UOC Provveditorato dell’ARNAS Civico Di Cristina Benfratelli.

Un problema che il commercialista cerca di risolvere subito, facendo pressioni sul direttore generale Colletti per sostituire Spera con Vincenzo Lo Medico, ritenuto più vicino al suo gruppo.

 

In un altro passaggio dell’ordinanza, si racconta che Sciacchitano, su sollecitazione di Caccamo, abbia contattato direttamente Spera per avere informazioni sulla tempistica di una gara d’appalto. Era il 10 settembre 2021, e Spera — ancora al Civico — era per Sciacchitano il punto di riferimento più influente.

 

10,00 – È un colpo durissimo alla credibilità della macchina pubblica siciliana, e in particolare al settore della sanità. Antonio Maria Sciacchitano, detto “Ninni”, noto commercialista e super esperto di conti pubblici, già presidente dell’OIV (Organismo indipendente di valutazione) della Regione siciliana e dell’Asp di Trapani, è finito agli arresti domiciliari con accuse pesantissime: associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta. È lui, secondo la Procura di Palermo, il regista occulto di un comitato d’affari che pilotava appalti milionari in favore di imprese compiacenti, in cambio di mazzette.

 

L’inchiesta, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido, ha fatto scattare dieci misure cautelari eseguite dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, su ordine della gip Carmen Salustro. Le indagini hanno toccato anche le province di Trapani e Caltanissetta, e sono considerate il secondo atto dell’indagine “Sorella sanità”, che in passato aveva coinvolto figure come Fabio Damiani, ex manager dell’Asp di Trapani, e Antonio Candela, ex direttore dell’Asp di Palermo.

 

I nomi e le misure

  •  
  • Antonio Maria Sciacchitano: ai domiciliari, sospeso per un anno dalla professione.
  • Catello Cacace: imprenditore, ai domiciliari con sospensione.
  • Giovanni Cino: imprenditore, interdetto per un anno, obbligo di dimora.
  • Aldo Albano: provveditore dell’azienda Villa Sofia-Cervello, sospeso per sei mesi.
  • Pietro Genovese: direttore amministrativo dell’Asp di Caltanissetta, sospeso per un anno con obbligo di presentazione quotidiana in commissariato.
  • Giuseppe Rifici (Catania) e Rosario Sortino (Ragusa): imprenditori, sospesi per un anno e obbligo di firma.
  • Luciano Romeo (Catania), Umberto Maggio (Salerno): imprenditori, divieto di esercizio attività per un anno.
  • Milko De Seta (Castellammare di Stabia): imprenditore, stesso provvedimento per nove mesi.

 

In totale, gli indagati nell’inchiesta sono 22.

 

Le gare truccate: anche l’Asp di Trapani nel mirino

 

Sei gli appalti sospetti, tra cui:

  •  
  • Gestione apparecchiature biomediche dell’Asp di Trapani;
  • Sterilizzazione all’ospedale Civico di Palermo;
  • Gestione aree operatorie e pasti all’Asp di Caltanissetta;
  • Noleggio biancheria e divise all’azienda Villa Sofia-Cervello;
  • Lavanderia dell’Asp di Palermo.

 

Secondo gli inquirenti, Sciacchitano e i suoi sodali — tra cui Cacace e Cino — avrebbero influenzato i bandi, fornito in anticipo i capitolati, fatto annullare gare “sgradite” alle aziende amiche. Durante le perquisizioni, sono stati trovati in possesso di Sciacchitano oltre 50.000 euro in contanti. Il commercialista ha dichiarato che si trattava di risparmi e prestiti restituiti, ma le giustificazioni non hanno convinto.

 

Il sistema e i rapporti con la politica

 

«Il sodalizio vedeva al vertice Sciacchitano», scrive il gip, «per i suoi rapporti capillari con la politica e l’amministrazione». Cacace e Cino svolgevano il ruolo di mediatori tra imprenditori e apparati pubblici. Un sistema oliato e ben radicato, che «alterava sistematicamente le gare in ambito sanitario».

 

Nel mirino anche la Centrale unica di committenza della Regione Siciliana, di cui Sciacchitano era presidente di commissione.

 

Un’inchiesta che torna a scuotere la sanità regionale, gettando ombre sulle nomine e i controlli che avrebbero dovuto garantire trasparenza, e che invece — come dimostrano le indagini — avrebbero alimentato un vero e proprio sistema di corruzione diffusa.

 

In attesa dei prossimi sviluppi giudiziari, la vicenda chiama in causa ancora una volta l’urgenza di riforme strutturali e reali controlli nella gestione della spesa pubblica in Sicilia.





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