dati, leggi e buone pratiche europee a confronto


L’aumento dell’aspettativa di vita, i sistemi pensionistici sempre più incerti e fragili, oltre alle continue trasformazioni del mercato del lavoro, impongono alle giovani generazioni la necessità di possedere competenze economiche. Acquisire le basi per un uso consapevole del denaro è fondamentale per prevenire problemi come l’indebitamento incontrollato, la gestione inefficace delle risorse e il rischio di truffe o decisioni finanziarie azzardate.

Le competenze dei giovani italiani sono sotto la media OCSE

Il quadro attuale mostra che le competenze finanziarie tra i giovani italiani non sono elevate. L’indagine PISA (Programme for International Student Assessment), condotta nel 2022 dall’OCSE su studenti di 15 anni, ha assegnato agli adolescenti italiani 484 punti in alfabetizzazione finanziaria, un risultato al di sotto della media dei Paesi più sviluppati del mondo di 498 punti.

L’indagine non si limita a valutare la capacità di comprendere concetti finanziari, ma considera anche gli atteggiamenti verso il denaro e le esperienze pratiche in ambito economico, esaminando situazioni della vita quotidiana.

Il risultato? Le studentesse e gli studenti italiani mostrano, ad esempio, una scarsa capacità nel riconoscere un’e-mail fraudolenta. Solo il 5% raggiunge il livello più alto di competenza (Livello5) in alfabetizzazione finanziaria, rispetto all’11% della media OCSE, ed è quindi in grado di evitare con elevata probabilità truffe come il phishing. Il restante 95% rischia invece di cadere vittima di frodi online, come truffe via SMS, falsi investimenti in criptovalute, prestiti ingannevoli o raggiri sui social media.

Ancora più preoccupante è il fatto che il 18% degli studenti italiani non raggiunga nemmeno il livello base (Livello 2) di alfabetizzazione finanziaria.


Livelli della scala di Financial Literacy PISA 2022

o Livello5 (625 punti): Gli studenti risolvono problemi finanziari complessi con alta precisione e descrivono i risultati delle decisioni finanziarie.

o Livello4 (550 punti): Gli studenti applicano concetti finanziari a contesti adulti e prendono decisioni considerando le conseguenze a lungo termine.

o Livello3 (475 punti): Gli studenti utilizzano concetti finanziari comuni per situazioni rilevanti e interpretano documenti finanziari di base.

o Livello2 (400 punti): Gli studenti applicano la conoscenza di prodotti finanziari comuni per prendere decisioni in contesti quotidiani e usano operazioni numeriche di base.

o Livello1 (326 punti): Gli studenti identificano prodotti finanziari comuni e comprendono il ruolo dei documenti finanziari quotidiani. 

La legge che ha introdotto l’educazione finanziaria nella scuola italiana

Il Disegno di Legge n. 674-B, noto come “DDL Capitali”, è stato definitivamente approvato dal Senato il 27 febbraio 2024. Il provvedimento prevede l’integrazione dell’educazione finanziaria nei programmi scolastici all’interno degli obiettivi dell’Educazione civica, riconoscendola come materia interdisciplinare e trasversale che deve fornire agli studenti gli strumenti necessari per comprendere i concetti di finanza, risparmio e investimento.

L’introduzione dell’educazione finanziaria avverrà in modo progressivo, a partire dalla scuola primaria per proseguire fino alla secondaria di secondo grado (ossia le scuole superiori), con un livello di approfondimento che varierà in funzione dell’età degli studenti. Il Disegno di Legge prevede che le 33 ore annuali di Educazione civica, normalmente distribuite in un’ora a settimana, siano strutturate con contenuti definiti dal Ministero dell’Istruzione in collaborazione con enti come la Banca d’Italia e la Consob.

Anche in famiglia si parla poco di soldi: un’occasione mancata

La necessità di un’educazione finanziaria scolastica è confermata anche da dati culturali. In Italia, i ragazzi parlano meno di denaro in famiglia rispetto ad altri Paesi dove invece i giovani tendono a sviluppare competenze finanziarie migliori. Più del 40% degli studenti italiani afferma infatti di non discutere mai o raramente con i genitori di argomenti economici come, per esempio, il budget familiare. Il 35%, poi, non parla delle proprie decisioni di spesa, mentre il 31% dichiara di non discutere mai di risparmio in famiglia. Tutte queste, sono percentuali più alte della media OCSE. Inoltre, i dati rilevano come siano gli studenti che provengono da famiglie svantaggiate quelli meno abituati a discutere di questioni economiche con i genitori, un’evidenza che avvalora la necessità dei programmi di educazione finanziaria nelle scuole.

Educazione finanziaria a scuola, due buone pratiche europee: Danimarca e Finlandia

Le esperienze internazionali, come la “Danish Money Week” in Danimarca, offrono un esempio concreto di come un programma educativo riesca a promuovere la consapevolezza finanziaria tra i giovani. Ogni anno, circa 20 mila studenti di 700 scuole partecipano a sessioni con esperti del settore e utilizzano materiali digitali per approfondire tematiche economiche. In Danimarca, l’educazione finanziaria è obbligatoria per gli studenti tra i 13 e i 15 anni e include argomenti come la gestione del budget, il risparmio, i servizi bancari e i diritti dei consumatori. Dal suo avvio nel 2015, questo programma ha contribuito a portare il tasso di alfabetizzazione finanziaria dei ragazzi al 71%, uno dei più alti al mondo.

Anche in Finlandia l’educazione finanziaria dei giovani è considerata una priorità, e l’iniziativa Yrityskylä (termine finlandese che significa villaggio d’impresa) rappresenta uno degli esempi più virtuosi. Il programma coinvolge il 91% degli studenti e delle studentesse finlandesi, principalmente di età compresa tra i 12 e i 13 anni, che partecipano a un ciclo di lezioni incentrate su tematiche economiche, aziendali e sul mondo del lavoro. Durante il programma, gli studenti imparano a gestire risorse economiche, a conoscere i concetti base dell’economia, oltre a prepararsi alla futura vita adulta, imparando, ad esempio, a scrivere una lettera di presentazione per un’offerta di lavoro. L’esperienza culmina in un’attività pratica – il “villaggio d’impresa” che dà il nome al programma – che simula un ambiente nel quale i ragazzi mettono in pratica quanto appreso, assumendo ruoli in aziende, gestendo il denaro guadagnato e prendendo decisioni finanziarie quotidiane. 

educazione finanziaria, paesi europei a confronto

L’importanza dell’educazione finanziaria per Etica Sgr

L’educazione finanziaria è ai primi posti nella visione di Etica Sgr. Solo dei risparmiatori adeguatamente informati e consapevoli possono infatti acquisire una maggiore conoscenza dei prodotti e fare scelte responsabili. Per questo abbiamo dedicato al tema una sezione del sito.

La finanza etica vuole riaffermare l’importanza dei valori e dell’etica nella gestione del denaro e le conseguenze che l’uso del nostro denaro può comportare, e un’adeguata formazione in questo campo può rendere questa consapevolezza una realtà.

Etica Sgr è costantemente impegnata nel promuovere la cultura della finanza etica e dello sviluppo sostenibile a ogni livello di istruzione e formazione.

Tra le iniziative più significative promosse in questa direzione, nell’anno accademico 2024-2025 c’è la collaborazione al VIII Master in Finanza Sostenibile di ALTIS, l’Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Una partecipazione con cui Etica Sgr mette il suo bagaglio di competenze a disposizione di un percorso formativo che intende fornire le capacità e gli strumenti per valutare gli investimenti e gli aspetti economico-finanziari di imprese e istituzioni in ottica ESG.

Il rapporto con le università riveste un significato particolare per Etica Sgr, per promuovere una cultura dell’investimento socialmente responsabile.



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